mercoledì 15 maggio 2013

Ruby, Ferrara e il danarismo avvilente





I quattro milioni e mezzo di euro, secondo l’accusa,
dazione di Berlusconi a Ruby a garanzia di silenzio
e complicità, confermano l’interpretazione dell’ampia diffusione nella nostra società del berlusconismo,
con conseguente successo elettorale,
in virtù, quasi esclusivamente,
di quel manovrar danaro, all’inizio, per Berlusconi,
lecito oggetto di ogni “ragione”, e, successivamente,
agitato strumento di ogni “carisma” e di ogni “libertà”,
almeno in un “povero” Paese, qual è l’Italia.

E’ stato l’imprenditore Berlusconi il promotore principe,
ineguagliato, non della corruzione, sempre florida,
a prescindere, ma della pratica, nelle relazioni personali,
e nel nostro, culturalmente fragile, e illiberale, costume politico,
del danarismo avvilente.
Avvilente, perché il denaro, una volta segno tangibile
di un personale "successo", e frutto di un “guadagno
con rigore costruito, meritato, riconosciuto, ammirato,
è diventato il caldo strumento dell’asservimento,
il metodo di conquista/tenuta di un potere fine a sé stesso,
il dispositivo formidabile, tra la folla dei postulanti, 
per rendere vile l'asservito e più vile il suo padrone, 
nel cancellare ogni responsabilità soggettiva e oggettiva, 
pubblica e privata, anche per persone, almeno per definizione 
e funzione,  con il "doveredella "disciplina e dell'onore"
(e il Presidente del Consiglio è tra queste!).
E il tutto con una convinzione puerile, soggettivamente giustificante: solo opere di bene! E chi non salta è il “male”.

A proposito del potere stravolgente del denaro,
persino nei confronti di spiriti forti, è utile leggere le parole
di un umanista del 500 (L. Vives). Queste: "...il denaro, 
all’inizio semplice strumento per procurarsi il necessario 
per vivere, divenne strumento di onore, di dignità, di superbia, 
di iracondia, di arroganza, di vendetta, di vita e di morte, 
di potere... E una volta attribuito al denaro un così grande valore, 
non si troverà alcuno che non giudichi suo dovere, per qualunque 
via e maniera, accumularlo, abbracciarlo, conservarlo, a ragione, 
a torto, giustamente e ingiustamente, senza distinzione tra sacro 
e profano, tra lecito e illecito. Chi è riuscito ad accumulare denaro 
è un sapiente, un signore, un re, un uomo di grande e ammirevole 
giudizio; al contrario chi non ha denaro, l’uomo povero, 
è un idiota, da disprezzare, a stento un uomo. Questa opinione, 
così profondamente da tutti accettata, spinge anche l'uomo, 
per natura noncurante della fortuna, a farsi suo schiavo".

L’Italia è sempre il paese, al mondo un altro non c’è,
nel quale un intellettuale, giornalista collaterale di mestiere, 
vispo e urlante, da ieri anche fulvo cantante lirico, con sicura 
intelligenza e onestà, ha avuto l’ardire, superato il pudore
dei tanti “succubi” dell’etica gobettiana, di coniare, 
icasticamente, per i berlusconiani doc, l’epiteto più felice 
nell’ossimoro: servi liberi”. E’ vero: la conseguenza diretta 
del danarismo avvilente è la libera servitù
Almeno dell’universo berlusconiano.

O no?
Severo Laleo


1 commento:

  1. "C'è tutto un mondo intorno che gira ogni giorno e che fermare non potrai..." così i Matia Bazar cantavano; sì, c'è tutto un mondo attorno a noi e attorno a Berlusconi, ma per fortuna i mondi sono distanti e costretti in un confronto parallelo nel quotidiano di ognuno di noi! E' difficile per chi sta attorno a Berlusconi capire, concepire, accettare e considerare(oddio,non è che sia così importante la loro considerazione)che ci siano persone a cui l'importanza o il valore della persone NON è strettamente proporzionale alla quantità di denaro contenuta nel portafoglio!Forte dei tuoi valori, vorresti avere la capacità di far cambiare quello sguardo imbevuto di "pietas", almeno in uno sguardo di rispetto, ma non è così: si aggirano nel mondo come superuomini e superdonne e schiacciano le altrui persone con la loro maleducazione e la loro arroganza, soprattutto chi non ha i "mezzi".
    Non c'è come risposta al "danarismo avvilente", la "libera servitù", ma il "cogito ergo sum"; perchè l'AVERE non arricchirà mai il tuo essere e non aumenterà "il senso dell'altro"...ma questo è un po' difficile da far capire a chi guarda solo al portafoglio!

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