domenica 27 ottobre 2013

Renzi, il futuro, la questione femminile, il governo duale



Paola Pica ha pubblicato, sul Corriere.it, un’interessante, almeno per me,  
riflessione a proposito dei riferimenti al mondo femminile nel discorso di Renzi 
alla Leopolda. La riflessione ha questa conclusione:
il posto delle donne [nel futuro] sembra ancora quello
del passato  Credere di farcela senza le donne, mai citate nemmeno 
nell’annunciare una cosa importante come il job act,
ha però dell’incredibile. Credere che l’Italia non abbia bisogno
di rifondarsi su un patto tra donne e uomini mette un certo disagio. 
Jovanotti, la Vespa, la Nutella, le partite a calcetto.
Un mondo di maschi per bene, giovani e simpatici.
E’ già molto ma non basterà a tenerci insieme.

Non si può non essere d’accordo.
Finché si lascia la Politica, esclusivamente, al gioco e alle lotte
di “leader” (e in Italia, per aggravante, sempre maschi e tifosi
di calcio, se non peggio), sarà difficile trovare, nel futuro,
un  nuovo posto per le donne.
Al contrario, abbiamo bisogno, oggi, per il futuro, di trovare
la forma giusta, forse un nuovo patto tra uomini e donne,
per “tenerci insieme”. E il “tenerci insieme” è la condizione essenziale 
per costruire una sovranità conviviale, alla pari,
a partire da una democrazia di genere nei partiti.

Purtroppo la forma partito dominante, in questo ventennio
della vergogna, è stata rappresentata, spesso, e ancora oggi,
anche nel centrosinistra, da un leaderismo avaro (per usare
un’idea cara a don Milani), senza limiti, tutto al maschile,
tanto arrogante quanto irrispettoso di ogni forma
di condivisione di genere, se non nella riserva di “quote”,
e per gentile concessione.

Solo attraverso il nuovo patto tra uomini e donne sarà possibile esprimere 
anche una nuova forma di leadership, non più
attraverso "un" leader", un uomo solo al comando, magari piacente 
e "ladro" di voti (nel senso, cioè, dichiarato, di voler “rubar voti
a persone di altri schieramenti), ma attraverso una "coppia"
di leader, un uomo e una donna, a sperimentare finalmente
un “governo duale”, dove non ci sia posto per una “prova personale” 
(è la richiesta di Renzi), perché la leadership
non può essere semplicemente un’esperienza di formazione.
Purtroppo la forza frenante dell'abitudine e degli stereotipi
 –se il leader "uno" è sempre esistito, è solo perché è l'esito storico 
del dominio maschile- non ci spinge a capire la portata innovativa 
della "guida duale, di coppia” in una nuova forma partito, 
e ancora ci obbliga a diventar seguaci di “una” persona, e non a essere  parte, 
alla pari, di un “convivio politico”.

Con il governo duale forse tutte le baruffe di personali ambizioni
e di potere tra leader solitari, e troppo spesso maschi, cadrebbero miseramente, 
per non dire di altri mirabili risultati in termini
di educazione al rispetto di genere.

O no?
Severo Laleo


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