Di
recente, Papa Francesco, in un suo rituale saluto a nuovi ambasciatori
presso
la Santa Sede, ha voluto svolgere un breve quanto efficace discorso
sulla condizione,
oggi, dell’ “umanità”. Che avrebbe
meritato più di qualche
semplice titolo solo ad effetto. In questo blog di “parole per una cultura
del limite” è d’obbligo un più
ampio spazio (con nostri paragrafi).
La situazione: la “precarietà quotidiana”
“La maggior parte degli uomini e delle donne
del nostro tempo continuano
a vivere in una precarietà quotidiana con
conseguenze funeste...; la povertà
diventa più evidente. Si deve lottare per
vivere, e spesso per vivere in modo
non dignitoso”.
La causa: il “feticismo
del denaro”
“Una delle cause di questa situazione, a mio
parere, sta nel rapporto
che abbiamo con il denaro, nell’accettare il
suo dominio su di noi
e sulle nostre società. Così la crisi
finanziaria che stiamo attraversando
ci fa dimenticare la sua prima origine, situata
in una profonda crisi
antropologica. Nella negazione del primato dell’uomo!
Abbiamo creato
nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,15-34)
ha trovato una nuova e spietata immagine nel
feticismo del denaro
e nella dittatura
dell’economia senza volto né scopo realmente umano”.
L’effetto: la riduzione dell’uomo a “scarto”
“La crisi mondiale che tocca la finanza e
l’economia sembra mettere in luce
le loro deformità e soprattutto la grave
carenza della loro prospettiva
antropologica, che riduce l’uomo a una sola
delle sue esigenze: il consumo.
E peggio ancora, oggi l’essere umano è
considerato egli stesso come un bene
di consumo che si può usare e poi gettare.
Abbiamo incominciato
questa cultura
dello scarto”.
L’ideologia: “volontà di potenza senza limiti”
“Mentre il reddito di una minoranza cresce in
maniera esponenziale,
quello della maggioranza si indebolisce. Questo
squilibrio deriva
da ideologie che promuovono l’autonomia
assoluta dei mercati
e la speculazione finanziaria, negando così il
diritto di controllo
agli Stati pur incaricati di provvedere al bene
comune. Si instaura
una nuova
tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone unilateralmente
e senza
rimedio possibile le sue leggi e le sue regole. Inoltre, l’indebitamento
e il
credito allontanano i Paesi dalla loro economia reale ed i cittadini
dal loro
potere d’acquisto reale. A ciò si aggiungono, oltretutto, una corruzione
tentacolare e un’evasione fiscale egoista che hanno assunto dimensioni
mondiali.
La volontà di
potenza e di possesso è diventata senza limiti”.
La proposta: la “condivisione dei beni”
“l’etica dà fastidio! È considerata
controproducente: come troppo umana,
perché relativizza il denaro e il potere;
come una minaccia, perché rifiuta
la manipolazione e la sottomissione della persona … L’etica
– un’etica
non ideologica naturalmente – permette, a mio parere, di
creare un equilibrio
e un ordine sociale
più umani. In questo senso, incoraggio gli esperti di finanza
e i governanti dei vostri Paesi a
considerare le parole di san Giovanni
Crisostomo:
«Non condividere con i
poveri i propri beni è derubarli e togliere loro la vita.
Non sono i nostri
beni che noi possediamo, ma i loro»"
Senza dubbio a
guidare/illuminare il discorso di Papa Francesco
è la presenza centrale
di Dio, eppure il discorso sta bene anche
a tutti quei
senza Dio contrari a ridurre la persona a “scarto”
e pronti a definire
i “limiti” della ricchezza e i “limiti” della povertà.
O no?
Severo Laleo
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