venerdì 8 marzo 2013

Il vero studio dell’umanità è l’uomo. Quell'uomo





Ieri, W. Goethe, da “Le affinità elettive”:
"Libero ognuno d'occuparsi di ciò che lo attrae, che gli fa piacere, che gli pare utile,
ma il vero studio dell'umanità è l'uomo".

Oggi, 8 Marzo 2013:
Secondo Amnesty International Italia, “il numero di omicidi da uomo su uomo,
negli ultimi 10 anni,  è diminuito, mentre è aumentato il numero di donne
uccise per mano di un uomo: oltre 100 ogni anno.  
Secondo le ultime statistiche fornite dalla Casa delle Donne di Bologna 
che raccoglie dati sul femminicidio dal 2005:  sono 124 le donne uccise nel 2012. 
In leggero calo rispetto al 2011 quando le vittime erano state 129.
Ma nel dato del 2012 vanno anche conteggiati  i 47 tentati femminicidi 
che, fortunatamente, non hanno portato alla morte della donna.
E le 8 vittime, tra figli e altre persone (che portano il totale a 132).
Vittime italiane nel 69% dei casi, così come gli assassini (73%). 
Il 60% dei delitti è avvenuto nel contesto di una relazione tra vittima e autore,
in corso o conclusa. Nel 25% dei casi le donne stavano per porre fine
alla relazione o l’avevano già fatto”(Monica Ricci Sargentini).


Sì, il vero studio dell'umanità è l'uomo, proprio l’uomo,
anzi quell’uomo che ha perso e perde la sua umanità e dignità
nella violenza antica, di sempre, del femminicidio.

O no?
Severo Laleo

giovedì 7 marzo 2013

Mille piazze, mille feste, in contemporanea, per gli Otto Punti





La politica, se è Politica, non finisce con le elezioni.
Almeno per le persone di sinistra, specie se in qualche modo impegnate.
Tutti parlano, di nuovo anche i "vituperati politici", di ogni schieramento,
sia nuovi, i Renzi, sia vecchi, le Bindi, e di nuovo, e in continuità, Grillo,
e anche Dario Fo. Tutti di nuovo padroni delle nostre scelte.
E noi? E le persone del centrosinistra?  In silenzio, a vedere come va a finire.
Sebbene dappertutto, in tanti discorsi, scorgiamo solo capricci.
E continuiamo nel silenzio, frastornati, quasi bastonati, perché,
obbligati al teatrino della politica, in mano ai signori della comunicazione,
non riusciamo più a leggere con semplicità i dati elettorali.

Eppure, per la prima volta nella storia repubblicana, in Parlamento siedono,
in maggioranza assoluta, persone –non dico gruppi e/o partiti, ma persone-
di sinistra e di centrosinistra; per la prima volta nella storia repubblicana,
il centrodestra, sommando anche i voti di Monti, non è maggioranza nel Paese
(solo 4 persone su dieci hanno scelto il centrodestra: mai successo prima
–solo Berlusconi l’ha capito, perché s’accorge di non essere più in grado
di bloccare/guidare alcunché, e si sforza di rientrare in campo-);
per la prima volta una vera coalizione di centro sinistra ha la maggioranza
assoluta alla camera (l’altra volta non vale, c’era anche Mastella!).
E' vero, il centrosinistra non ha la maggioranza di coalizione al Senato,
ma, secondo le previsioni migliori, l’avrebbe conquistata grazie a Monti.
E sarebbe calato un silenzio più profondo sulla Politica.

Se questi sono i dati, da persona del centrosinistra,
1.sono contento (grazie al M5S, vedono la luce –perché Bersani ha capito
l’urgenza di una riforma della politica- gli Otto Punti, con la possibilità,
reale, per la prima volta nella storia repubblicana, di un profondo
cambiamento della politica, nella direzione di un'estensione della democrazia,
e, con la riforma dei partiti, e degli statuti, e delle forme dell’agire politico,
e del finanziamento, pubblico e privato, magari avviarsi a costruire
una “sovranità conviviale” -solo SEL l’aveva in qualche modo intuito-);
2.ma vorrei anche farmi sentire, andando in piazza, di sera, dopo cena,
alla stessa ora, in mille piazze, di mille Comuni d’Italia, in gioiosa festa,
a reclamare un nuovo governo, di centrosinistra, senza Berlusconi,
(ormai ininfluente, senza più la possibilità di corrompere nessuno
-oddio, l’uomo è molto sagace-!), a sostegno degli Otto Punti e altri,
eventualmente a cura del M5S;
3. e non vorrei sentire più le infantili fantasie di un’uscita dalla crisi,
grazie a chissà quale nuovo leader, qualunque sia il suo nome; la democrazia
è delle persone, e i leader potranno solo essere di "servizio", alla Grillo (spero!).

La Politica continua anche dopo le elezioni e non solo nelle stanze
delle Direzioni e del Web.
O no?
Severo Laleo

mercoledì 6 marzo 2013

Costruire la "sovranità conviviale" con più Partito



Oggi, nei giorni della vittoria del "movimento", il paradosso politico 
è il seguente: abbiamo bisogno di più "partito"; l'antipolitica è nata 
vent'anni fa con Berlusconi e giunge a una sua vittoria con Grillo. 
L'antipolitica di Berlusconi era: arrendetevi all'imprenditore, 
i partiti hanno fallito, ora "ghe pensi mi"; e inventa il “danarismo 
avvilente”, per tenere a libro paga i “servi liberi” alla Ferrara;
l'antipolitica di Grillo é: arrendetevi al Movimento, i partiti hanno fallito,
si ritorni alla "volontà popolare"; e inventa il “vaffismo” per attrarre
la protesta nel grido liberatorio della piazza.
La differenza non è di poco conto: schiavizzazione vs liberazione.
Ma è sempre contro i partiti. Anzi entrambi (e non solo) fondano 
non-partiti.


Ora se, per l'estensione di una democrazia tra pari,
si vogliono contrastare le spinte leaderistiche, 
fondamentalmente maschiliste, antipolitiche, antipartitiche, 
bisogna inventarsi nuove forme dell'agire politico; è necessario 
superare insieme sia la verticalità dei partiti padronali 
(veri non-partiti al servizio del leader carismatico -mai parola 
nobile caduta così in basso!-), sia la orizzontalità dei movimenti 
atomizzati (vere non-associazioni, almeno nel livello nazionale, 
semplicemente "piattaforma...veicolo di confronto 
e di consultazione che...trova il suo epicentro" in un blog), 
sia la burocratizzazione arrivista e autoritaria dei partiti tradizionali 
(veri luoghi di lotta di potere), e costruire, al contrario, dall'interno, 
grazie anche a una riforma dei partiti, una democrazia tra pari 
attraverso la pratica di una "sovranità conviviale". 
O no?
Severo Laleo

lunedì 4 marzo 2013

Care persone del M5S in Parlamento




Oggi abbiamo assistito, nell’assemblea del M5S, alla nascita
di un nuovo modo, inimmaginabile, di “presentare” la politica
e di “presentarsi” in politica.
Spontaneo, vero, avvolto, a tratti, in un’emozione non adulta ,
attento ai problemi, lontanissimo dalla prosa e dai riti di partito,
determinato a realizzare le proposte del programma,
con una voglia di agire disinteressata.
E’ vero, è solo un inizio, ma godiamocelo, finalmente!

Eppure alla conferenza stampa dei capigruppo, Crimi e Lombardi
(prima reale “materializzazione”, per fortuna, di nomi nuovi nel M5S),
complice una stampa. e un modo di scrivere la politica, maledettamente
chiusi nel gioco di formule del passato, senza volere, credo,
cedono al politichese e, per questo, diventano incomprensibili e ostici
al proprio elettorato,  in attesa e pronto ormai per un’agenda
nuova di Governo, nel significato urgente del termine:
le cose da fare subito, ora, senza perdere una vincente occasione.
L’operaio di Ischitella, un paese del bel Gargano, in Puglia
(è solo grazie alla sua rabbia se non ho mai demonizzato il M5S),
è in attesa del reddito minimo garantito,  non riesce proprio a capire,
da lavoratore, tra precarietà e lavoro nero, perché, avendo ora
il coltello dalla parte del manico” –è proprio il caso di ripetere la sua espressione- 
come il M5S possa lasciar cadere quest’occasione perdendosi
in “chiacchiere morte” (altra sua espressione).

E’ vero, chiacchiere morte, se si torna a parlare di governo tecnico,
di Monti bis addirittura, di governo dei partiti, e, dulcis in fundo,
di norma antiScilipoti. Che lingua è?

Care persone del M5S , attente, Roma è la Capitale, e ha un suo fascino,
e spesso, complice, regge il “moccolo”. Attente.
Perciò tornate alle parole dell’assemblea, ai problemi reali, ascoltate
in Parlamento Bersani, con l’attenzione propria di chi non ne può più,
e se s’impegna a realizzare, voi determinanti, provvedimenti in grado
di cambiare questo Paese, e soprattutto se anch’egli s’impegna ad ascoltare
le giuste vostre richieste, votate pure la fiducia (la semplicità della verità
è sempre rivoluzionaria, la vostra stessa esperienza sia a voi di lezione),
senza problemi. Perché la fiducia non è per sempre. E Bersani è un signore.
O no?
Severo Laleo

P.S. Non eclissi la politica la vita delle persone: condoglianze a Grillo.

Streaming M5S: i paradossi della politica




Streaming M5S. E' in corso, almeno per genuinità d'organizzazione,
un'assemblea di istituto, seria e molto ordinata. Con applausi per tutti.
Assenti i fischi e i rumori. E anche le battute e i sorrisi. Molta emozione.
Un nuovo modo di "presentare" la politica e di "presentarsi" in politica.
E' una riedizione di un '68 più pragmatico, e per questo forse davvero 
rivoluzionario. Tutti vogliono risolvere un problema. Tutti.
Davanti a noi la generazione prole delle persone del '68 e educata
nella scuola rovinata -direbbe Gelmini- da docenti del '68.
Proprio ora una deputata parla di "diritto di imparare".
C'è anche don Milani, dunque. E tanta esperienza di lavori di "accoglienza". 
Semplifico ancora: queste persone, generazione prole di persone del '68,
educate nella scuola dei docenti, donne e uomini, sessantottini,
è una generazione di persone attente ai diritti e alla libertà,
con una dignità naturale e spontanea; e azzardo: queste persone,
anche se Grillo, perdendo la testa, decidesse di far votare
per "Ruby nipote di Mubarack", queste persone, ripeto, saprebbero
quale bottone schiacciare in piena libertà di coscienza.
E questo è per me una garanzia di democrazia. Grazie.
Solo una raccomandazione: la democrazia è dialogo paziente,
continuo e faticoso ed è tanto più importante quando si è consapevoli
di aver come guida l'interesse generale.
Ed ecco i paradossi.
Berlusconi, l’imprenditore liberale, con il suo Popolo della Libertà,
ha portato (purtroppo così va in Italia) in Parlamento
persone prontamente disponibili a votare il falso evidente,
in nome di un’interessata lealtà … a delinquere;
Grillo, il comico guru, con il suo Movimento 5 Stelle,
ha portato (per fortuna ancora così va in Italia) in Parlamento
persone esclusivamente disponibili a risolvere problemi,
in nome di un interesse generale per una rivoluzione morale.
O no?
Severo Laleo

domenica 3 marzo 2013

Sempre più la democrazia esige limiti




In Svizzera, secondo le proiezioni, il referendum contro i mega-stipendi
va diritto verso la vittoria del sì. Riporto la notizia dal Corriere.it

Stretta sugli stipendi dei top-manager delle aziende e delle banche 
in Svizzera. Con un referendum, i cittadini svizzeri hanno deciso 
di imporre regole rigidissime in fatto di stipendi ai vertici delle aziende, 
dando agli azionisti un potere vincolante sui compensi.
LE PROIEZIONI - I dati non sono ancora ufficiali, ma dalle prime proiezioni 
realizzate dell'istituto Gfs. Bern per la tv di Stato, il 70 % cento degli svizzeri 
vuole dare agli azionisti un potere di veto sul compensi e vietare buonuscite 
stellari per i manager in uscita e compensi troppo alti per quelli da assumere. 
La stretta è legata al malcontento generale per gli alti bonus dei top manager 
o per le liquidazioni come quella di oltre 78 milioni di franchi svizzeri 
(oltre 76 milioni di euro) accordata al presidente uscente di Novartis, Daniel Vasella”.


Forse per una democrazia avanzata è ora di fissare un limite anche alla povertà.

O no?
Severo Laleo


sabato 2 marzo 2013

Il paradosso di Grillo: la pratica dell’oltraggio genera il senso del limite





Un risultato elettorale migliore per il cambiamento del Paese
non avrei potuto immaginare: centrodestra definitivamente finito,
almeno nella sua versione populista e berlusconiana, e, se si vuole,
fuori gioco; centrosinistra con la maggioranza assoluta alla Camera,
grazie, purtroppo, a una legge “porcata”, ma costretto, al Senato,
a chiedere sostegno al M5S, per fortuna.
Grazie a questo risultato tornano di moda parole antiche: onestà,
onestà intellettuale, responsabilità, misura, rispetto delle istituzioni,
e, soprattutto, un sintagma, a me molto caro, “alla luce del sole”.
A questo punto solo le persone dovrebbero essere all’altezza
della nuova situazione. E spero siano all’altezza sia Bersani
sia le/i parlamentari del M5S. Scrisse Etty Hillesum: “Non sono i fatti
che contano nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa”.
Si vedrà. L'ipotesi di lasciar fuori il M5S, per chi ha un minimo
di "cultura del limite", è completamente improponibile. 
.  
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intanto, al suo solito,
 ha già dato una risposta costituzionalmente perfetta, e lanciata
la sua raccomandazione (esiste anche un significato nobile di questa parola).
E sempre all’altezza dei tempi.
Ecco il messaggio integrale del Presidente della Repubblica:
«Al mio rientro dalla Germania, ho potuto prendere meglio visione
delle prese di posizione apparse sulla stampa italiana in ordine
alle prospettive post elettorali. Sono state affacciate - sia da analisti
e commentatori sia da esponenti politici - le ipotesi più disparate
circa le soluzioni da perseguire. Nel ribadire attenzione e rispetto
per ogni libero dibattito e, soprattutto, nel riservarmi ogni autonoma
valutazione nella fase delle previste consultazioni formali
con le forze politiche rappresentate in Parlamento, mi permetto
di raccomandare a qualsiasi soggetto politico misura, realismo,
senso di responsabilità anche in questi giorni dedicati a riflessioni
preparatorie. Abbiamo tutti il dovere di salvaguardare l'interesse generale
e l'immagine internazionale del Paese, evitando premature categoriche 
determinazioni di parte».

E il monito del Presidente credo debba valere, quanto a misura 
e senso di responsabilità, anche per Veltroni, Bettini e Renzi.
Forse la nostra democrazia richiede oggi solo un irreprensibile
svolgimento di un percorso costituzionale.
O no?
Severo Laleo

Oltraggio, dal Vocabolario Etimologico: “tutto quello che oltrepassa 
la misura e il giusto

L’Italia è cambiata. Anche la sua narrazione e i suoi riti di palazzo




Ormai, per due volte di seguito, prima nella tornata referendaria del 2011
qui, e poi nelle elezioni politiche del 2013 qui, le/i cittadine/i italiane/i,
le persone cioè in carne ed ossa, hanno dimostrato di essere più avanti
della classe politica tutta,  e dei suoi interpreti, giovani e non giovani.
Eppure il cambiamento, chiesto a gran voce dalle persone partecipi della vita
della nostra democrazia, a partire dall’esercizio del voto, non riesce
a giungere ai responsabili delle decisioni dell’agire politico.
Ancora adesso. Anche se un cambiamento è già in atto, ed è addirittura
epocale: per la prima volta un Governo sarà chiamato a dare, prima di tutto,
risposte precise alle richieste reali di una maggioranza attiva del corpo elettorale,
rappresentata, anche in queste ore, dal M5S e dall’area del centrosinistra.

La stessa narrazione del Paese  finalmente non ruoterà più intorno
al “bunga bunga”, cioè intorno alle vicende, private e pubbliche,
d’ogni tipo, di UNA persona, ma intorno alle esigenze di TUTTO un Paese, innanzitutto in tema di riforma della politica, perché è diventato chiaro a tutti
che più profonda e estesa è la pratica della democrazia, più si riducono le forme di povertà materiale e di schiavitù mentale. Si rifletta bene: non era mai successo.

Da domani (Bersani, guardando avanti, pare abbia già scelto la strada giusta
-ho letto i suoi Otto Punti di programma: mi sembra un sussulto del ’68 nel ricordo di E. Berlinguer-), da domani, ripeto, tutto avverrà alla luce del sole.
Senza inciuci, nei quali un totalmente sconfitto centrodestra, imperante Berlusconi, continua a sperare. Perché da noi i riti di Palazzo sono nella storia
della gestione del potere.
Al contrario, tutto si svolgerà secondo una  giusta e corretta interpretazione
della procedura costituzionale. Senza dubbio un grazie è da rivolgere soprattutto a chi nell’urna ha deciso di dare un segnale di cambiamento con il voto al M5S. E molti di questi voti, so per diretta esperienza, giungono anche da persone silenziose e senza grilli per la testa.

Un PD/SEL al 36%, vittorioso e allegro avrebbe mai prodotto, non scalfite
le antiche immutabili logiche italiche, gli Otto Punti? Si sarebbe già agli inciuci, pur seri, preoccupati, competenti e, in qualche caso, in buona fede, ma sempre inciuci, con Monti. La vittoria bella prima di una brutta fine.
In questa situazione di gran fermento e assoluta novità elettorale, ancora non tutti riescono a cogliere l’ineludibile spinta elettorale al cambiamento, e spesso farfugliano fuori tema, con o senza un personale interesse. Ad esempio:
1.Berlusconi ha tutto l’interesse a imporre il ritornello della sconfitta del PD/SEL, perché sa di aver subito una sconfitta definitiva: il centro destra, per la prima volta dal 1948, è minoranza nel paese; e questa volta non riuscirà a deviare l’attenzione di gran parte dell’informazione sui suoi problemi: per la prima volta, anche le sue vicende giudiziarie, rientreranno nella cronaca dei tribunali, sebbene tenterà ancora una volta, con una manifestazione di piazza contro un ordine costituzionale, di vestire con la parola “politica” la sua semplice personale situazione di imputato;
2.Veltroni, in una così perigliosa e fertile occasione di collaborazione, insensatamente, partecipa al dibattito ricordando, orgoglioso, il “suo” 34% del 2008, ma dimentica di non aver vinto le elezioni, anzi di aver regalato a Berlusconi  il record dei consensi, causa esclusiva delle sue dimissioni;
3.Renzi,  non incline a “pugnalare alle spalle” (e di questo, vista l’onestà intellettuale del giovane Sindaco il giorno dopo le Primarie, siamo certi), ha tutto l’interesse (si fa per dire!) a ribadire, senza “giri di parole”: “abbiamo perso”, ripetendo, purtroppo, il ritornello di Berlusconi,  e non vuole afferrare, che la partita, per usare il suo linguaggio, è stata vinta, a prescindere dal risultato, e conquistati tutti i punti in palio. E purtroppo non vuole afferrare che 1. la proposta di Bersani non è un inseguire Grillo (il discorso di Bersani è rivolto a tutti i parlamentari, con un’attenzione istituzionalmente corretta alle elette e agli eletti del M5S); 2. l’attribuzione delle Presidenze di Camera e Senato non seguono le norme del “baratto”, ma, anche qui, della corretta gestione istituzionale.

Una lezione, a margine, per il futuro forse resta: anche in campagna elettorale gli aspiranti statisti convien tengano alto il senso del limite, soprattutto nei giudizi
su persone.
O no?
Severo Laleo

giovedì 28 febbraio 2013

Il paradosso (forse) di Grillo



Grillo pare abbia personalmente –è un suo vanto- controllato l’ ”onestà
delle/dei  candidate/i  al Parlamento. E non solo. Bene (anche se…).
Ogni Parlamentare del M5S  ha, dunque,  un’ ”onestà” certificata.
L’onestà, nella vita quotidiana, è la qualità di una persona di comportarsi
con lealtà, trasparenza, sincerità, rettitudine, libertà di coscienza.
L’onestà, nell’esercizio di una funzione pubblica, è la qualità di una persona
di comportarsi con rispetto delle leggi e dei regolamenti,
con responsabilità (senza mai abdicare al diritto di critica e di conflitto
per il cambiamento), con indipendenza di giudizio, nell'interesse generale.
La persona con il dono dell’onestà non può  soffrire “dipendenza”,
di qualsivoglia natura e condizione, da niente e da nessuno.
Non può mai essere “dipendente”, la persona munita di onestà.
Ora, è possibile chiedere all’ “onestà” certificata dei Parlamentari M5S
di comportarsi nei confronti delle istituzioni repubblicane senza onestà?
L’onestà è per sempre, altrimenti non è.
O no?
Severo Laleo


P.S. Undici deputati del M5S  dell’Emilia Romagna dichiarano:

“Con noi entrano in Parlamento e nei palazzi romani i cittadini, noi saremo 
il loro occhio e la loro voce, nell’onestà e nella trasparenza; saremo propositivi 
e costruttivi seguendo i binari dettati dalla nostra Carta più importante: 
la Costituzione della Repubblica italiana”.
Questo sì è un parlare onesto. Ed è credibile: una rivoluzione di semplicità.


mercoledì 27 febbraio 2013

Quando il potere è al servizio della Polis




Inimmaginabile , e ottimo (noi si spera sempre), il prossimo Governo,
Politico, nel senso antico del termine, appartenente cioè alla polis, alla città,
alla democrazia, tutte nostre, di questo Paese di incalliti individualisti
dell’arrangiarsi (quando va bene!).
Da una parte PD/SEL a governare, per il BENE COMUNE dell’Italia,
dall’altra, per fortuna, a controllare, se il BENE è COMUNE per l’Italia,
il Movimento 5 Stelle. Governo e controllo.
E gli altri? Berlusconi, Monti, Razzi, Scilipoti?
A guardare, impotenti e increduli, la fine della vecchia politica,
quella padronale, quella tecnica, quella pagliaccia, e volgare.
Non era mai successo.
O no?
Severo Laleo

martedì 26 febbraio 2013

Avvertire Bersani: un’epoca è finita. l’Italia è finalmente un’altra.




Immaginate davanti a voi in fila dieci italiane/i: vecchi e giovani, poveri e ricchi,
tristi e allegri.  Ebbene di tali dieci italiane/i davanti a voi in fila hanno votato:
nel 1948 : più di cinque (5) per il centrodestra;
nel 1953: quasi sei (6) per il centrodestra;
nel 1958: più di cinque (5) per il centrodestra;
nel 1963: più di cinque (5) per il centrodestra;
nel 1968: più di cinque (5) per il centrodestra;
nel 1972: più di cinque (5) per il centrodestra;
nel 1976: più di cinque (5) per il centrodestra; con un PCI al 34%;
nel 1979: cinque (5) per il centrodestra; con un PCI al 30%;
nel 1983: cinque (5) per il centrodestra; con un PCI  vicino al 30%;
nel 1987: cinque (5) per il centrodestra; con un PCI al 27%;
nel 1992: più di cinque (5) per il centrodestra; con un PDS al 16%;
nel 1994: più di cinque (5) per il centrodestra;  PDS al 20% e Berlusconi al 21%;
nel 1996: più di cinque (5) per il centrodestra;  PDS al 21% e Berlusconi al 21%;
nel 2001: più di cinque (5) per il centrodestra;  DS al 17% e Berlusconi al 30%;
nel 2006: parità, grazie ai voti di Mastella (sic!); Ulivo al 31% e Berlusconi al 24%;
nel 2008: più di cinque (5) per il centrodestra; PD al 33% e Berlusconi al 37%;
nel 2011: tornata referendaria: s’apre una strada per il cambiamento;

nel 2013: solo quattro (4) votano per il centrodestra, Monti compreso; 
PD al 25%  e Berlusconi al 21%.

E grazie solo a uomini e donne del Movimento 5 Stelle.

O no?
Severo Laleo


Elezioni 2013: intanto entra la storia




Nell’attuale dibattito sui risultati elettorali è (stata) assente
la visione generale d’insieme, anzi la storia.
Perché tutti attenti a contare i voti, alle curiosità della cronaca,
alle distorsioni della polemica, e dimostrando, a volte, un’ignoranza grave
dei meccanismi della vigente legge elettorale, oscuri persino
a giornalisti e a esperti di politica e, naturalmente, a molti sedicenti
uomini politici. E’ proprio vero, una “porcata” è sempre difficile da digerire.  
E i protagonisti stessi degli schieramenti politici, nel caso in questione,
soprattutto Alfano, determinati a creare confusione e allarme intorno
al legittimo, reale, risultato elettorale: teatrino fino all’ultimo.

Eppure queste elezioni consegnano alla storia un dato straordinario,
nuovo, inedito, sorprendente: per la prima volta, dal 1946, il centrodestra,
nella somma di tutti i voti non di sinistra, è minoritario, Monti compreso.

E’ la fine di un’epoca, e insieme la fine del berlusconismo.
A meno che i voti del Movimento 5 Stelle non siano da associare
al centrodestra!
O no?
Severo Laleo

domenica 24 febbraio 2013

L’arroganza danarosa dell’oltraggio




Appena ieri, in questo Blog, a proposito della rinuncia di Benedetto XVI  
al ministero petrino, si è sottolineata l’importanza, per noi uomini moderni,
della Sua laica lezione di civiltà, in quel Suo riconoscere, a tempo opportuno,
i propri limiti, fisici e spirituali, e del decidere conseguentemente,
in piena libertà. Oggi, al contrario, un uomo politico, ad alta voce, grida,
schiavo nel suo bunker di danaro, il suo oltraggio, nel senso antico
del termine di andare oltre, oltre ogni misura, esprimendo un giudizio irresponsabile e irripetibile nei confronti della magistratura.
Liana Milella, nel suo blog su repubblica.it, rende ben chiara l’insopportabilità,
questa sì oltre ogni limite, di quest’uomo politico, invitando a tener viva
la memoria dell’oltraggio, e magari lasciando alla legge la parola definitiva
per ristabilire il diritto.
Ecco il suo articolo:
“Più che “grossa” l’ultima affermazione del Cavaliere contro i magistrati dà 
la misura di quanto debbano essere pesanti i suoi incubi. Tanto da oscurargli 
il senno e fargli violare il silenzio elettorale dell’ultimo sabato prima del voto 
con una frase di gravità inaudita.
Non ha mai il senso del limite l’ex premier. Non ce l’ha quando offende 
platealmente una donna (ma ormai abbiamo capito quanto materiale e greve 
sia il suo rapporto con l’altro sesso). Non ce l’ha quando usa la parola “cancro” 
per parlare dei magistrati, e usandola offende tutti coloro che con questa malattia 
lottano per la vita. Non ce l’ha quando imbroglia la gente con le sue false 
lettere sull’Imu. Non ce l’ha quando promette opere faraoniche che non hanno 
alcuna speranza di vedere la luce e per di più sono inutili. Non ce l’ha 
quando sovverte le regole dei processi e tenta di sfuggire alla giustizia. 
In questo blog mi si accusa di difendere i giudici, ma chi non lo farebbe di fronte 
a parole tanto gravi? Ricordiamocele bene – “Da noi la magistratura è una mafia 
più pericolosa della mafia siciliana, e lo dico sapendo di dire una cosa grossa”- 
anche domani  e dopodomani, e nei giorni a venire”.

Forse il guaio più grande per il nostro Paese è stato il piegarsi,
bianchi e neri, centro, destra e sinistra, ricchi e poveri, per opportunismo,
all'arroganza del danaro, al quel danarismo avvilente produttore,
solo da noi, di tanti, educati/sgauiati, orgogliosi, intelligenti “servi liberi”.
O no?
Severo Laleo


venerdì 22 febbraio 2013

Benedetto XVI e la cultura del limite




Secondo il direttore di Tv2000, Dino Boffo, la decisione del Papa di rinunciare
al ministero di Vescovo di Roma, offrendo le sue dimissioni, avrebbe l'obiettivo 
di porre fine a una gestione del potere che può scandalizzare gli ultimi 
e gli umiliPuò darsi. Ma è solo una sua interpretazione. Sebbene, in qualche 
modo, anche Benedetto XVI, nel mercoledì delle Ceneri, affrontando il discorso 
delle “tentazioni”, sembra aprire una riflessione sulle insidie del potere e parla 
del pericolo, sempre presente, anche nella Chiesa, di “strumentalizzare Dio 
per i propri interessi, dando più importanza al successo o ai beni materiali”.
E spiega: “Nei momenti decisivi della vita, ma a ben vedere in ogni momento, 
siamo davanti ad un bivio: vogliamo seguire l'Io o Dio? L'interesse individuale 
oppure il vero bene, ciò che realmente è bene? ”.
E’ un chiaro insistere nel rifiuto del successo e dell’interesse individuale.

Qui, al contrario, in semplice e rispettoso atteggiamento d’ascolto, si vuole tentare 
di comprendere, solo attraverso le parole del Papa -mai parole furono così a lungo 
e profondamente meditate –, l’origine e il senso della decisione di rinuncia, 
a mente fredda, quando ormai il fatto è accaduto e appartiene già alla storia, 
con il suo lascito, bene scolpito, di un insegnamento, di una lezione di vita. 
Senza analisi di altra natura.

Ascoltiamo, dunque, nuovamente le parole del Papa, nell’atto di comunicare
la sua decisione:  “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza 
davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata
non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. 
Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, 
deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno 
soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti
e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare 
la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore 
sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito 
in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene
il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, 
con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma”.

Discorso di una lucente chiarezza: l’età avanzata toglie sì vigore al corpo 
e all’animo, ma  non fino al punto di non riconoscere l’incapacità 
di  bene amministrare. Questa sola l’origine della saggia determinazione, 
in piena libertà. Molti hanno parlato anche di coraggio. Soprattutto per l’atto 
di rinuncia in sé. In verità, il coraggio non è nel rinunciare al ministero, 
ma nel riconoscere i dati reali di una condizione biologica in via di peggioramento,
e di un contesto storico in via di rapidi mutamenti. Un elogio, insieme alto e umile, 
della coscienza del limite. Scrive Navarro-Valls: “Il male maggiore, che provoca 
e affligge l'epoca contemporanea, è il culto del potere, ossia la tendenza 
a considerare prioritario in senso assoluto l'utile individuale. L'ambizione 
è fatalmente sganciata da ogni criterio etico, finendo per costituire una minaccia
per gli altri...Ed è proprio la coscienza del limite che tiene aperta la porta
di ciascuno al bene dell'altro”.

Una lezione di laicità.
O no?
Severo Laleo


giovedì 21 febbraio 2013

Santanchè, Gelmini, Prestigiacomo: le donne del PDL non sono di serie B…



  
In una pagina di propaganda elettorale 
dal canoro titolo “Sono una donna, 
non sono una bambola”, scrivono, 
e sottoscrivono, le donne del PDL in Italia:
Siamo le madri, le sorelle, le mogli e le figlie degli italiani..voteremo per Berlusconi”.
Obiettivo: conquistare il voto femminile.

Proviamo ora a immaginare, per assurdo,
questa stessa dichiarazione sottoscritta
dalle donne di un Partito Politico in Svezia:
Siamo le madri, le sorelle, le mogli e le figlie degli svedesi…voteremo per B…son
Risultato: zero voti.

Forse l’Italia è un paese speciale, allegro e pittoresco.
O no?
Severo Laleo

mercoledì 20 febbraio 2013

Giannino, Boldrin, Zingales: a ciascuno le sue fragilità




Grazie a una nuova forza politica, FARE per Fermare il Declino,
a  mio avviso utile e determinante per ampliare la strada alla modernità del Paese,
il grande pubblico ha avuto modo di conoscere, più da vicino, grazie alla TV,
e alla Rete, nuove belle persone, preparate e disinvolte, brillanti e competenti,
disponibili a impegnarsi in politica, ognuna a suo modo, e secondo il suo ruolo,
con il nobile fine di chiudere definitivamente l’era fallimentare
dei Calderoli e delle Minetti e, bocca mia taci, di Isso, essa e  ‘o malamente.
E con gran convinzione si battono. Fino all’ultimo, nonostante tutto.
Preparato e disinvolto è apparso Giannino. Brillante e competente Boldrin.
Originale e trasparente Zingales.
Ma le persone, per quanto in gamba, nascondono spesso curiose fragilità.
E così Boldrin, non riuscendo sempre a sviluppare un civile dialogo
con i suoi avversari, né a costruire, da buon maestro, le condizioni,
di metodo e di argomenti, per convincere (obiettivo d’obbligo in una campagna elettorale) i suoi interlocutori, si trova a chiudersi a riccio, rigido, nella sua gabbia di professore scostante, e a volte arrogante. E s'arrocca.
Non è civile, tutti si sa, e non è utile, dar dell’ignorante a una persona;
al contrario, è civile, ed è utile, contribuire a realizzare, anche con i propri
comportamenti sociali,  quel “processo di aggregazione politica libero 
da personalismi e senza pregiudiziali ideologiche” (dal Manifesto di FARE 
per Fermare il Declino). E appare fragile, il professor Boldrin, perché coltiva
ancora un’idea “avara” della politica. Forse un economista, attento ai dati,
tende a trascurare la lezione di un povero “don” di campagna: “Ho imparato
che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica.
Sortirne da soli è avarizia”. E non riesce a praticare l’arte del “sortirne insieme”.
E così Giannino, distratto dai mille impegni, non riuscendo a comprendere
la modernità liberale di una relazione alla pari con ogni suo interlocutore,
si spinge, quasi sempre, a porsi, pieno della sua sgargiante presenza,
in una posizione di “illuminazione” e, per dar sempre più lustro al suo
sapere, cade, da persona puerilmente fragile, nell’errore di inventarsi master
(e lauree?). Così senza alcun profitto, solo per fragilità. E s'arrocca.
E che dire del suo amico cofondatore Zingales, pensatore di qualità?
Semplicemente, non riuscendo a risolvere, pur “in ginocchio” orante,
nel giusto rispetto di un minimale dovere di trasparenza, una questione,
comunque delicata, per amicizia, in amicizia e con amicizia, si lancia in Rete
a dichiarare la propria “disperazione profonda”. Ma insieme dichiara anche la sua fragilità, in quanto, sia pur per una scoperta “per caso”, palesa una sua
personale diffidenza, incomprensibile, verso l’amico, al punto da dedicare,
almeno per serietà, del suo tempo prezioso al controllo di una dichiarazione,
buttata là, a bocca cincischiante, appunto, dal suo amico Giannino,
in un’intervista in TV. Ancora un brillante professore, dalla diffidenza
pronunciata, per dovere di onestà denunciata, debole sul piano
della relazione con gli altri. E s'arrocca
Scrive di suo pugno, il professore Zingales:
Anche la Lega e Forza Italia erano cominciate con grandi ideali: guardate
come sono finite. Speriamo che a Fare non tocchi la stessa sorte”.
Mah! Anzi, ancora mah!
Forse, l’essenziale, per fermare il declino, non è tanto il che FARE,
quanto il come ESSERE.
O no?
Severo Laleo


lunedì 18 febbraio 2013

L'effetto "G": “Benvenuta Sinistra”



Non si sa come andrà a finire, ma l’effetto “G”,
sia del bizzarro “fuori di testa”,
dai vestiti sgargianti e dai “gatti aggressivi”,
sia del “cattivissimo” istrione,
dal “copione ben preparato”,
aprirà, senza dubbio, la strada a una nuova,
questa volta definitiva, trasformazione del Paese,
nella direzione di una modernità da civiltà europea,
direttamente e indirettamente,
cancellando di colpo il “teatrino della politica” del “guitto”.

Ambrosoli è sicuro: “Il 25 aprile quest’anno arriva a febbraio.
Non abbiamo bisogno di continuità ma di una nuova prospettiva.
La Lombardia ha l’occasione di scrivere una pagina di storia
come quella di tanti anni fa”.
E sarà anche grazie al Grillo Giannino.
O  no?
Severo Laleo

domenica 17 febbraio 2013

Notizia e persone. A REEVA STEENKAMP




Pistorius. Pistorius, atleta disabile. Pistorius, campione paralimpico 
sudafricano. Pistorius spara alla fidanzata. Pistorius uccide la sua ragazza.
Un S. Valentino tragico per Pistorius. Pistorius, sempre Pistorius,
roso dalla gelosia, instabile di temperamento. Pistorius, un sogno infranto 
per la storia dell’atletica.

E’ malata la nostra “curiosità”. Guardando al nome di grande,
popolare fama, siamo colpiti dal fatto di sangue, e, sorpresi,
seguiamo una linea di riflessione, in questo caso, anche per stanca abitudine,
ormai in buona fede, maschilista, al di là del nome del/della giornalista.
Anzi violentemente maschilista. Siamo curiosi di capire perché Pistorius

Si sente per strada: “Noooo, Pistorius? Ha ucciso la fidanzata?
Sì, il campione paralimpico!
Non ci posso credere!
E si legge su La Stampa: “Pistorius femminicida è di sicuro una storiaccia… 
Pistorius il giorno degli innamorati ha, nonostante questo, assassinato
la sua fidanzata, l’ha fatto pure in una maniera follemente plateale. La notizia
ci ha fatto precipitare nella delusione e nell'orrore, ma alla fine ci rassicura
sul fatto che nessuna protesi potenziatrice ci renderà veramente eroi
e tanto meno santi. Anche Pistorius scende dall'altare … Pistorius,
il simbolo di tutte le virtù, dalla tenacia alla capacità di riscatto di un disabile,
avrebbe ucciso la sua ragazza con la piena volontà di farlo, nel giorno 
più paradossale per uccidere una donna…”. Ma si può!
Un bell'esempio, questo brano –salve le buone intenzioni di chi scrive-,
tra i molti, della nostra “curiosità” malata, capace di concentrasi 
sull'atto in sé e di cancellare la “persona” della vittima, incuriosita 
delle conseguenze immaginarie del fatto e distratta sulle sue cause reali 
profonde, attenta all'azione particolare e sorda al dolore universale.
Specie se a morire è una donna per mano di un uomo.
Se è un femminicidio.

Abbandoniamo la curiosità e esercitiamo l’empatia. Almeno il condolersi.
La notizia è: è stata uccisa, a trentanni, REEVA STEENKAMP.  
Una modella sudafricana, “una persona incredibilmente bella” (Shashi Naidoo).
Una persona impegnata a combattere gli abusi sessuali, e testimonial
nella campagna antistupro in Australia. Poche ore prima di morire
REEVA STEENKAMP aveva condiviso in twitter l’invito/slogan
(“Questo venerdì vestitevi di nero contro gli stupri”), per contribuire a tenere
alta la guardia contro la violenza sulle donne.  Per Sarit Tomlinson,
REEVA STEENKAMP continuava a infrangere lo stereotipo della modella.
Era dolce, gentile, angelica. Una persona che dava ispirazione, appassionata,
che parlava a favore delle donne e dell’ambiente”.
REEVA STEENKAMP, nel giorno degli innamorati, con la gioia
della sua lucente bellezza, ignara, guida  la sua lieve speranza d’amore 
di donna all'incontro con l’egoismo malvagio e violento di un maschio padrone.
Questa, purtroppo, la notizia.
O no?

Severo Laleo



P.S. “Il vero amore – scrive Th. Merton nel suo ‘Nessun uomo è un’isola’ - penetra i segreti e la solitudine dell’amato, permettendogli di mantenere i suoi segreti e di rimanere nella sua solitudine”.