La Sicilia è terra di sorprese, e spesso, in politica, di "novità",
anche se non
sempre da imitare. E a volte offre situazioni strane
(qualcuno
ricorderà il milazzismo), alleanze/lacerazioni, incontri/scontri,
ora tra partiti,
ora all’interno dei partiti, ora tra gli elettori,
così ingarbugliati
e ambigui, persino nelle primarie,
da rendere
inesplicabili le interpretazioni e ardua la comprensione.
E un qualche ruolo
nel confondere le acque avrà pure la mafia.
Ma questa volta,
sebbene gli analisti di politica non l’abbiano ancora colta,
una "novità"
dalla Sicilia giunge, assoluta, per ora, sicuramente,
e, forse, se avrà
successo, potrà rivelarsi dirompente nel futuro,
perché è novità
civile, moderna, imitabile, trasferibile.
Ecco la "novità".
In Sicilia, grazie a un ritardo nella richiesta di residenza,
il candidato alla
Presidenza della Regione, per LiberaSicilia,
non è più Claudio Fava, cofondatore di SEL, ma
Giovanna Marano,
segretaria
regionale della Fiom Cgil.
Un (felice)
complotto dalle conseguenze imprevedibili?
In realtà, la
corsa nella battaglia elettorale, nella situazione di fatto,
non è più di un
uomo solo, del "leader", ma diventa la corsa di una "coppia",
di un uomo e di
una donna, negazione in re del leaderismo.
Per un caso strano
la Sicilia rottama l'idea della vecchia politica
dell'"uomo solo al comando", ancora in
auge presso tanti giovani.
Un colpo durissimo per la visione della mafia, senza dubbio.
E non è più, l’uomo solo, come troppo spesso accade ed è accaduto,
costretto a dimostrar facondia d’eloquio, irresistibilità di
promessa,
perizia di disgregazione nel campo avverso, abilità di comando,
e soprattutto garanzia di distribuzione premiante,
ma sono, la donna e l’uomo, costretti, insieme, a ragionar di
politica,
a misurar le parole, a comprendere e rispettar le differenze,
a illustrare il programma e a raccogliere bisogni,
ad agire per il bene pubblico, mitigando le spinte dell’ambizione.
La Sicilia offre l’occasione per abbattere finalmente, dopo
infiniti guasti,
a volte anche a sinistra, il mito del leader solo al comando, e
“salvatore”,
così diffuso, negli anni a impronta berlusconiana, anche tra i
sindaci
di piccole realtà locali, e tra i clan di qualsiasi forma e
qualità,
quasi un’ubriacatura generale, a marchio maschilista.
La coppia uomo/donna spezza l’illusione maschile del monocratismo
e apre al bicratismo perfetto e mite, con la parità piena nelle
assemblee,
nelle giunte, nelle commissioni, in ogni sede decisionale.
Certamente non avremo ancora alla Presidenza una coppia
uomo/donna,
ma il corpo elettorale, nei fatti, può sfruttare quest’occasione
per sperimentare una guida politica a due della Regione.
Il futuro della democrazia di genere è nelle mani delle siciliane
e dei siciliani. Chi vota in Sicilia non può sprecare
quest’occasione.
O no?
Severo Laleo