Trovo in rete, e voglio qui riportare, perché
sono condivisibili,
delle parole di Goffredo Bettini, a proposito di lotta politica.
Il riferimento è questa volta alle
primarie del PD.
Ma il discorso è estensibile alla
politica tutta.
Indicano, a mio avviso, le sue parole, una
modalità di discutere
e di decidere corretta e, insieme,
aperta, all’interno di un Partito,
e individuano, anche nel più duro degli
scontri sulle idee,
un limite preciso nel rispetto della persona,
anche attraverso il linguaggio.
Sebbene qualche puntura, indiretta,
sfugga persino al nostro.
Scrive Bettini, a proposito, è chiaro, di
rottamazione:
''Nessuno ha il diritto di tagliare, con la
lama delle sue ambizioni
personali e di potere, la testa di chi, nel bene e nel
male,
rappresenta un patrimonio e una ricchezza di un'intera comunità''.
Le teste di riferimento, in questo caso, sono
di Veltroni e D’Alema.
E , ispirandosi a "un criterio certo", suggerisce, per le candidature:
E , ispirandosi a "un criterio certo", suggerisce, per le candidature:
“tutti i
segretari dei due partiti che hanno nelle loro successive
modificazioni dato vita al Pd, e solo loro, siano presenti in
Parlamento.
Sono gli indiscutibili protagonisti di una
vicenda non priva di ombre
e di errori che tuttavia ci ha portato fin qui:
a essere il perno
fondamentale per un difficile ma urgente riscatto della
Repubblica”.
Al di là delle persone in discussione, e
senza entrare nel merito,
la proposta in sé apre a un ragionamento mite,
capace di spezzare
la violenza della lotta politica ad
personam, in quanto determina
i confini oltre i quali, una volta concordati,
non è ad alcuno lecito andare.
E la proposta, con il suo metodo di
individuare un “criterio certo”,
supera anche le buone intenzioni delle
regole statutarie esistenti,
spesso derogabili ad libitum, e quindi
senza “limiti” certi.
E, quindi, irrispettose nei confronti
degli innovatori.
Esiste un ''disagio'' - continua Bettini - derivante ''dalla sensazione
Esiste un ''disagio'' - continua Bettini - derivante ''dalla sensazione
che nel modo villano, propagandistico,
strumentale
con il quale si sta ponendo la sacrosanta, e
purtroppo non compresa
in tempo, esigenza di rinnovamento delle persone e delle
forme
della rappresentanza politica e dei partiti anche di sinistra,
ci
sia in realtà il disprezzo della storia e delle radici di un'intera
comunità. La
comunità democratica e di sinistra.
E, invece, proprio quando si tenta un salto
sostanziale
verso il cambiamento, si devono riconoscere i percorsi
che ti hanno
permesso di arrivare sul ciglio delle nuove sfide''.
E’ indubbiamente il tentativo corretto di trovare una misura.
La ricerca del “criterio certo” e l’idea del rinnovamento, nel rispetto
La ricerca del “criterio certo” e l’idea del rinnovamento, nel rispetto
delle persone, sono la dimensione fondamentale della
democrazia moderna,
e della sua essenziale caratterizzazione: la trasparenza
assoluta.
E’ attuale un esempio in tema di certezza del criterio.
Il ministro Ornaghi
nomina Melandri Presidente del
MAXXI.
E’ nel suo potere, così stabilisce la legge.
Eppure suscita una marea di critiche. Ma il problema non è
se Melandri…
il problema è l’assenza del criterio certo, l’assenza
della trasparenza assoluta,
della conoscenza pubblica delle vie attraverso le quali si
giunge alla decisione.
La certezza del criterio è dentro la
cultura del limite, e non può non segnare
la democrazia del futuro. Ma il futuro, tranne qualche “giovane”
o “comico”
o “altro” egoistico tentativo di diffondere un’ultima illusione,
non è ancora in vista. Almeno così sembra.
La pratica della democrazia, purtroppo, s’apprende per
generazioni.
E senza una cultura del limite, senza una cultura “personalista”,
senza la certezza dei criteri, è facile
aprire il fuoco compiaciuto
della violenza verbale, anche solo a fini
mediatici
(e poi dicono che il medium non trasforma
le persone!),
con conseguenze gravi, se non altro, per i più
fragili di mente.
O no?
Severo Laleo
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