mercoledì 2 gennaio 2013

Ora so perché sono conservatore di sinistra




Le parole, specie se negativamente connotate, sono usate, in politica,
anche da chi ha nobiltà professorale, non per spiegare concetti,
ma soprattutto per colpire, e quasi ferire. Oggi è il turno del prof. Monti
a lanciare, da “Radio Anch’io”, a Fassina e Vendola,
l’accusa di “conservatori” e per di più di “sinistra”, con l’aggravante,
per fortuna, dei “nobili motivi” e della “buona fede

Scandisce al microfono il nostro Presidente del Consiglio:
«Vendola e Fassina vogliono conservare per nobili motivi ed in buona fede
un mondo del lavoro cristallizzato, iperprotetto rispetto ad altri paesi.
Io sono per avere in Europa una tutela ancora più avanzata dei lavoratori,
ma con condizioni che favoriscano la creazione di posti di lavoro». 
E più avanti, per ribadire le sue sentenze: «Il polo di destra e di sinistra
sono distinzioni che hanno avuto un significato in passato,
ma oggi ne hanno molto meno. La distinzione è fra chi vuole cambiare il Paese
rendendolo moderno e competitivo lavorando in stretta sinergia con l'Europa
e chi, come a sinistra Vendola e Fassina e a destra alcune posizioni del Pdl,
si oppone a questo cambiamento». 
Fassina e Vendola, e in quei nomi tante altre persone in grandi difficoltà,
sono sistemati per sempre. Sono conservatoridi sinistra, e, quindi, 
contrari a ogni cambiamento. E si sa, oggi, la parola cambiamento, neutra 
per sua natura, diventa  il connotato fondamentale di modernità e competizione.

Ora so perché sono conservatore di sinistra, contrario a modernità
e competizione. Perché, forse con Fassina e Vendola, sono:
contro il lavoro precario e i licenziamenti alla Fornero,
e a favore del posto fisso e del reddito di cittadinanza;
contro la schiavizzazione nel lavoro delle giovani generazioni
e a favore della dignità della persona al grande banco del lavoro;
contro un sistema fiscale a colabrodo, complice di ricchi-sempre-al-potere,
e a favore di una nuova, questa sì moderna, progressività del fisco;
contro il nuovo modo di “vedere la donna” nel mondo del lavoro,
e a favore di una democrazia, piena, ampia e diffusa, di genere;
contro la nuova versione montiana dell’ “uomo solo al comando”,
a favore di una democrazia del conflitto, nel rispetto di regole e persone,
perché a nessun Governo sia consentito andare oltre nel colpire
la dignità della persona, incrementando disagi e disuguaglianze.

Forse se Presidente Monti provasse a governare per nobili motivi
in buona fede, potrebbe andar lontano con i conservatori di sinistra.
O no?
Severo Laleo

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