In
un servizio redazionale de L'Huffington
Post,
dove
si chiacchiera della fine del mondo o almeno della razza umana
(sì, proprio
così!), si legge: << "La distruzione del mondo? Sarà causata
dall'aggressività umana". Ne è convinto Stephen Hawking fisico,
matematico,
cosmologo e astrofisico britannico, fra i più importanti
e conosciuti del
mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi
neri
e l'origine dell'universo. Nella lunga lista delle cause che potrebbero
portare alla morte e alla distruzione alla razza umana, infatti, Hawking
ha aggiunto quello che considera il difetto
peggiore dell'uomo.
"Gli
uomini continuano ad essere stupidamente aggressivi",
ha detto, "è la debolezza umana che vorrei fosse corretta.
Potrebbe
avere avuto un qualche vantaggio e aver garantito
la
sopravvivenza ai tempi delle caverne, quando l'uomo doveva
procurarsi il cibo,
difendere il proprio territorio, riprodursi.
Ma ora l'aggressività rischia
di distruggere tutti noi".
In particolare - sostiene Hawking - l'aggressività combinata
con le capacità nucleari potrebbe significare "la fine della civiltà,
e
forse la fine della razza umana" >>.
Bene.
Si fa per dire!
Stephen Hawking sarà anche, anzi è, scienziato senza pari,
ma
questo suo ridurre la causa di una probabile fine/morte
della
razza
umana e della civiltà all’aggressività umana
non
convince. Per niente.
Hawking, quando parla di aggressività umana in realtà parla
solo
dell’aggressività del maschio (e il riferimento alle
caverne,
ai
tempi cioè della lotta tra maschi per la conquista del cibo
e della
femmina, è illuminante), attribuendo al maschio
tutto
l’arco/universo dell’umano. Non è così.
Forse
è ora, almeno nel guardare al futuro, di considerare
non
solo l’aggressività (primordiale) degli
uomini,
ma
anche la nonaggressività delle donne,
non più semplici
prede
per la riproduzione.
La civiltà pare seguire un suo percorso di cultura
dove
l’aggressività naturale del maschio non
potrà più
disporre
a suo piacimento della presenza della donna.
Il
mondo nuovo e futuro, è certo, non sarà più solo
nelle
mani dell’aggressività del maschio.
O
no?
Severo
Laleo