giovedì 10 gennaio 2013

"Più donne in politica cambiano la politica", ma solo con il bicratismo

Il Manifesto delle Donne, a cura della Fondazione Bellisario,
pur lodevole e condivisibile nei suoi obiettivi, nasce vecchio e dentro una logica,
non facile da superare, macchiata, purtroppo, di maschilismo conservatore.
E’ vero, d’accordo su questo punto con il Manifesto ,
più donne in politica cambiano la politica”, ma soltanto la parità uomini/donne,
in ogni sede decisionale e di rappresentanza, da sancire con regole chiare,
e senza eccezioni, una volta per tutte, potrà donare alla politica il suo
n a t u r a l e status di un agire comune di genere: il mondo non è degli uomini
(finora è stato così) né delle donne (si spera non sarà così in futuro),
il mondo è di uomini e donne, alla pari, senza necessità di “quote”,
in qualunque campo. E soprattutto con una nuova, di genere, organizzazione 
del potere. Ed è ora di abbandonare con convinzione il monocratismo
di marca maschilista e di approdare al bicratismo di genere: il capo, 
l’uomo solo al comando, anche se donna, il leader carismatico, il monocrate 
sono l’esito culturale di una società a dominio di maschio; una società 
di uomini e donne sceglierà altre forme di conduzione nelle istituzioni 
e nei poteri, e il bicratismo –la coppia- sostituirà il monocratsimo –l’uno-.
Non è più possibile, per la parità, chiedere con una semplice lettera,
con un appello trasversale a tutti i Partiti, comunque diversi tra loro per cultura
e per gestione del potere, di garantire una quota di donne in Parlamento 
(si chiede la presenza "quota" di almeno 400 donne);
non è più possibile, per la parità, chiedere, raccogliere e inviare i curricula
di donne eccellenti, quasi immaginando una semplice riduzione
della politica all'eccellenza, soprattutto all'eccellenza del successo,
ancora una volta il successo, professionale, economico, sociale;
non è più possibile, per la parità, ritenere le donne più utili in Parlamento,
solo perché dotate, semplicemente, secondo le parole della ministra Fornero,
di “più lungimiranza, più pazienza e meno consuetudine al potere”;
non è più possibile, per la parità, chiedere, semplicemente,
la promozione del merito, della leadership e della professionalità femminile”,
non è più possibile, per la parità, semplicemente, chiedere “l’attivazione 
d’innovativi strumenti di monitoraggio dei ruoli apicali della Pubblica 
Amministrazione, delle istituzioni, di enti pubblici nazionali e locali volti 
a garantire l’applicazione di prassi di pari opportunità per l’accesso ai vertici”;
non è più possibile, per la parità, continuare, semplicemente, a inseguire il potere.
Il problema quindi non è chiedere, all’attuale organizzazione, comunque maschile,
del potere, la migliore sistemazione, nel potere attuale, del maggior numero 
di donne, il problema è modificare, con l’approvazione di nuove regole 
di organizzazione del potere, per una democrazia di genere,
l’attuale organizzazione, comunque maschile, del potere.
O no?
Severo Laleo



Ecco il “MANIFESTO DELLE DONNE”
La Fondazione Bellisario vuole ancora una volta essere protagonista del cambiamento, marcando il proprio ruolo di lobby del merito per la promozione delle competenze e professionalità femminili. Per questo, abbiamo deciso di cogliere l’occasione storica delle elezioni 2013 per rilanciare concretamente la sfida della rappresentanza politica delle donne e, con essa, della promozione del merito, della leadership e della professionalità femminili. 
Il nostro traguardo è “Quota 400”, ovvero 400 parlamentari donne nei due rami del Parlamento e per questo abbiamo lanciato un appello trasversale a tutte le forze politiche, inviando loro quasi duecento autocandidature di donne che con slancio e generosità hanno deciso di mettersi in gioco e impegnarsi per il futuro del Paese. 
Il nostro obiettivo è ottenere da tutti i partiti l’inserimento nei propri programmi dei punti contenuti nel “Manifesto delle Donne” che la Fondazione ha predisposto con il contributo del suo network. 
Il nostro Manifesto è la dichiarazione dei temi fondamentali su cui chiediamo un impegno deciso della politica ma è anche la piattaforma del nostro contributo nei diversi schieramenti. Il presupposto è che non esista una politica per le donne ma una politica per il Paese e per il suo sviluppo equilibrato e sostenibile che non si potrà raggiungere senza il contributo determinante delle donne. 
Proponiamo un approccio integrato, basato su tre chiare priorità, che nei prossimi cinque anni agisca a tutti i livelli del gap femminile: nella partecipazione al mondo del lavoro, nella leadership, nella rappresentazione pubblica e mediatica del ruolo femminile. 
LE NOSTRE PRIORITÀ 
1. Politiche integrate del lavoro e del welfare che risolvano il dramma dell’esclusione e dell’abbandono del posto di lavoro da parte delle donne, in particolar modo a causa della maternità e al Sud.
Tra gli strumenti da attivare con assoluta urgenza:
- incentivi alle imprese per l’assunzione delle donne;
- detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminili;
- valorizzazione del telelavoro come strumento di potenziamento della partecipazione femminile;
- strumenti di conciliazione innovativi sia pubblici sia privati, moltiplicazione delle reti di servizi alle famiglie, degli asili e sostegni alla genitorialità condivisa;
- incentivi all’imprenditorialità femminile e canali di microcredito privilegiati con particolare attenzione per i settori delle nuove tecnologie, dei servizi e del turismo
- iniziative di formazione permanente rivolta alle donne funzionale all’ingresso o alla permanenza nel mercato del lavoro;
- eliminazione delle sperequazioni retributive e di carriera. 
2. Costituzione del “Tribunale delle Donne”, sezione specializzata contro i crimini specifici perpetrati nei confronti della popolazione femminile, che porti all’accelerazione e allo snellimento dei processi. 
- Sviluppo di strutture di accoglienza per le donne vittime di violenza e al contempo di strutture di accoglienza nelle carceri dedicate alle detenute madri.
- Politiche di educazione scolastica e campagne d’informazione e prevenzione contro la violenza alle donne e iniziative di sensibilizzazione volte a incentivare la denuncia dei maltrattamenti.
- Adozione di strumenti di monitoraggio e sanzione dell’uso strumentale del corpo femminile nella comunicazione. 
3. Politiche di empowerment femminile volte a consolidare e accrescere l’affermazione di una sempre più solida presenza di donne ai vertici delle istituzioni e delle imprese pubbliche e private. 
Attivazione d’innovativi strumenti di monitoraggio dei ruoli apicali della Pubblica Amministrazione, delle istituzioni, di enti pubblici nazionali e locali volti a garantire l’applicazione di prassi di pari opportunità per l’accesso ai vertici. 


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