Oggi, nel
giorno di San Crispino, sul Corriere della sera, Antonio Polito,
con semplici parole di verità, e
nostalgia della Politica, ha scritto:
“Il
nostro sistema politico-parlamentare è letteralmente esploso. E la cosa
incredibile è che il massimo della
frammentazione convive con il massimo
del leaderismo nei partiti. Il Pd, che
pure è il più democratico, è una monarchia
elettiva (quattro capi in cinque
anni, l’unico partito al mondo che incorona
il segretario con una consultazione
del corpo elettorale). Il Pdl è una monarchia
ereditaria. La terza forza, il
M5S, è una diarchia orientale, con un profeta
e un califfo … Da tre anni il
governo della Repubblica non è più espressione
del risultato elettorale … Da
tre anni il governo della Repubblica non è più
espressione del risultato
elettorale ... La soluzione viene di solito indicata
nelle riforme costituzionali
... Ma neanche quelle basteranno se non si produce
una profonda rigenerazione morale dei partiti … restaurare un nesso,
anche labile, tra l’attività politica e il bene
comune”.
Non
si può non essere d’accordo.
Il
ritorno alla Politica, con partiti,
non solo moralmente,
ma
soprattutto democraticamente rigenerati (è l’assenza
di
democrazia a produrre corruzione), è fondamentale
per “restaurare un nesso, anche labile, tra
l’attività
politica
e il bene comune”.
E’
tempo ora di congressi. E si spera trovi ascolto nel Pd
l’invito
di A. Polito; forse, in questa
direzione, qualche speranza
è
possibile cogliere nelle riflessioni di Barca
e nel programma
di Civati (Renzi e Cuperlo, pur da versanti
opposti, sono entrambi
in
continuità con le vecchie logiche della “monarchia”),
ma, sebbene
assente nel discorso di Polito, è SEL, a mio parere,
il partito
nato per ricostruire una “nuova sinistra”,
ad avere,
in
teoria, le carte tra le mani, per indicare, già dal prossimo congresso,
la
strada della rigenerazione della
forma partito, inventando e praticando,
dando l’esempio, nuove regole per
una democrazia partecipativa, tra persone
dialoganti, alla pari, in regime di
piena trasparenza, magari in “convivialità”.
E a
seguire il dibattito precongressuale di SEL,
anche attraverso
il blog
“ApritiSel”, tanti sono, sia tra i
giovani, sia nella “base”
(quella “base” giocata dai leader solo in senso
elettorale), sia nella
generale
e inespressa voglia di “contare”
nella ricerca viva della soluzione dei problemi,
i suggerimenti per realizzare il Partito
Nuovo.
Purtroppo
antichi riti congressuali, ora di stampo burocratico,
ora
di falsa rivoluzione (ad esempio l’elezione del segretario di partito
con primarie
aperte all’intero corpo elettorale),
impediscono
di fatto, attraverso e nei partiti, la realizzazione
di
quel bisogno ineludibile di “estensione della democrazia”.
Eppure,
per avviare un processo di rigenerazione dei partiti
e
della Politica, occorre costruire il
Partito Nuovo.
Ecco
qualche proposta.
Il Partito Nuovo è incompatibile con il mito leader
Per
l'estensione
della democrazia tra le persone, alla pari,
è
necessario da subito contrastare ogni residua forma di partito
a
conduzione leaderistica (il leaderismo è la forma politica del maschilismo),
e
insieme superare la verticalità dei partiti padronali,
l’orizzontalità
dei movimenti atomizzati, la burocratizzazione arrivista e
autoritaria
dei partiti tradizionali (veri luoghi di lotta
di
potere). Il Partito Nuovo avrà forma
cooperativa.
Il Partito nuovo è per la sovranità
conviviale
La Politica ha oggi bisogno di “più
partito”, cioè di un “luogo reale”, fisico,
dove
regole nuove e trasparenti rendono possibile una relazione “alla
pari”
tra le persone, dove la dirigenza sia scelta, almeno per il 50%, per
“sorteggio”,
dove uomini e donne, in spirito di servizio,
siedono “in pari numero” nei posti
di guida, dove non
si elegga a “capo” un “singolo”, spesso un
maschio,
ma una “coppia”, un uomo e una donna (si tratta di
passare
dal
monocratismo maschilista di sempre al bicratismo di genere
del
futuro, a una forma duale di direzione, dove non sia l’”IO”
a
dominare, ma il “NOI” a cooperare), dove il finanziamento sia,
da
una parte, pubblico (la responsabilità, anche economica, della continuità
democratica
è un bene/dovere del Paese), dall'altra, privato, ma possibile solo
a
iscritte e iscritti. Se i partiti e i
movimenti, in sé, sono senza regole di democrazia,
trasparenti e
controllabili, se non hanno un luogo di condivisione
delle
idee, se non sperimentano, anche dopo aver usato la rete,
l’ardire
del comprendersi, guardandosi negli occhi, non potranno mai essere
in
grado di estendere la democrazia e di costruire una “sovranità
conviviale”.
Il Partito Nuovo è per la civiltà dei
diritti
Il Partito Nuovo è un partito di servizio
per il bene comune, intento a svolgere
tutto un lavoro di studio/proposte, a
partire
dal proprio
territorio/paese/quartiere, non solo, ad esempio,
per chiedere
la riparazione delle buche nell’asfalto delle strade,
ma
soprattutto per chiedere la riparazione delle buche
nella
sofferenza del tessuto sociale, un lavoro profondo
per
coniugare la libertà con la giustizia, e per ricominciare
a
parlare di libertà dalla miseria, dall'ignoranza, dalla precarietà, dalla
subalternità.
Il Partito Nuovo non è più preoccupato
solo di
organizzare/dimostrare la sua forza con “una”
manifestazione politica,
chiusa, in un unico “luogo di raccolta”, sempre
centrale, ma è soprattutto
disponibile a organizzare “tante” manifestazioni, aperte,
in ogni “luogo vissuto”
di lavoro politico, e in
contemporanea, e su un tema comune, perché la Politica
torni a
parlare, non solo in TV e da Roma, ma nei mille luoghi
del
suo esercizio reale, nei mille luoghi, cioè, dei gruppi/comunità/circoli
dove dibattito politico e azione amministrativa si incontrano e si fondono.
E per
spingere sempre più persone a riflettere sull’urgenza
di
costruire una “civiltà dei diritti”,
il Partito Nuovo aprirà
una
discussione ampia sulla "cultura del limite", perché sia
possibile interrogarsi,
ad esempio, se sia, un obbligo di civiltà, definire un
limite alla ricchezza,
e un limite alla povertà, un
limite allo sfruttamento della natura, e un limite all'uso
delle
risorse energetiche, un limite alla violenza, di guerra e non,
e un
limite alla libertà dei singoli, e…
Ma
SEL avrà la forza di rigenerarsi e aprire
così la strada
al Partito
Nuovo?
Severo Laleo