Marchionne è uomo pronto, intelligente, dalle decisioni rapide e leste,
senza tentennamenti, come si conviene a chi ha imparato a giocare
in un mercato globale. E vince. Sa muoversi con ampia libertà,
non ha confini, sa che chi si ferma è perduto, sa dove andare,
è un manager di successo, e soprattutto, sa usare, con parole e in
atti,
la determinazione necessaria per affrontare ogni situazione di
difficoltà.
E da ricco in soldi non sopporta freni e ostacoli per la sua
azione
di imprenditore. Qualche esempio?
Renzi non è più con Marchionne “senza se e senza ma”?
E diventa, per il nostro, il sindaco di una “piccola e povera città”.
Il Governo chiede a Marchionne di conoscere i tempi
dei piani industriali della “sua” Fiat?
E il nostro inventa la categoria temporale del “momento
idoneo”.
E’, in breve, il nostro, un uomo dalle risorse infinite.
Per chiarire la sua offesa a Firenze, compra una pagina della Nazione
e parla, non richiesto, con tutti i cittadini “fiorentini”.
Per investire in Italia, chiede la continuità del Governo Monti,
perché “crede nell'Italia di Mario Monti, quella che
vuole cambiare”
(in verità, non tanto per Monti, quanto per sfiducia nella
democrazia),
e parla, non richiesto, agli “elettori”.
Ora la Corte d’Appello di Roma lo obbliga a riassumere 19 operai
licenziati illegalmente, perché discriminati?
E il nostro, pronto e senza tentennamenti, uso scientemente ad
andare oltre,
mette “in mobilità” 19 operai. E, con calcolo puro, pareggia il
conto.
Senza perdite di tempo, ma con il disappunto di Fornero e Passera.
E non è poco, di questi tempi, in Italia.
Forse Marchionne è davvero l’uomo del presente,
perché, al pari di tanti piccoli uomini della politica, non
conosce limiti.
E non conoscendo limiti, parla e agisce violento, ignaro della mitezza.
O no?
Severo Laleo