martedì 7 aprile 2020

Promemoria coronavirus: 2. la scuola




Oggi, nel giorno di San Giovanni Battista de La Salle, teologo francese
morto nel 1719, e con buone pratiche educative al suo attivo,
leggo su Huffington Post un articolo di Fulvio Abbate con la parola
scuola nel titolo. In verità, t’accorgi subito, si parla d’altro.
La prosa del nostro Abbate è spesso gradevole, ti immerge,
ancora assonnato, in una ciotola di brulicante muesli, e tiene,
almeno in questo caso, a non scivolare, a suo modo, lungo il crinale
del lieve dileggio, ma il suo dire appare completamente
inutile e fuori posto: in una situazione di emergenza qual è l’attuale,
la sua analisi è tutta centrata sulla figura della ministra (un antico
maschilismo svolge bene il suo compitino!) e per niente sui problemi
della scuola. Il nostro buon Abbate gioca con le parole,
sente pur il bisogno di citare la docimologia, ma il suo intento
è di accusare di “scena mutal’insegnante Azzolina.
Caro il nostro Abbate, oggi abbiamo tutti bisogno di parole pesanti,
di parole da lanciare nelle relazioni sociali, ciascuno dal suo
confinement, per un solo scopo, per contribuire a trovare soluzioni.
Le usi, e costruiremo insieme una sovranità conviviale!
La ministra Azzolina, avendo dalla sua, da insegnante, le qualità
dell’ascolto, della prudenza e della pazienza, saprà svolgere il suo compito
al meglio e al momento opportuno. In ogni caso nessuno perderà
il diritto di critica. Per ora scena muta” e “boh”, per usare
i creativi termini dell’Abbate, non sono compagni dell’arroganza.
La pandemia ha costretto tutti a fare i conti con il sistema scuola,
e soprattutto con la didattica e la valutazione.
Si potrà finalmente riflettere sul superamento definitivo della didattica 
tradizionale, tutta centrata sul trinomio lezione-interrogaziome-voto 
in un luogo chiuso, a volte angusto e non sicuro, tra banchi e cattedra?
Si potrà finalmente pensare a una scuola dove ogni minore abbia 
la possibilità di apprendere il proprio sapere e agire libero
senza il condizionamento della valutazione e del merito?
Più chiaramente: la scuola, nel rispetto della singolarità di ogni persona 
discente, deve poter usare tutte le strategie possibili, con impiego largo 
di risorse strumentali e umane, perché il successo scolastico sia per tutti.
E non serve certo un 6 politico per scavalcare la classe e andare avanti.
E non è utile a nessuno un passaggio burocratico da una classe all’altra,
complice una falsa, contrattata, ipocrita, pagella/esame.
Per una società migliore, è necessaria la promozione reale 
di tutte le persone in età di apprendimento, tutte, e la scuola per questo motivo 
è chiamata a offrire a ciascuno secondo i propri limiti e le proprie attitudini
il cammino della “promozione”.
O no?
Severo Laleo

Promemoria coronavirus: 1. il carcere




Oggi, nel giorno di S. Guglielmo, abate danese morto nel 1067, Papa Francesco
prega per i detenuti (e le detenute) e invita le autorità responsabili a trovare
"una strada giusta e creativa" per il superamento del problema 
del sovraffollamento nelle carceri.
La preoccupazione del Papa, note da tempo le pesanti condizioni di vita, 
soprattutto per carenza di spazi, all’interno delle carceri, è oggi più forte 
in presenza di questa temibile pandemia. La sua preghiera, in questo caso laica, 
è rivolta a chi deve prendere decisioni perché si eviti una calamità grave.
E di quale portata è immaginabile.
La pandemia quindi spinge a trovare soluzioni razionali, corrette, ponderate 
(giuste)ma anche creative.
Riflettiamo un attimo. Ma davvero nel terzo millennio è ancora possibile 
sostenere la necessità della galera, della cella, del chiudere persone a chiave, 
cancellate dietro cancellate, per ogni tipo di pena?
Possibile non si riesca a creare, anche con i nuovi strumenti di avanzate 
tecnologie, un sistema di vigilanza diverso dalle “celle scure”?
E’ tanto difficile immaginare, persona per persona, un “patto di pena” 
da svolgersi all’interno di spazi definiti, ma senza reclusione continua?
In questo periodo di obbligate sperimentazioni basterebbe aprire colloqui 
speciali con ogni persona detenuta e fissare, attraverso appunto 
un “patto di pena”, valutando ogni singolo caso, per qualcuna/o 
una riduzione della pena, per qualche altra/o una sospensione della pena, 
per altre/i ancora una sistemazione presso altre sedi esterne.
Il decisore politico avrebbe così la possibilità di superare il sovraffollamento 
con rapide misure di necessario “distanziamento”.
Siano dunque creativi e svelti i consiglieri e gli esperti del Ministero.
E tuttavia definire i limiti della pena detentiva e creare strategie nuove 
di pena rieducativa sarà il tema del dopo Covid-19.
O no?
Severo Laleo

sabato 14 marzo 2020

I “maschi” Johnson e Trump e Ursula von der Leyen





Nei momenti difficili a volte si riescono a capire meglio, con più cognizione 
di causa, i comportamenti degli umani e le idee/ragioni sottostanti, 
e, chissà, tutto questo forse servirà anche a costruire un futuro migliore. 
Almeno si spera.
Il coronavirus viene oggi a offrire agli umani questa possibilità.

Il caso Johnson.
Molte famiglie perderanno i loro cari prima del tempo.”
Abituatevi a perdere i vostri cari.”
Queste parole, e soprattutto quel dire “i vostri cari”, da una parte segnano
stupidamente l’incolmabile distanza tra il potere (Johnson sa di avere 
per sé tutte le cure possibili) e i cittadini (poveri mortali),
dall’altra affermano l’impotenza vile di un’ideologia politica ancora fondata
su un darwinismo sociale moderno, aggiornato, ma sempre determinato
nel lasciare solo ai forti vita e spazio.
Le parole di Boris Johnson appaiono, almeno a chi intende 
seguire/praticare la cultura dei diritti umani, di una gravità eccezionale.
E per noi in Italia, irricevibili.
Eppure ancora più gravi sono, perché rivelano anche un’insospettabile
ignoranza scientifica; infatti il “maschio” Boris, che dicono essere uomo 
colto, quasi un umanista, sembra volersi affidare fatalmente al corso 
naturale delle cose senza intervenire per modificare quel corso.
Non sarebbe forse suo dovere di primo responsabile politico
di un paese provare, per tutelare la salute di tutte le persone, 
senza distinzioni, a investire tutti i soldi disponibili per estendere le cure,
approfondire la ricerca, cercare/provare nuove terapie e vaccino? Mah!

Il caso Trump.
Di quest’altro capo “maschio” basta riportare una sola affermazione 
per capire tutto il suo mondo, la sua ostinazione nel manipolare la realtà, 
la sua assenza totale di empatia, anche se, temendo per la sua rielezione, 
sgancia soldi (e menomale!). Per Trump, businessman nazionalista 
e spaccone, il coronavirus è solo un “virus straniero”! Bastano i muri. Mah!

Il caso Ursula von der Leyen.
"Siamo pronti ad aiutare l'Italia con tutto quello di cui ha bisogno...
a sostenere tutto quello che chiederà.”
"Gli Stati si assumano le proprie responsabilità e prendano misure
per rallentare il contagio."
Ecco, queste invece le parole di una donna pronta a favorire ogni misura
per modificare il corso degli eventi, al di là di ogni restrizione di tipo finanziario.
E sono tanto più importanti le sue parole perché riguardano il nostro paese,
un paese, è vero, non amato per i suoi “sforamenti” continui e lamentevoli,
ma oggi esempio sul campo di gran civiltà per quanto riguarda il funzionamento
del suo sistema sanitario universale.
Le parole di von der Leyen rappresentano forse il minimo sindacale,
ma offrono una risposta sensata, umana, attenta al diritto alla salute
delle persone tutte.
Forse un nuovo umanesimo, non più solo “maschio”, nascerà dal passaggio
di questo nuovo coronavirus.
O no?

Severo Laleo

domenica 8 marzo 2020

Virus e mimose: oltre il rito



Anche quest'anno le mimose lasciamole sugli alberi.
Non è tempo di festa.
E non è tempo neppure di sottolineare l'impegno totale di tantissime donne, in grande maggioranza, nel settore sanitario soprattutto per assistenza, cura, ricerca. E in Cina pare anche per ruoli decisionali ad alto livello.
Al contrario è tempo, di fronte a questa nuova emergenza globale, di riflettere sull'antico, superato, inutile, pericoloso dominio maschile, ancora ampio e incontrastato, a livello globale, nelle sedi delle decisioni politiche.
Per avere un'idea, basta guardare una foto di un un qualsiasi appuntamento internazionale di capi di governo e/o responsabili di ministeri.
Da questo 8 marzo, si adeguino le istituzioni a realizzare a ogni vertice decisionale la parità uomini donne, andando oltre il monocratismo, retaggio indiscusso di una storia maschilista.
Non più "viva le donne", secondo il rito, semel in anno, quasi a consolazione, ma viva uomini e donne insieme alleati per una decisionalità nuova e completa.
O no?
Severo Laleo
 

sabato 11 gennaio 2020

L’abbandono colpevole e i ghetti




Caro Scapece,
ti ho trascurato, lo so, e me ne dispiace, ma conosci le mie ragioni.
Al di là degli impegni continui di nonno e padre, 
durante tutti questi mesi cadenti, a partire da ottobre, molto spesso, 
agli scampoli di tempo per lettura e scrittura, ho preferito la solitudine 
del raccoglimento intimo in lontani ricordi di famiglia.
E se ho letto questo libro è anche perché il libro stesso, tra le mani, 
è stato di compagnia.
E vabbe’! Il libro è “Ghetti” di Goffredo Buccini, uscito all’inizio del 2019, 
per Solferino, e racconta, per trascrivere il sottotitolo, 
L’Italia degli invisibili: la trincea della nuova guerra civile”. 
Vorrei subito dirti di non aver letto questo libro con l’intenzione di seguire 
le polemiche della politica, tra populisti e democratici, (ero troppo distante 
dai rumori dei partiti), di ascoltare le lamentele delle persone coinvolte 
(ero troppo sordo), di discutere le proposte dei tanti avveduti operatori 
di solidarietà sociale (non avevo la lucidità necessaria), di respingere 
con fastidio l’indifferenza dei benpensanti (ma sono stato tentato), 
e infine di trovare qualche risposta, no, niente di tutto questo, 
ho letto questo libro, sebbene l’autore, con determinazione e con analisi 
convincenti, spinga e inviti a capire in profondità il fenomeno 
dell’immigrazione e insieme le solitudini della miseria, a riflettere 
su un tanto penetrante impatto sociale, a non nascondersi, 
ma a prendere sempre posizioni chiare, 
in ogni situazione di disagio estremo, ho letto questo libro, ripeto, 
solo per la grande quantità di informazioni di prima mano raccolte intorno 
a storie di grande dolore e di insopportabile disagio sociale. 
In breve, per un forte bisogno di sapere. 
E vieni così a conoscere la storia terribile di Pamela 
e la terribile storia di Desirée, e vieni così a incontrare, 
anzi quasi a toccar con mano, il disagio pesante, 
figlio dell’abbandono colpevole, a ogni livello, delle istituzioni, 
dei tanti ghetti d’Italia (da Torino a Napoli, da Genova a Roma, 
da Palermo a Ostia). 
Alla fine ne esci sconvolto, e non per il racconto a effetto dell’autore, 
sempre, al contrario, misurato e obbediente al retto dovere di cronaca, 
ma per la crudezza delle situazioni. E ti consoli solo con l’ammirazione 
per le numerose associazioni (solo per esempio qualche citazione: 
Le Onde Onlus, Zen Insieme, Comunità di Sant’Egidio) di volontarie 
e volontari pronte/i a correre in aiuto degli ultimi e degli indifesi.
In sintesi, dopo aver letto Ghetti, capisci subito una cosa: guai per tutti noi 
a lasciar sole le persone che hanno bisogno di sostegno.
O no?
Stammi bene e a presto.
Severo


sabato 5 ottobre 2019

Bonetti, la matematica e l'IVA.


Dichiara la ministra Bonetti:
"Insegno matematica, se  alla fine dall’Iva lo Stato incassa 105 invece di 100, significa che c’è stato un aumento. Ed è evidente che questo significherebbe aggravare i carichi economici delle famiglie."
Dal punto di vista matematico,
il ragionamento è corretto.
Ma una persona di governo,
nelle decisioni, sceglie di seguire
una visione politica, non un calcolo matematico. In politica conta la qualità dell'intervento: rimodulare l'IVA potrebbe significare rimodulare il peso fiscale su famiglie diverse tra loro
per reddito. Le famiglie non sono tutte eguali. Chi può paghi di più, sempre moderatamente, in relazione alle tipologie dei prodotti. La matematica della ministra Bonetti non c'entra con la sua volontà politica conservatrice  di difesa della fissità dell'attuale modulazione dell'Iva.

O no?
Severo Laleo

giovedì 26 settembre 2019

Placido Domingo e gli standard dell'assalto sessuale



Dichiara Domingo, il Placido tenore,
a proposito delle accuse
di molestie sessuali
riferibili a qualche decennio fa:
"Riconosco che le regole e gli standard
con i quali ci dobbiamo misurare oggi
sono molto diversi da quelli del passato”. 
E aprendo a una visione sui nuovi tempi, promette:
Mi comporterò seguendo standard
più alti“.

Quest'uomo non ha idea alcuna di relazione
alla pari tra un uomo e una donna.
Ragiona solo in termini di "standard",
senza porre in discussione la sua filosofia dell'assalto sessuale.
Forse il successo a volte rende l'uomo violento.
O no?
Severo Laleo

giovedì 19 settembre 2019

Il bicratismo e Italia Viva


Ho proposto il bicratismo, ossia la guida politica duale, 
di un uomo e una donna, insieme, con pari facoltà, 
a tutti i partiti della "mia" sinistra, dico tutti, o quasi, 
e ne trovo ora la realizzazione in Italia Viva!

Leggo infatti (le parole sono di Renzi):

La guida provvisoria di Italia Viva è stata affidata a Teresa Bellanova 
e Ettore Rosato. Ogni incarico in Italia Viva avrà una regola: 
parità di genere. Donna e uomo, uomo e donna”. “C’è chi dice 
che questo sistema è barbaro, perché non sono le quote 
di genere a garantire la partecipazione femminile. 
Io dico che è ancora più barbaro un sistema in cui siamo 
sempre tutti uomini. Italia Viva sarà un partito femminista: 
senza ideologie del passato, ma una casa in cui una ragazza 
che voglia puntare in alto sia libera di farlo”.

Bene, ma un po' me ne dispiace, anche perchè la guida duale 
non è strumento per dare un'opportunità 
a "una ragazza che voglia puntare in alto", 
ma tentativo serio e nuovo di migliorare la qualità delle decisioni 
in politica. E non solo.

Sarà cmq stimolo per una riflessione seria, anche a sinistra, 
sul monocratismo e la sua storia. Senza una nuova cultura 
del "potere" e della relazione uomo-donna 
sarà difficile aprire in politica veramente nuove strade. 
O no?
Severo Laleo

mercoledì 18 settembre 2019

Renzi, la diarchia e il bicratismo


Dichiara Renzi nella sua intervista ieri a la Repubblica
a proposito del suo partito (comunque carismatico):

"Il nome non glielo dico, ma non sarà un partito tradizionale,
sarà una casa. E sarà femminista con molte donne di livello 
alla guida. Teresa Bellanova sarà la capo delegazione nel governo.
Una leader politica, oltre che una ministra. 
Per me le donne non sono figurine e l’ho sempre dimostrato. 
In ogni provincia a coordinare saranno un uomo e una donna: 
la diarchia è fondamentale per incoraggiare la presenza femminile."

Bravo Renzi!
S'avvia a riconoscere l'importanza nel futuro della guida duale,
di un uomo e una donna insieme, per ora a livello di partito,
domani chissà anche nelle istituzioni.
È un'apertura al bicratismo.
In verità, il futuro non può non vedere la fine del monocratismo,
cioè dell'uomo (qualche volta della donna)  sempre solo/a al comando.
Il monocratismo è il risultato storico, nelle istituzioni
e in ogni vertice decisionale, del maschilismo originario.
Aprire a una "diarchia" è guardare avanti.
D'accordo Renzi, almeno su questo!
Ma c'è un problema.
La diarchia non è solo per la provincia, è per tutti i livelli
ed è incompatibile con un capo carismatico,
quasi sempre un Maschio Alfa.
Altrimenti non è un cambiamento culturale reale,
ma solo una concessione graziosa.

O no?
Severo Laleo

martedì 17 settembre 2019

Le parole sono (spesso) la persona



Nel 2012, Renzi si presentò al popolo delle primarie (vinse il mite Bersani) con un suo documento "IDEE".
Noi lo si lesse. 😉
Il capitolo 12  e ultimo delle “Idee” si chiudeva con queste parole:

“Il programma di Matteo Renzi sarà presentato alla Stazione Leopolda di Firenze, due settimane prima del voto delle primarie. 
Ciò che importa fin d'ora è che tutti quelli che contribuiranno 
a questo percorso condividano l’ambizione di non porsi limiti. 
Come dice il saggio, anche un viaggio di mille chilometri inizia con un singolo passo.

2012: ecco le parole, ecco la persona. “L’ambizione di non porsi limiti” stride con qualunque idea di confronto politico, di mediazione, di prudenza, di saggezza, ed è pericolosa, e insieme violenta, specie se è la cosa "più importante".
Travolge tutto.

E’ pur vero che “il cammino s’apre camminando”, ed è giusto che ognuno abbia la possibilità di avviare un “suo”cammino, ma senza una meta definita, senza un traguardo trasparente, senza la misura dei passi,
senza il tracciato di strada,
senza il senso del limite, ma con l'unica ossessione dell'ambizione, si rischia di vagare al buio nei meandri del Potere.

O no?

Severo Laleo




giovedì 22 agosto 2019

L'anomalia dei due Pd



Dappertutto, in spiaggia, nei bar, su tutti i media, dai giornali alle TV,
anche da parte di politici di lungo corso, si tende a sottolineare
continuamente la conflittualità permanente tra due PD,
e tra due uomini, Renzi e Zingaretti, attribuendo al primo
il "dominio/controllo" sui gruppi parlamentari, al secondo,
in quanto segretario, la sola guida del partito. Si discute cioè
dell'esistenza, senza scandalo per nessuno, di una forza politica
nei fatti inaffidabile, perché risponde a due "capi", in contrasto
plateale tra loro. Quasi un continuo beccarsi.

Credo sia una rappresentazione sbagliata. È mia convinzione che deputate/i
e senatrici/ori rispondano esclusivamente al proprio libero convincimento
e non siano semplici comparse obbligate a seguire Tizio e Caio
(quasi sempre maschi).

Eppure, se al Segretario spetta legittimamente la guida del partito,
per regola democratica (e Zingaretti pare esercitare la sua guida in maniera
collegiale nell'ascolto di tutte/i), non si riesce a capire, in una democrazia
parlamentare, come possa essere considerato legittimo il "dominio/controllo"
di una sola persona,  di un "capocorrente", sulle/sui rappresentanti del popolo.
E non si riesce a capire come possa essere, questo legame
correntizio/dipendente tra persone,  considerato "normale" da tutte le parti
in causa, e non  venga in mente a nessuno, al contrario, di denunciare
questa grave anomalia in una democrazia matura.

Forse solo dichiarazioni pubbliche da parte delle persone direttamente
interessate di non appartenenza a nessun capocorrente potrebbero eliminare
l'anomalia e restituire dignità all'alta funzione.

E un chiarimento leale anche da parte del capocorrente non stonerebbe.
O no?
Severo Laleo

E ora donne e uomini miti

Si apra una nuova stagione politica con persone miti 
(e premier una donna mite).

Leggo online queste frasi con virgolette attribuite 
a Renzi; non so se siano vere, ma l'impronta stilistica 
è facilmente riconoscibile:


"Io e Conte abbiamo fatto nero Salvini, ma attenzione: 
non è finito. Sarebbe un’illusione scambiare il Senato 
per l’Italia. Lo abbiamo umiliato, ma nella piazza 
è un altro film. Per uccidere la Bestia ci vogliono due anni".

Si noti la progressione, il crescendo: far nero, finito
umiliato, uccidere!
E Salvini non è secondo a Renzi quanto a uso violento 
dell'eloquio, nonostante baci e rosari.
E tra i 5 Stelle non mancano esperti di fendenti insultanti 
e violenti.

Il nuovo governo però ha bisogno di persone miti, 
dovrà avere al suo tavolo tante donne e tanti uomini miti, 
in numero pari, e vivrà solo se riuscirà a isolare i violenti
della Politica.
O no?
Severo Laleo

venerdì 9 agosto 2019

È ora. Una donna premier: Livia Turco


Salvini ha perso la testa.
Chiede al popolo "pieni poteri".
A Pescara!
Ormai vuole "comandare" da solo,
il Capataz della Lega Nord! Salvini è da sempre un uomo chiuso negli interessi
del Nord. In particolare del Nord affaristico. Non ha la visione solare, aperta,
intelligente, inclusiva del Sud Mediterraneo (si fa per consolazione!).
Mai s'era vista in Italia  una tale concentrazione di bullismo politico
di stampo prettamente machista (di antica Lega!),
condito da un vuoto turpiloquio.
Salvini, quanto a comportamento spavaldo da Maschio Alfa (ma pavido
al momento opportuno), abile nel ringhiare a difesa del "suo" territorio,
trasformista senza pudore, al punto da chiedere voti anche al Sud Mediterraneo,
non aggiunge nulla di nuovo ai leader maschi decisionisti del passato; in realtà,
continua la serie dei leader pieni di sé, alla  Berlusconi, solo con un incremento
di volgare semplificazione nella comunicazione.
In comune hanno avuto e coltivato un'idea tanto ossessiva, quanto infantile
(da bambino) del potere: "il pallone è mio, comando io!".
Bene. Se quest'analisi non è proprio errata, bisogna opporre al bullismo macho,
tutto pancia e assalti, la prudenza colloquiale, tutta razionalità e cura,
di una leader donna femminista. È ormai necessario. La politica, attraverso queste
figure maschili sopra le righe, ha offerto e offre alle nuove generazioni
un pessimo esempio e servizio. Urge un cambiamento nella figura di leader
(insieme a nuovi programmi, of course!).
Non avrei dubbi. Proporrei, a guidare un fronte ampio, di salute democratica,
una  femminista: Livia Turco.
E voi, maschi infelici, capi e ex capi, dettatori di linee già spezzate,
siate solo di complemento o sparite. Solo una nuova, forte, seria presenza
di donne "liberali", di destra e/o di sinistra,  salverà la democrazia.
E voi donne avanti.
O no?
Severo Laleo
P.S. Qualcuno doveva pur iniziare.

giovedì 8 agosto 2019

L’amore materno per Badinter è un dono





Caro Scapece,
sei riuscito a resistere al caldo di quest’anno?
Certo, per te che non ami il mare come si deve (per un napoletano, poi!),
ma solo indirettamente, per la gioia dei tuoi nipoti,
non sarà stato facile tutte le volte scappare al fresco.
A me è andata un po’ meglio.
Lo sai, qui da me, sulla mia collina con vista mare, la sera si respira sempre.
Specie se un maestrale non chiassoso (che in paese i vecchi accolgono
con un benevolo “maestralicchio”) spazza via l’afa, ti soffia in viso,
e ai tuoi occhi apre il panorama con le isole dalmate.
E per fortuna, così sono riuscito a leggere ancora con qualche lucidità!
Un libro, comunque, facile da leggere, di Elisabeth Badinter.
L’amore in più. Storia dell’amore materno.
e molto utile per l’ampiezza documentaria in tema di famiglia,
tra il XVII e il XIX. E si scoprono storie di vita interessanti,
ad esempio, le vicissitudini familiari dell’infanzia di Talleyrand,
il grande statista (e, lo sapevi?, I Vescovo della mia Benevento!),
e le riflessioni problematiche di Madame Guitton,
madre del pensatore cattolico Jean Guitton.
Caro Scapece mio, noi siamo cresciuti con il mito dell’amore materno,
quel mito dell’amore totale proprio delle nostre madri, spesso a figliolanza
abbondante, aggravato, quel mito, dal sentimentalismo nostro meridionale,
per non parlare del “mammismo” campano; ebbene, a leggere il libro
della Badinter, la nostra idea di madre, tutta dedita ai figli e alla famiglia,
che non si risparmia, che accetta da “santa donna” ogni “sacrificio
(e tu ben conosci la determinazione di madre pur della Filumena di Eduardo),
non è un’idea “naturalee universale, non ha origine nell’istinto materno,
ma nasce e si diffonde solo a partire dalla fine del ‘700, in coincidenza
con l’uscita dell’Émile di Rousseau, e insieme con il diffondersi
di un cambiamento di atteggiamento culturale e sociale
nei confronti del bambino e figlio.
Hai capito?
Quante volte abbiamo avuto l’ardire di giudicare i comportamenti materni!
E quante volte, presi nella rete della nostra cultura, abbiamo sbagliato!
Certo a noi maschi, impegnati per di più in occupazioni gratificanti,
è convenuto relegare la donna nel suo ruolo di madre tenera, attenta, 
amorevole, sempre disponibile, istintivamente disponibile,
e, se anche avvertivamo un’ingiustizia in questa strabica visione,
si interveniva solo per “aiutare”, senza porre in discussione la divisione dei ruoli.
Il libro della Badinter è del 1980; può sembrare rivoluzionario a noi vecchi,
noi mariti e padri negli anni 70, ma già per i nostri figli è materia archeologica,
sebbene in ambienti tradizionali e scarsamente sensibili alla parità dei sessi
resistono sacche di maschilismo familiare, se non di dominio
del maschio sulla femmina, con ogni terribile conseguenza.
E ora capisco anche la delusione amara di Ottone, ti ricordi?,
il sempre imbronciato compagno di Liceo, quando scoprì,
quasi brutalmente, dalla sua cara e santa madre
che era madre solo per caso e non per sua volontà.
Ma come, non ci hai voluto bene?” insisté Ottone!
Certo, e tanto, e sempre. Ma se fosse stato per me, nessuno
di voi cinque, sarebbe nato”.
Una delusione cocente, ma anche un invito a riflettere.
Per i nostri figli e le nostre figlie, nate/i negli anni anni 70 e oltre,
non esiste più divisione dei ruoli; l’amore materno e l’amore paterno
pari sono, e madre e padre sono ormai intercambiabili.
Non più il padre infallibile e padrone, capo assoluto di tutta la famiglia,
non più la madre santa donna, regina del focolare, responsabile di tutto,
ma più semplicemente madre e padre insieme, duale guida della famiglia.
E forse per questo esito è giusto dire grazie anche al movimento femminista
del secolo scorso.
O no?
Lo so, sei d’accordo con me in questo, anche se nicchi nel voler comprendere
la mia fissazione di estendere la guida duale alle istituzioni del Paese.
E vabbè. Stammi bene e sempre buone cose.
Severo

domenica 4 agosto 2019

Le stragi assurde dell'ideologia armata

Trovare la morte in un supermercato, luogo emblema della felicità nuova
da consumo, dove interminabili scaffali colorati offrono adulanti proposte
per rasserenare gli animi e  regalare immagini per soddisfazioni temporanee,
ripeto, trovare la morte in un supermercato pare sia una prerogativa
solo degli Usa, là dove un'antica ideologia di morte è strettamente legata
al possesso facile delle armi. E si sa: chi dà la morte, spesso con le armi,
riceve a sua volta la morte spesso con la sedia elettrica o altre strumentazioni.
E il circolo della morte ha così una sua giustificazione,
anche se negli Usa crepe si aprono in questa assurda logica.
Anche quest'ultima strage è un incrocio tra un'ideologia farneticante 
dell'uomo bianco razzista, anzi il maschio razzista bianco,
la solitudine maschilista e violenta di una mente malata
e il possesso troppo facile di  armi micidiali.
Il gioco delle armi va tolto ai maschietti. I maschietti, specie se lasciati soli, 
sanno solo giocare a far la guerra per eliminare l'altro, perché,
chiusi nel proprio territorio, temono sempre l'invasione.
E c'è chi soffia sul fuoco.
Ma negli Usa sarà molto difficile togliere il criminale gioco.
Bisognerà aspettare un impegno massiccio delle donne in politica
per sconfiggere l'assurda ideologia delle armi.
E spero arrivi presto questo momento.
Le morti di persone spesso giovani, ieri in una scuola, oggi al supermercato,
possono essere eliminate o almeno limitate solo con un semplice
provvedimento contro il possesso facile delle armi. Perché è più difficile
e di lunga durata estirpare l'ideologia della morte.

In Nuova Zelanda la premier Jacinda Ardern non ha avuto dubbi o esitazioni.
Forse anche in USA bisognerà aspettare una Presidente.
O no?
Severo Laleo


giovedì 1 agosto 2019

Il self-invalido ministro



Pare che il nostro (si fa per dire!) Ministro degli Affari Interni, un tal Salvini, social-mente molto agitoso e cliccato,  amorevole fino a colmar di baci i suoi avversari, papà di gran cuore, abbia voluto dare spessore al suo già colorito eloquio con un sonoro "mi sono rotto le palle", rivolto a un ministro della Germania.
È stato il punto più alto e chiaro
della conferenza stampa balneare.
Una confessione pubblica di estensione
europea.
l'Italia ora è avvertita. Ha un ministro ormai invalido ad alta percentuale, con diritto/obbligo di pensionamento.
Se solo fossero d'accordo i 5Stelle!
O no?
Severo Laleo

sabato 27 luglio 2019

Lega, questione morale e... sorteggio


Il partito della Lega (per ora tocca alla Lega), già al governo di questo paese per anni con il Condannato, e ora di nuovo al governo con nuova odiosa aggressività (una costante da Bossi a Salvini), dovrà portare sulle spalle, non senza vergogna, il peso di una condanna per maxi truffa allo Stato almeno per 76 anni, tanti quanti servono ai nuovi e futuri dirigenti per restituire il maltolto.

E i dirigenti della Lega, vecchi e nuovi, marchiati da una condanna per truffa allo Stato, invece di chiudere baracca e burattini, continuano a presentarsi agli elettori per risolvere, da esperti truffatori, i problemi del paese.
Incredibile!
E parte di questo paese, oggi in democrazia grazie alle lotte e all'impegno di uomini e donne di retta condotta politica, con il voto,  con le quote del tesseramento e altro, nonostante gli illegittimi approcci con la Russia di Putin per tentare  di impinguare le casse del partito, incredibilmente, continua a dare fiducia e ai dirigenti vecchi truffatori e ai dirigenti nuovi, conniventi comunque in silenzio, in continuità tra loro, sia pure con responsabilità personali diverse. (Almeno per ora.)
Se persone di questo paese non trovano sconveniente affidare le decisioni di governo ai seguaci di dirigenti truffatori, è obbligo intervenire sul sistema di selezione dei governanti. Il voto purtroppo da noi si piega facilmente a ogni convenienza, al di là del rispetto di normali principi di civiltà.
Sì eleggano pure i rappresentanti del popolo con il voto da dare ai partiti, ai simboli dei partiti, ma una volta assegnati i seggi, si scelgano per sorteggio, in numero pari uomini e donne, partito  per partito, tutti i parlamentari da un elenco di persone con la "patente" di sicura probità morale e di sicura indipendenza personale, perché selezionate secondo criteri trasparenti, certi e verificabili.
Forse per il nostro paese, dove, specie tra i decisori,  i comportamenti truffaldini e mafiosi sono diffusi, non esistono altre soluzioni.
(Soprattutto dopo la facile resa, aggravata da opportunismo, del M5S, portatore inizialmente di gridata diversità, e di speranza di cambiamento, proprio dinanzi a situazioni eticamente indifendibili.)
O no?
Severo Laleo