sabato 2 marzo 2013

L’Italia è cambiata. Anche la sua narrazione e i suoi riti di palazzo




Ormai, per due volte di seguito, prima nella tornata referendaria del 2011
qui, e poi nelle elezioni politiche del 2013 qui, le/i cittadine/i italiane/i,
le persone cioè in carne ed ossa, hanno dimostrato di essere più avanti
della classe politica tutta,  e dei suoi interpreti, giovani e non giovani.
Eppure il cambiamento, chiesto a gran voce dalle persone partecipi della vita
della nostra democrazia, a partire dall’esercizio del voto, non riesce
a giungere ai responsabili delle decisioni dell’agire politico.
Ancora adesso. Anche se un cambiamento è già in atto, ed è addirittura
epocale: per la prima volta un Governo sarà chiamato a dare, prima di tutto,
risposte precise alle richieste reali di una maggioranza attiva del corpo elettorale,
rappresentata, anche in queste ore, dal M5S e dall’area del centrosinistra.

La stessa narrazione del Paese  finalmente non ruoterà più intorno
al “bunga bunga”, cioè intorno alle vicende, private e pubbliche,
d’ogni tipo, di UNA persona, ma intorno alle esigenze di TUTTO un Paese, innanzitutto in tema di riforma della politica, perché è diventato chiaro a tutti
che più profonda e estesa è la pratica della democrazia, più si riducono le forme di povertà materiale e di schiavitù mentale. Si rifletta bene: non era mai successo.

Da domani (Bersani, guardando avanti, pare abbia già scelto la strada giusta
-ho letto i suoi Otto Punti di programma: mi sembra un sussulto del ’68 nel ricordo di E. Berlinguer-), da domani, ripeto, tutto avverrà alla luce del sole.
Senza inciuci, nei quali un totalmente sconfitto centrodestra, imperante Berlusconi, continua a sperare. Perché da noi i riti di Palazzo sono nella storia
della gestione del potere.
Al contrario, tutto si svolgerà secondo una  giusta e corretta interpretazione
della procedura costituzionale. Senza dubbio un grazie è da rivolgere soprattutto a chi nell’urna ha deciso di dare un segnale di cambiamento con il voto al M5S. E molti di questi voti, so per diretta esperienza, giungono anche da persone silenziose e senza grilli per la testa.

Un PD/SEL al 36%, vittorioso e allegro avrebbe mai prodotto, non scalfite
le antiche immutabili logiche italiche, gli Otto Punti? Si sarebbe già agli inciuci, pur seri, preoccupati, competenti e, in qualche caso, in buona fede, ma sempre inciuci, con Monti. La vittoria bella prima di una brutta fine.
In questa situazione di gran fermento e assoluta novità elettorale, ancora non tutti riescono a cogliere l’ineludibile spinta elettorale al cambiamento, e spesso farfugliano fuori tema, con o senza un personale interesse. Ad esempio:
1.Berlusconi ha tutto l’interesse a imporre il ritornello della sconfitta del PD/SEL, perché sa di aver subito una sconfitta definitiva: il centro destra, per la prima volta dal 1948, è minoranza nel paese; e questa volta non riuscirà a deviare l’attenzione di gran parte dell’informazione sui suoi problemi: per la prima volta, anche le sue vicende giudiziarie, rientreranno nella cronaca dei tribunali, sebbene tenterà ancora una volta, con una manifestazione di piazza contro un ordine costituzionale, di vestire con la parola “politica” la sua semplice personale situazione di imputato;
2.Veltroni, in una così perigliosa e fertile occasione di collaborazione, insensatamente, partecipa al dibattito ricordando, orgoglioso, il “suo” 34% del 2008, ma dimentica di non aver vinto le elezioni, anzi di aver regalato a Berlusconi  il record dei consensi, causa esclusiva delle sue dimissioni;
3.Renzi,  non incline a “pugnalare alle spalle” (e di questo, vista l’onestà intellettuale del giovane Sindaco il giorno dopo le Primarie, siamo certi), ha tutto l’interesse (si fa per dire!) a ribadire, senza “giri di parole”: “abbiamo perso”, ripetendo, purtroppo, il ritornello di Berlusconi,  e non vuole afferrare, che la partita, per usare il suo linguaggio, è stata vinta, a prescindere dal risultato, e conquistati tutti i punti in palio. E purtroppo non vuole afferrare che 1. la proposta di Bersani non è un inseguire Grillo (il discorso di Bersani è rivolto a tutti i parlamentari, con un’attenzione istituzionalmente corretta alle elette e agli eletti del M5S); 2. l’attribuzione delle Presidenze di Camera e Senato non seguono le norme del “baratto”, ma, anche qui, della corretta gestione istituzionale.

Una lezione, a margine, per il futuro forse resta: anche in campagna elettorale gli aspiranti statisti convien tengano alto il senso del limite, soprattutto nei giudizi
su persone.
O no?
Severo Laleo

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