martedì 15 ottobre 2013

La nuova retorica del “vincere”: il valore della legalità vs la realtà dell’illegalità



Per la prima volta pare sia giusto misurare il grado di civiltà
di un paese da un…sondaggio. I dati della rilevazione condotta
da Ispo per il Corriere della Sera sono a nostra disposizione
per una serena valutazione. Il 71% degli intervistati  è contrario
ad amnistia e indulto. Solo il 27% dichiara di essere favorevole. 
E il 57% dei lettori del Corriere (moderati e liberali!) si dichiara 
soddisfatto (sic!) dopo aver letto l’articolo.
71% di contrari! Una massa enorme. Una massa attraverso la quale
è possibile misurare il danno provocato nelle coscienze di tutti noi
da vent’anni di egoismo di classe, da vent’anni di danarismo avvilente, 
e di miseria per milioni di persone, da vent’anni di paura per l’invasione 
di immigrati, da vent’anni di caste tra loro omologabili
a prescindere dai partiti di appartenenza, da vent’anni
di maschilismo barzellettaro, vociante e fesso.
In breve, vent’anni di gioia allegra per evasori e condonati.
E di sconfitte tremende per i difensori della legalità.
Per i difensori dei diritti umani, dappertutto, anche nelle carceri.

Ora, dopo vent’anni di scempio, Renzi, nel Pd, inseguendo
l’enorme massa, scopre il valore della legalità, quale valore di sinistra,
ben da utilizzare per stare con i più e per “vincere” (congresso e elezioni). 
Ma la sua logica è pericolosa, e conferma, in continuità con il ventennio, 
la noncurante distrazione, soprattutto di berlusconiani e bossiani, 
e dei molti altri travolti dal ventennio, per il problema delle carceri. 
Tanto chi è toccato dalle carceri? “La feccia umana”, risponde la rabbia 
intrattenibile e non informata. Mentre a guardare le condizioni sociali 
della gran parte dei detenuti, il carcere si trova a rappresentare la sede 
simbolo degli esiti della lotta di classe. Perché se ti capita di andar dentro 
e hai i soldi, non ti preoccupare, il carcere facilmente si aggira.

Qual è il messaggio falso e pericoloso della nuova retorica?
Eccolo, più o meno: “Poiché la legalità è un valore di sinistra
bisogna essere contro indulto e amnistia”. Proviamo a ragionare, 
solo in punta di logica. Lasciamo per un attimo la politica e le scelte 
della nuova retorica del “vincere”.
Se in nome del valore della legalità e per difendere la legalità
si contrastano indulto e amnistia si lascia intendere,ad arte,
che indulto e amnistia siano faccende fuori legalità.  
Eppure per una persona di sinistra se esiste una illegalità
è proprio nel continuare a offendere la persona detenuta
con condizioni carcerarie disumane, fuori ogni norma.
E qui lascio la parola al blog di Giuliano Amato:
“In base ai principi della nostra civiltà e alle norme che in conformità 
ad essi abbiamo adottato nella nostra costituzione e nelle convenzioni 
internazionali dalle quali siamo vincolati, non abbiamo il diritto di mantenere
in vita carceri che somiglino a quelle di un tempo. E quindi non abbiamo 
né il diritto né il potere di tenerci dentro chicchessia, quali che ne siano le colpe
e le responsabilità. Il carcere oggi non deve annientare le persone, deve privarle 
della sola libertà personale e spingerle in questo stato di costrizione 
verso la rieducazione,  vale a dire, in primo luogo, verso l’accettazione
della società (e delle sue regole)  nella quale dovranno rientrare.
Ebbene, le carceri italiane raramente rispondono a questo modello 
e sempre più, invece, accatastano i detenuti in celle sovraffollate, dove nessuno
ha un proprio spazio, dove manca ogni riservatezza, dove mancano l
a doccia, la carta igienica e il sapone, dove ciò che viene alimentato 
può essere soltanto o la depressione o la ribellione. Non certo la rieducazione.  
Se così è,  è vero che siamo tutti dei fuori legge, e quindi il rimedio 
dovrà essere all’altezza di una illegalità tanto enorme.”

E in nome della legalità il PD di Renzi giustifica “un’illegalità tanto enorme”. 
E Napolitano non c'entra niente.

O no?
Severo Laleo


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