martedì 7 maggio 2013

L’escalation insopportabile: da Letta a Nitto Palma. Che fare?




Ragioniamo, anzi, semplicemente, scorriamo i fatti nell’ordine.
La nuova legislatura, grazie, per fortuna, soprattutto alla novità
del M5S, nasce con una vocazione al cambiamento,
un cambiamento diventato immediatamente visibile con l’elezione di Boldrini 
a Presidente della Camera e, in qualche modo,
di Grasso a Presidente del Senato. Per colpa del mite, e perbene, Bersani, politicamente schierato con il cambiamento e libero
dai condizionamenti dei “poteri forti”, saltano le ambizioni, anche legittime, 
di più noti esponenti di partito.
E’ un primo brutto colpo per chi è abituato, da sempre, a pesare
nelle trattative per manovrare scelte e procedure.
Di più, quel continuare, di Bersani, nonostante un’insultante sordità degli interlocutori, a inseguire il M5S, con una corretta visione del dato elettorale, 
quel continuare a guidare il suo PD verso un cambiamento non a parole,
ma esplicito e declinato negli Otto Punti, ha insospettito, trasversalmente, 
tutti gli interessati alla continuità del Potere. Status quo oblige.
Allora scatta, dentro e fuori il Pd, un attacco concentrico, a volte volgare, 
nei confronti di quel segretario, scelto con le primarie, 
con il record del rinnovamento e comunque vincitore, sia pur parziale, 
nel voto popolare.  Ma il PD non deve governare. 
Il cambiamento fa paura, perché rompe equilibri consolidati; meglio tornare 
al tran tran di sempre. Così prima Napolitano, con i suoi “numeri certi”, 
poi Renzi, con una sua strumentale visione del “tempo”, infine, 
in occasione del voto per Prodi a Presidente della Repubblica,
i famosi 101 falsi plaudenti, ancora oggi inconfessati vincitori del gioco finale, 
aprono le porte alla restaurazione, verso un insopportabile status quo
diventato ormai visibile immediatamente nella scelta dei nuovi
ma sempre gli stessi, Presidenti delle Commissioni Parlamentari. 
Con Nitto Palma d'obbligo.
Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti: dal cambiamento, giudicato pericoloso, 
del “solitario, e di sinistra, Bersani,
in alleanza mobile con gli incontrollabili Cinque Stelle,
alla restaurazione del ben “inserito” nei più esclusivi thin tank,
Letta, affidabile e moderato, in alleanza con il solito affarista
del ricatto della politica Berlusconi. Per salvare l’Italia?

Forse chi si è mobilitato ai referendum del 2011, chi ha scelto
di votare per il cambiamento nelle ultime elezioni, in una parola, 
tutte le persone libere e senza vincoli clientelari o di malaffare, 
e soprattutto vogliose, per il bene pubblico, di uguaglianza e giustizia sociale, 
è bene prendano coscienza della necessità di trovarsi presto 
in un grande spazio politico, nuovo, comune, e senza risse tra i leader di turno,
magari insieme a Rodotà, se vogliono realizzare l’indifferibile cambiamento.
E forse un solo partito, se sarà lungimirante, può ora, azzerandosi, produrre 
questa novità, magari con un nuovo nome, con nuove regole di democrazia
interna, con la parità di genere, in ogni istanza, sino a una leadership 
non più monocratica ma bicratica, con il sorteggio per la scelta di dirigenti 
e candidate/i, per la realizzazione di una democrazia di persone, tra pari, 
senza il beneplacito di gruppi/associazioni/poteri esterni, in solidarietà, 
attraverso la “sovranità conviviale”: questo partito è SEL.
O no?
Severo Laleo

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