venerdì 25 ottobre 2013

Un Partito Nuovo per il ritorno alla Politica




Oggi, nel giorno di San Crispino, sul Corriere della seraAntonio Polito
con semplici parole di verità, e nostalgia della Politica, ha scritto:
Il nostro sistema politico-parlamentare è letteralmente esploso. E la cosa 
incredibile è che il massimo della frammentazione convive con il massimo 
del leaderismo nei partiti. Il Pd, che pure è il più democratico, è una monarchia 
elettiva (quattro capi in cinque anni, l’unico partito al mondo che incorona 
il segretario con una consultazione del corpo elettorale). Il Pdl è una monarchia 
ereditaria. La terza forza, il M5S, è una diarchia orientale, con un profeta 
e un califfo … Da tre anni il governo della Repubblica non è più espressione 
del risultato elettorale … Da tre anni il governo della Repubblica non è più 
espressione del risultato elettorale ... La soluzione viene di solito indicata 
nelle riforme costituzionali ... Ma neanche quelle basteranno se non si produce 
una profonda rigenerazione morale dei partitirestaurare un nesso, 
anche labile, tra l’attività politica e il bene comune”.
Non si può non essere d’accordo.
Il ritorno alla Politica, con partiti, non solo moralmente,
ma soprattutto democraticamente rigenerati (è l’assenza
di democrazia a produrre corruzione), è fondamentale
per  “restaurare un nesso, anche labile, tra l’attività
politica e il bene comune”.

E’ tempo ora di congressi. E si spera trovi ascolto nel Pd
l’invito di A. Polito; forse, in questa direzione, qualche speranza
è possibile cogliere nelle riflessioni di Barca e nel programma
di Civati (Renzi e Cuperlo, pur da versanti opposti, sono entrambi
in continuità con le vecchie logiche della “monarchia”),
ma, sebbene assente nel discorso di Polito, è SEL, a mio parere,
il partito nato per ricostruire una “nuova sinistra”, ad avere,
in teoria, le carte tra le mani, per indicare, già dal prossimo congresso, 
la strada della rigenerazione della forma partito, inventando e praticando, 
dando l’esempio,  nuove regole per una democrazia partecipativa, tra persone 
dialoganti, alla pari, in regime di piena trasparenza, magari in “convivialità”.
E a seguire il dibattito precongressuale di SEL, anche attraverso
il blog “ApritiSel”, tanti sono, sia tra i giovani, sia nella “base” 
(quella “base” giocata dai leader solo in senso elettorale), sia nella generale 
e inespressa voglia di “contare” nella ricerca viva della soluzione dei problemi, 
i suggerimenti per realizzare il Partito Nuovo.
Purtroppo antichi riti congressuali, ora di stampo burocratico,
ora di falsa rivoluzione (ad esempio l’elezione del segretario di partito 
con primarie aperte all’intero corpo elettorale),
impediscono di fatto, attraverso e nei partiti, la realizzazione
di quel bisogno ineludibile di “estensione della democrazia”.
Eppure, per avviare un processo di rigenerazione dei partiti
e della Politica, occorre costruire il Partito Nuovo.
Ecco qualche proposta.
Il Partito Nuovo è incompatibile con il mito leader
Per l'estensione della democrazia tra le persone, alla pari,
è necessario da subito contrastare ogni residua forma di partito
a conduzione leaderistica (il leaderismo è la forma politica del maschilismo), 
e insieme superare la verticalità dei partiti padronali,
l’orizzontalità dei movimenti atomizzati, la burocratizzazione arrivista e autoritaria 
dei partiti tradizionali (veri luoghi di lotta
di potere). Il Partito Nuovo avrà forma cooperativa.
Il Partito nuovo è per la sovranità conviviale 
La Politica ha oggi bisogno di “più partito”, cioè di un “luogo reale”, fisico, 
dove regole nuove e trasparenti rendono possibile una relazione “alla pari” 
tra le persone, dove la dirigenza sia scelta, almeno per il 50%, per “sorteggio”, 
dove uomini e donne, in spirito di servizio, siedono “in pari numero” nei posti 
di guida, dove non si elegga a “capo” un “singolo”, spesso un maschio, 
ma una “coppia”, un uomo e una donna (si tratta di passare 
dal monocratismo maschilista di sempre al bicratismo di genere
del futuro, a una forma duale di direzione, dove non sia l’”IO
a dominare, ma il “NOI” a cooperare), dove il finanziamento sia, 
da una parte, pubblico (la responsabilità, anche economica, della continuità 
democratica è un bene/dovere del Paese), dall'altra, privato, ma possibile solo 
a iscritte e iscritti. Se i partiti e i movimenti, in sé, sono senza regole di democrazia,
trasparenti e controllabili,  se non hanno un luogo di condivisione 
delle idee, se non sperimentano, anche dopo aver usato la rete, 
l’ardire del comprendersi, guardandosi negli occhi, non potranno mai essere
in grado di estendere la democrazia e di costruire una “sovranità conviviale”.
 Il Partito Nuovo è per la civiltà dei diritti
Il Partito Nuovo è un partito di servizio per il bene comune, intento a svolgere 
tutto un lavoro di studio/proposte, a partire
dal proprio territorio/paese/quartiere, non solo, ad esempio, 
per chiedere la riparazione delle buche nell’asfalto delle strade,
ma soprattutto per chiedere la riparazione delle buche
nella sofferenza del tessuto sociale, un lavoro profondo
per coniugare la libertà con la giustizia, e per ricominciare
a parlare di libertà dalla miseria, dall'ignoranza, dalla precarietà, dalla subalternità.  
Il Partito Nuovo non è più preoccupato
solo di organizzare/dimostrare la sua forza con “una” manifestazione politica, 
chiusa, in un unico “luogo di raccolta”, sempre centrale, ma è soprattutto 
disponibile a organizzare “tante” manifestazioni, aperte, in ogni “luogo vissuto” 
di lavoro politico, e in contemporanea, e su un tema comune, perché la Politica 
torni a parlare, non solo in TV e da Roma, ma nei mille luoghi
del suo esercizio reale, nei mille luoghi, cioè, dei gruppi/comunità/circoli 
dove dibattito politico e azione amministrativa si incontrano e si fondono.
E per spingere sempre più persone a riflettere sull’urgenza
di costruire una “civiltà dei diritti”, il Partito Nuovo aprirà
una discussione ampia sulla "cultura del limite", perché sia possibile interrogarsi, 
ad esempio, se sia, un obbligo di civiltà, definire un limite alla ricchezza, 
e un limite alla povertà, un limite allo sfruttamento della natura, e un limite all'uso
delle risorse energetiche, un limite alla violenza, di guerra e non,
e un limite alla libertà dei singoli, e…
Ma SEL avrà la forza di rigenerarsi e aprire così la strada
al Partito Nuovo?


Severo Laleo

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