martedì 29 gennaio 2013

A partire da una stupidaggine, l’idea di una scuola sensata




E’ bastata una stupidaggine, un’idea cioè senza un serio costrutto,
e senza un fine chiaro, chissà da chi costruita nell’area Monti,
per aprire in campagna elettorale il fronte della scuola.
Senza questa stupidaggine, di restringere a un solo mese le ferie degli insegnanti
con chiusura degli edifici, oggi di scuola non si parlerebbe.
Grazie quindi alla proposta stupidaggine, da Brunetta, sempre tempestivo,
definita proposta giusta, di scuola ora si può parlare.
Bersani, in verità, dal suo punto di vista, utilizza la stupidaggine
per dare subito qualche sensata riposta, in questi termini:
"Prima di parlare di allungare o accorciare vacanze estive,
teniamo le scuole aperte tutto il giorno per attività didattiche.
Le scuole devono stare in piedi. Per questo allentare Patto Stabilità
sui Comuni per un grande piano di piccole opere locali…
il primo giorno di governo ci mettiamo coi comuni, facciamo una deroga
al patto di stabilità, e facciamo manutenzione straordinaria delle scuole, così diamo anche un po' di lavoro in giro".
Bersani, coerente con la sua idea fissa di risolvere la grande questione lavoro,
s’impegna, subito, a un’opera di estensione del tempo scuola
scuole aperte tutto il giorno” (piano didattico), e, insieme,
a un’opera, ormai inderogabile, di manutenzione delle scuole
(piano della sicurezza e fruibilità degli spazi), anche per dare
un po' di lavoro in giro”.
Pratico Bersani, ma fa torto, sulla scuola,  sia al suo, di premier,
buon programma di coalizione, firmato da tutti gli alleati,
sia all’ottimo programma di SEL (la questione di più programmi è,
a non essere maligni, tutta interna al sistema politico italiano,
ambiguo e condizionato da porcellate: ma le nuove generazioni, forse,
 sapranno costringere a un’unità di parola, almeno negli accordi).

La ricostruzione

Entrambi i programmi esprimono un giudizio severissimo
sull’operato della Ministra Gelmini, ma anche del Ministro Profumo.
La scuola e l’università italiane, già fiaccate da un quindicennio
di riforme inconcludenti e contraddittorie -si legge nel Programma
di Coalizione-, hanno ricevuto nell’ultima stagione un colpo quasi letale.
Ora si tratta di avviare un’opera di ricostruzione vera e propria” 
Nel Programma di SEL il giudizio è senz’appello. E merita una citazione piena.
I dati parlano drammaticamente chiaro: l’Italia spende per l’istruzione
solo il 9% del totale della spesa pubblica, quando la media dei paesi industrializzati è superiore al 13%. Nella classifica OCSE 
sugli investimenti e sullo stato di salute del sistema della Formazione 
nei paesi più industrializzati del mondo siamo penultimi, al 31° posto 
su 32. Le leggi finanziarie degli ultimi anni, che hanno utilizzato 
le risorse della scuola per fare cassa, e la controriforma della Gelmini, cioè il più grande tentativo di distruzione del sistema di formazione pubblica e di demonizzazione degli insegnanti, hanno portato a questo risultato. Chi è venuto dopo, il ministro Profumo, ha operato in piena continuità: aumento delle risorse alle scuole private e tagli per gli enti pubblici di ricerca, blocca i concorsi universitari e proroga i rettori, indice un “concorsone” in cui i titoli accumulati non hanno alcun valore, lascia irrisolto il problema di chi nella scuola lavora da anni in totale precarietà e si propone di ridurre gli Organi Collegiali.

Lotta alla dispersione: la scuola per tutte e per tutti, senza esclusioni 

Si legge nel Programma di Coalizione: “Nella prossima legislatura partiremo da un piano straordinario contro la dispersione scolastica, soprattutto nelle zone a più forte infiltrazione criminale, dal varo 
di misure operative per il diritto allo studio, da un investimento 
sulla ricerca avanzata nei settori trainanti e a più alto contenuto d’innovazione. Tutto ciò nel quadro del valore universalistico 
della formazione, della promozione della ricerca scientifica 
e della ricerca di base in ambito umanistico. Dalla scuola dell’infanzia 
e dell’obbligo alla secondaria e all’università: la sfida è avviare il tempo di una società della formazione lunga e permanente che non abbandoni nessuno lungo la via della crescita, dell’aggiornamento, di possibili esigenze di mobilità. Solo così, del resto, si formano classi dirigenti all’altezza, e solo così il sapere riacquista la sua fondamentale carica di emancipazione e realizzazione di sé”.
Più sibillina appare la conclusione del discorso, una volta definiti gli impegni,
perché torna in campo il tema del rigore della spesa.
Ecco il brano “a rischio”: “A fronte di questo impegno, garantiremo processi di riqualificazione e di rigore della spesa, avendo come riferimento il grado di preparazione degli studenti e il raggiungimento degli obiettivi formativi”. E davvero non è facile capire.
Al contrario, senza passaggi sibillini il discorso degli impegni secondo
il Programma di SEL. “Nella scuola che vogliamo il tempo pieno 
è garantito a tutti. Abbiamo urgenza di abbattere la dispersione
scolastica che in alcune aree del paese supera il 20%.  Per questo 
è necessario introdurre l’obbligo scolastico fino ai 18 anni. E abbiamo 
bisogno di scuole pubbliche di qualità in tutto il territorio nazionale,
che operino in reale autonomia. Proprio per questo è indispensabile
garantire Organi Collegiali democratici, aperti, che abbiano pieno 
riconoscimento e diritto d’intervento nella didattica e negli aspetti 
organizzativi. Una delle priorità è il programma di edilizia scolastica
perché non possiamo più vivere tragedie come quelle di San Giuliano,
non possiamo più pensare che i nostri figli passino la maggior parte 
della loro giornata dentro strutture pericolanti, fatiscenti, con barriere 
architettoniche che limitano l’accesso ai diversamente abili e privi 
di connettività. Attraverso il taglio delle spese per l’acquisto
degli inutili aerei da guerra F 35 possiamo recuperare risorse 
da investire in un forte programma di edilizia scolastica in tutto 
il territorio nazionale che rinnovi le strutture  e le adegui 
alla normativa antisismica, le doti di connettività, di laboratori  
e degli altri strumenti necessari. C’è bisogno di nuovi insegnanti
Ben tre generazioni di insegnanti sono intrappolati nella vergognosa 
gabbia della precarietà. Per questo noi proponiamo un piano 
pluriennale di immissione in ruolo dei precari, fino ad esaurimento 
delle graduatorie, coprendo tutti i posti disponibili nelle scuole. 
Oggi l’organico scolastico è fortemente sottodimensionato 
rispetto alle necessità: sono infatti ben 81 mila 
i posti disponibili per docenti e più di 12 mila quelli 
per il personale ATA. E’ necessario stabilire regole certe 
di reclutamento, sulla base delle reali esigenze di formazione 
degli studenti. Bisognerà per questo reintrodurre il tempo pieno 
e le ore di laboratorio che Gelmini aveva cancellato 
e garantire la presenza di insegnanti di sostegno, secondo il bisogno 
certificato. La soluzione praticabile è il concorso periodico 
che copra il fabbisogno a partire dalla percentuale 
degli organici funzionali. La formazione dei docenti 
deve essere garantita e obbligatoria durante tutto il percorso 
lavorativo, attraverso le unità territoriali di supporto 
pedagogico-didattico. La formazione, come sappiamo, 
inizia dalla nascita e le famiglie italiane, 
ed in particolare le donne gravate dal doppio compito del lavoro 
e della cura, necessitano con urgenza di nuovi nidi pubblici, 
che garantiscano un numero di posti pari almeno al 30% dei bambini 
fino a tre anni. La scuola deve formare alla vita: 
recuperiamo le ore sottratte da Gelmini e lavoriamo 
per l’unificazione dei cicli liceali e tecnico-professionali, 
investendo maggiormente nella materie professionalizzanti. 
E’ così che la scuola potrà esercitare un ruolo preminente 
nell’organizzazione della società, della produzione 
e della formazione delle generazioni. La qualità delle nostra scuola 
va costantemente valutata e misurata. 
Per questo intendiamo istituire un percorso di valutazione 
complessivo del sistema scolastico, così da verificarne l’adeguatezza 
e la rispondenza alle necessità espresse dagli studenti e 
dai cambiamenti sociali e culturali in atto. La valutazione 
verrà affidata ad un ente autonomo, non di diretta nomina 
ministeriale, dovrà avere finalità compensative e di supporto 
alle realtà scolastiche in difficoltà, e utilizzerà modalità statistiche 
con indicatori e parametri misurabili e quantificabili. 
La valutazione coinvolgerà il Consiglio di Istituto e il Collegio 
dei Docenti. La scuola è degli studenti, mentre oggi il diritto 
allo studio è fortemente messo in discussione dall’aumento 
delle tasse, dai costi non più sostenibili delle famiglie 
per l’acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico, 
dall’erosione delle borse di studio. Vanno messe in campo 
con urgenza le risorse necessarie a garantire le borse di studio, 
forme di reddito indiretto come la mobilità gratuita per gli studenti, 
e strumenti fiscali come la deducibilità delle spese per la scuola.

Altro che riduzione delle ferie! E forse con una scuola a tempo pieno, 
con l’introduzione di nuove figure professionali, l'antica,
sempre uguale a sè stessa, didattica del trinomio lezione-interrogazione-voto
cadrà nell’oblio.

O no?
Severo Laleo

Nessun commento:

Posta un commento