E’ bastata una stupidaggine,
un’idea cioè senza un serio costrutto,
e senza un fine chiaro, chissà da chi
costruita nell’area Monti,
per aprire in campagna elettorale il
fronte della scuola.
Senza questa stupidaggine, di
restringere a un solo mese le ferie degli insegnanti
con chiusura degli edifici, oggi di scuola
non si parlerebbe.
Grazie quindi alla proposta
stupidaggine, da Brunetta, sempre tempestivo,
definita proposta giusta, di
scuola ora si può parlare.
Bersani, in verità, dal suo punto di vista,
utilizza la stupidaggine
per dare subito qualche sensata riposta,
in questi termini:
"Prima di parlare di allungare
o accorciare vacanze estive,
teniamo le scuole aperte tutto il giorno
per attività didattiche.
Le scuole devono stare in piedi. Per
questo allentare Patto Stabilità
sui Comuni per un grande piano di piccole
opere locali…
il primo giorno di governo ci mettiamo coi
comuni, facciamo una deroga
al patto di stabilità, e facciamo
manutenzione straordinaria delle scuole, così diamo anche un po' di lavoro
in giro".
Bersani, coerente con la sua idea fissa di
risolvere la grande questione lavoro,
s’impegna, subito, a un’opera di
estensione del tempo scuola
“scuole aperte tutto il giorno”
(piano didattico), e, insieme,
a un’opera, ormai inderogabile, di
manutenzione delle scuole
(piano della sicurezza e fruibilità degli
spazi), anche per dare
“un po' di lavoro in giro”.
Pratico Bersani, ma fa torto,
sulla scuola, sia al suo, di premier,
buon programma di coalizione, firmato da
tutti gli alleati,
sia all’ottimo programma di SEL (la
questione di più programmi è,
a non essere maligni, tutta interna al
sistema politico italiano,
ambiguo e condizionato da porcellate: ma
le nuove generazioni, forse,
sapranno costringere a un’unità di
parola, almeno negli accordi).
La ricostruzione
Entrambi i programmi esprimono un giudizio
severissimo
sull’operato della Ministra Gelmini,
ma anche del Ministro Profumo.
“La scuola e l’università italiane,
già fiaccate da un quindicennio
di riforme inconcludenti e contraddittorie -si
legge nel Programma
di Coalizione-, hanno
ricevuto nell’ultima stagione un colpo quasi letale.
Ora si tratta di avviare un’opera di
ricostruzione vera e propria”
Nel Programma di SEL il
giudizio è senz’appello. E merita una citazione piena.
“I dati parlano drammaticamente
chiaro: l’Italia spende per l’istruzione
solo il 9% del totale della spesa pubblica,
quando la media dei paesi industrializzati è superiore al 13%. Nella classifica
OCSE
sugli investimenti e sullo stato di
salute del sistema della Formazione
nei paesi più industrializzati del mondo
siamo penultimi, al 31° posto
su 32. Le leggi finanziarie degli ultimi
anni, che hanno utilizzato
le risorse della scuola per fare cassa, e
la controriforma della Gelmini, cioè il più grande tentativo di
distruzione del sistema di formazione pubblica e di demonizzazione degli
insegnanti, hanno portato a questo risultato. Chi è venuto dopo, il
ministro Profumo, ha operato in piena continuità: aumento delle risorse alle
scuole private e tagli per gli enti pubblici di ricerca, blocca i concorsi
universitari e proroga i rettori, indice un “concorsone” in cui i titoli
accumulati non hanno alcun valore, lascia irrisolto il problema di chi nella
scuola lavora da anni in totale precarietà e si
propone di ridurre gli Organi Collegiali.
Lotta alla dispersione: la scuola per
tutte e per tutti, senza esclusioni
Si legge nel Programma di
Coalizione: “Nella prossima legislatura partiremo da un piano
straordinario contro la dispersione scolastica, soprattutto nelle zone
a più forte infiltrazione criminale, dal varo
di misure operative per il diritto allo
studio, da un investimento
sulla ricerca avanzata nei settori
trainanti e a più alto contenuto d’innovazione. Tutto ciò nel quadro del valore
universalistico
della formazione, della promozione della
ricerca scientifica
e della ricerca di base in ambito
umanistico. Dalla
scuola dell’infanzia
e dell’obbligo alla secondaria e
all’università: la sfida è avviare il tempo di una società della formazione
lunga e permanente che non abbandoni nessuno lungo la via della crescita,
dell’aggiornamento, di possibili esigenze di mobilità. Solo così, del
resto, si formano classi dirigenti all’altezza, e solo così il sapere
riacquista la sua fondamentale carica di emancipazione e realizzazione di
sé”.
Più sibillina appare la conclusione del
discorso, una volta definiti gli impegni,
perché torna in campo il tema del rigore
della spesa.
Ecco il brano “a rischio”: “A
fronte di questo impegno, garantiremo processi di riqualificazione e di rigore
della spesa, avendo come riferimento il grado di preparazione degli studenti e
il raggiungimento degli obiettivi formativi”. E davvero non è facile
capire.
Al contrario, senza passaggi sibillini il
discorso degli impegni secondo
il Programma di SEL. “Nella scuola che vogliamo il tempo
pieno
è garantito a tutti. Abbiamo urgenza di abbattere la dispersione
scolastica che
in alcune aree del paese supera il 20%. Per questo
è necessario introdurre l’obbligo
scolastico fino ai 18 anni. E abbiamo
bisogno di scuole pubbliche di
qualità in tutto il territorio nazionale,
che operino in reale autonomia.
Proprio per questo è indispensabile
garantire Organi Collegiali democratici, aperti, che
abbiano pieno
riconoscimento e diritto d’intervento nella didattica e negli
aspetti
organizzativi. Una delle priorità è il programma di edilizia
scolastica,
perché non possiamo più vivere tragedie come quelle di San Giuliano,
non possiamo
più pensare che i nostri figli passino la maggior parte
della loro
giornata dentro strutture pericolanti, fatiscenti, con barriere
architettoniche che limitano l’accesso ai diversamente abili e privi
di connettività. Attraverso
il taglio delle spese per l’acquisto
degli inutili aerei da guerra F 35
possiamo recuperare risorse
da investire in un forte programma di edilizia
scolastica in tutto
il territorio nazionale che rinnovi le strutture e le adegui
alla normativa antisismica, le doti di connettività, di laboratori
e
degli altri strumenti necessari. C’è bisogno di nuovi insegnanti.
Ben tre generazioni di insegnanti sono
intrappolati nella vergognosa
gabbia della precarietà.
Per questo noi proponiamo un piano
pluriennale di immissione in ruolo dei precari, fino
ad esaurimento
delle graduatorie, coprendo tutti i posti disponibili nelle
scuole.
Oggi l’organico scolastico è fortemente sottodimensionato
rispetto
alle necessità: sono infatti ben 81 mila
i posti disponibili per docenti e più di
12 mila quelli
per il personale ATA. E’ necessario stabilire regole certe
di
reclutamento, sulla base delle reali esigenze di formazione
degli studenti. Bisognerà
per questo reintrodurre il tempo pieno
e le ore di laboratorio che Gelmini aveva
cancellato
e garantire la presenza di insegnanti di sostegno, secondo il
bisogno
certificato. La soluzione praticabile è il concorso periodico
che copra il
fabbisogno a partire dalla percentuale
degli organici funzionali. La formazione
dei docenti
deve essere garantita e obbligatoria durante tutto il percorso
lavorativo, attraverso le unità territoriali di supporto
pedagogico-didattico. La
formazione, come sappiamo,
inizia dalla nascita e le famiglie italiane,
ed
in particolare le donne gravate dal doppio compito del lavoro
e della
cura, necessitano con urgenza di nuovi nidi pubblici,
che garantiscano
un numero di posti pari almeno al 30% dei bambini
fino a tre anni. La
scuola deve formare alla vita:
recuperiamo le ore sottratte da Gelmini e
lavoriamo
per l’unificazione dei cicli liceali e tecnico-professionali,
investendo maggiormente nella materie professionalizzanti.
E’ così che la
scuola potrà esercitare un ruolo preminente
nell’organizzazione della società, della
produzione
e della formazione delle generazioni. La qualità delle nostra scuola
va
costantemente valutata e misurata.
Per questo intendiamo istituire un
percorso di valutazione
complessivo del sistema scolastico, così da
verificarne l’adeguatezza
e la rispondenza alle necessità espresse dagli studenti e
dai cambiamenti sociali e culturali in atto. La valutazione
verrà
affidata ad un ente autonomo, non di diretta nomina
ministeriale, dovrà avere finalità
compensative e di supporto
alle realtà scolastiche in difficoltà, e
utilizzerà modalità statistiche
con indicatori e parametri misurabili e quantificabili.
La valutazione coinvolgerà il Consiglio di Istituto e il Collegio
dei
Docenti. La scuola è degli studenti, mentre oggi il diritto
allo studio è
fortemente messo in discussione dall’aumento
delle tasse, dai costi non
più sostenibili delle famiglie
per l’acquisto dei libri di testo e del
materiale scolastico,
dall’erosione delle borse di studio. Vanno messe in
campo
con urgenza le risorse necessarie a garantire le borse di studio,
forme di
reddito indiretto come la mobilità gratuita per gli studenti,
e strumenti fiscali come
la deducibilità delle spese per la scuola.
Altro che riduzione delle ferie! E forse
con una scuola a tempo pieno,
con l’introduzione di nuove figure professionali, l'antica,
sempre uguale a sè stessa, didattica del trinomio
lezione-interrogazione-voto
cadrà nell’oblio.
O no?
Severo Laleo