lunedì 19 marzo 2012

Hollande, la cultura del limite, la ricchezza e l’autostrada


François Hollande, candidato socialista all’Eliseo, nell’annunciare
la sua proposta di tassare al 75%  la parte di reddito oltre  il milione di euro,
dichiara: «Non apprezzo le ricchezze indecenti, quelle che non hanno niente
a che vedere con il talento o l’intelligenza».
Voterei senza perplessità in Francia per Hollande, proprio per la sua proposta 
di tassazione, ma le sue parole sulla ricchezza non sono condivisibili.  
Sono premoderne. Le ricchezze sono “neutre”, non sono né decenti né indecenti, e prescindono dal talento e dall’intelligenza 
(anche un mafioso usa talento e intelligenza nella sua “impresa”!).   
Sono ricchezze e basta. Solo bisogna definire il “quanto” di una ricchezza.
Ed è compito di un moderno Stato stabilire quando una “ricchezza” 
è una “ricchezza”. Hollande, al di là della “valutazione emotiva” della ricchezza, 
è moderno quando afferma la necessità di una riforma fiscale giusta, 
in grado di rendere più equa la distribuzione del reddito.  
Ed è moderno quando propone di definire l’entità di una “ricchezza” 
sulla quale intervenire con un’aliquota marginale importante, 
a vantaggio dell’intera comunità; del resto solo grazie alla comunità 
è possibile a chiunque, con o senza talento, ma nel rispetto delle regole, 
l’accumular ricchezze. Porre un limite alla “ricchezza” è una scelta politica 
di equità per un democratico Stato moderno, perché, in un democratico Stato 
moderno, non può essere consentito a una singola persona di porsi, 
grazie al denaro, nella condizione di “comprare/condizionare” la libertà di altri.
 E per giustificare la sua proposta Hollande chiama in causa il patriottismo:
 “E’ patriottismo accettare di pagare un’imposta supplementare 
per raddrizzare il paese”. Anche qui l’affermazione di Hollande 
ha un sapore premoderno, sembra quasi chiedere ai “ricchi”, 
per il bene/carità di Patria, per “raddrizzare il paese”, 
di cedere/donare un supplemento di imposta.
No, non si tratta di chiedere un supplemento di imposta, ma di chiedere 
il giusto contributo per la realizzazione di servizi di qualità in un democratico 
Stato moderno, per il bene di quei tutti i quali comunque hanno contribuito 
alla formazione della ricchezza privata.
E allora si potrà dire: “Beati i ricchi, perché avranno la gioia di contribuire 
più di tanti altri al benessere del Paese”. Anzi, se ora si può incontrare 
da qualche parte un’opera, un servizio, una strumentazione con la targa 
“Dono del Sig. …”, domani si potrebbe percorrere un’autostrada con la targa 
“Realizzata con le imposte del Sig. ...”.
O no?
Severo Laleo

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