sabato 14 dicembre 2024

Seul : come la democrazia non fallisce*

 Forse non è stata data molta importanza sulla stampa alla recente crisi politica nella Corea del Sud. Eppure, da Seul arriva una bella lezione per le democrazie occidentali sempre più non solo "inceppate", e in pericolo di "fallimento", ma addirittura aggredite.

Un esempio? Ecco: Usa Gennaio 2021: un Presidente in carica "guida", con la sua condotta colpevole e contro ogni logica/prassi democratica, una rivolta di suoi seguaci contro Capitolo Hill (con morti e feriti) per invalidare i risultati elettorali (un vero e proprio tentativo di colpo di Stato!), e si ritrova di nuovo Presidente, senza pagar pena! E perché tutto questo? Perché il Congresso, pur di fronte a così evidenti comportamenti irresponsabili, respinge la richiesta di impeachment, irrigidendosi, il partito del presidente, tranne qualche eccezione, in una ferrea logica di potere. Non è forse questo un esempio di democrazia alla deriva, almeno nelle sue regole fondamentali? Non è forse il fallimento della democrazia?

Al contrario a Seul la democrazia non fallisce.

Ecco la notizia, tratta da Fanpage: "È stata oggi approvata la mozione di impeachment contro il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol per aver tentato di imporre la legge marziale. La mozione, promossa dalle opposizioni, è passata al secondo tentativo dopo il nulla di fatto di sabato scorso...durante la seduta dell'Assemblea nazionale, i 108 deputati del People Power Party, il partito al governo di Yoon, hanno partecipato al voto, con diversi che si sono espressi a favore e hanno permesso di centrare il quorum dei due terzi (200 sui 300 totali) dell'assemblea."

Si può bene affermare, accogliendo la sintesi di Francesca Frassineti, docente di storia dell’Asia orientale contemporanea presso la Ca’ Foscari e ricercatrice dell’ISPI, che "popolo e Parlamento hanno dimostrato di non accettare colpi di mano...il parlamento ha retto e la società civile sudcoreana ha dimostrato ancora di non essere disposta ad accettare presidenti che rifuggono dalle loro responsabilità".

Forse un primo passo per la riscossa della democrazia partirà per l'occidente proprio da Seul.

O no?

Severo Laleo


*Per riprendere il titolo di un importante saggio di R. Simone.

martedì 10 dicembre 2024

Follia: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e il veto degli USA al "cessate il fuoco" a Gaza.

Per ricordare, oggi 10 Dicembre,  la celebrazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, trascrivo la riflessione dell'anno scorso, perché ancora attuale (purtroppo).

 

10 dicembre 1948-10 dicembre 2023: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani compie 75 anni. 

E forse è ancora poco conosciuta dalla popolazione mondiale. E non solo è poco conosciuta, ma pochissimo praticata da quanti hanno responsabilità politica.

A scuola, anche se viene ritualmente celebrata/ricordata la giornata del 10 Dicembre, non sempre si dà la dovuta importanza al testo. In verità, eccezioni esistono. Un esempio? Qualche decennio fa, se non ricordo male, in un liceo, credo scientifico, dell'area fiorentina, la dichiarazione universale dei diritti umani veniva letta ogni anno il 10 dicembre in un'assemblea generale degli studenti e ogni anno veniva distribuita agli studenti una copia della dichiarazione; cinque anni, cinque copie della dichiarazione e cinque volte la lettura della dichiarazione e ogni anno letta/vista (si spera con buon profitto da parte delle nuove generazioni!) tramite inviti ad esperti e tramite film, con una sottolineatura diversa: ora la guerra/pace, ora l'emigrazione/immigrazione, ora la libertà politica, ora la dignità umana.

Sì, la dignità umana. Se la dichiarazione universale dei diritti umani ha avuto un ruolo nella storia della cultura mondiale è quello di aver affermato, una volta per tutte, solennemente, per tutti gli esseri umani, l'insopprimibile dignità della persona. Ogni persona ha la sua dignità e questa dignità deve essere rispettata sempre. In ogni situazione.

Secondo Giovanni XXIII, la dichiarazione universale del 1948 è stato il primo documento laico ad aver attribuito a ogni essere umano la dignità di persona senza distinzioni di alcun genere: è l'atto di nascita dell'homo dignus!

La dichiarazione rappresenta nella storia dell'umanità un punto di arrivo e insieme un punto di svolta, dopo l'orrenda tragedia della seconda guerra mondiale. La dichiarazione universale avrebbe dovuto significare la fine della storia di sempre, tormentata a ripetizione dalle atrocità delle guerre (l'indicibile dell'olocausto degli ebrei e di altre comunità di "diversi", la catastrofe atomica, la morte di civili inermi sotto le bombe, etc.). Le sofferenze della guerra per le popolazioni civili avrebbero dovuto essere solo un tristissimo ricordo.

Non è (stato) così!

Solo qualche giorno fa, la svolta rappresentata dalla dichiarazione dei diritti umani ha perso completamente il suo significato "rivoluzionario" di fronte al veto degli USA al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. 

Una risoluzione per un "cessate il fuoco" a Gaza, dove le bombe israeliane uccidono in continuazione civili inermi, per rappresaglia contro gli atti terroristici di Hamas, è stata bloccata/affossata dal veto degli USA! 

Povera dignità umana, uccisa dalla politica di potenza. Follia, follia insana, follia permanente. E forse una follia legata direttamente alla cultura del dominio, proprio di una parte della specie umana, la specie degli uomini/maschi. Possibile non esista una via diversa dalla morte/distruzione? Perché non riusciamo con la nostra ragione a percorrere vie di soluzioni capaci comunque di garantire il rispetto sempre della dignità di ogni persona? È ancora difendibile la posizione del premier israeliano convinto assertore, da uomo di dominio, dell' "eliminazione" di Hamas, a prescindere da ogni altra riflessione?

Eppure uscire dalla gabbia del dominio/eliminazione dell'"altro" è ancora possibile, se prevale per tutte le parti in gioco (e soprattutto da parte di chi ha conosciuto la logica dell'"eliminazione") il senso profondo scritto a chiare lettere e con convinzione da tutti o quasi i Paesi del mondo nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.


O no?


Severo Laleo

giovedì 5 dicembre 2024

La plutocrazia "senza limiti" è ora al potere: Musk e la giudice

 Leggo dal Corriere della Sera questa notizia: "Il tribunale del Delaware,
negli Stati Uniti, ha stabilito per la seconda volta che la retribuzione
da 56 miliardi di dollari percepita da Elon Musk in qualità di
amministratore delegato è «eccessiva e ingiusta». La giudice
Kathaleen McCormick della Court of Chancery, una corte di equità
che si occupa di diritto societario, ha deciso di bloccarlo.
Una decisione già decisa in un primo momento
a gennaio, ma qualche mese dopo - a giugno - il maxi stipendio
era stato ripristinato su decisione degli azionisti della casa
automobilistica americana."

Non è una notizia di poco conto, eppure la stampa -in assenza
di dibattito pubblico- non ha dato la giusta importanza a questa
notizia e non ha prodotto riflessioni di più ampio raggio, forse
anche perché la ricchezza "senza limiti" da molti, da troppi,
se non da tutti, è vista ormai solo come un fatto "privato",
e conseguenza di un "personale successo" (e quando c'è il denaro
-scriveva già Vives nel 1500- chiunque diventa un "re"!)*

Al contrario, mai come ora, sarebbe necessario aprire una battaglia
culturale, e insieme etico-politica, proprio contro i sostenitori
dell'"eccesso" soprattutto in campo economico, perché la storia recente,
e non solo, insegna quanto siano pericolose per la democrazia
le concentrazioni di ricchezza nelle mani pochi. Specie se questi pochi
"investono" quantità enormi di denaro nella corsa per raggiungere
il "potere", quel potere che rimane ancora un potere di "uno".
Non si è molto lontano dal vero se si afferma che la "plutocrazia"
oggi, ad esempio, è al potere negli Usa, grazie a un voto popolare.
Vien da chiedere: dov'è la "cultura del limite"
se il popolo, in una democrazia, vota, liberamente (!?),
con la consapevolezza di affidare il "potere" a chi ha provato
e prova ad andare, in più campi della vita, oltre ogni limite,
quel limite pur imposto da norme civili e di legge?

Sempre dal Corriere si apprende che nel confronto Musk/Giudici
la maggior parte tra fan e utenti social "si è scagliata con una serie
di insulti contro la magistratura", contro cioè chi (giudice) ha ancora
un'idea dell'esistenza di un limite anche in campo di "retribuzione",
definendo appunto la somma di 56 miliardi di dollari "eccessiva
e ingiusta"!

E si aggrava il problema dell'"eccesso" di fronte a una situazione
in cui all'ampliarsi delle ricchezze non ci si vergogna a rendere
più lieve la tassazione!

Senza cultura del limite non esiste democrazia: la democrazia potrà
continuare a vivere solo se si definisce un limite alla povertà
e un limite alla ricchezza, perché chi possiede troppa ricchezza
ruba la libertà a chi possiede il nulla o il troppo poco.
O no?
Severo Laleo

*A proposito del potere del denaro, si legge in Vives:
Chi è riuscito ad accumulare denaro  è un sapiente, 
un signore, un re, un uomo di grande e ammirevole 
giudizio; al contrario chi non ha denaro, l’uomo povero, 
è un idiota, da disprezzare, a stento un uomo.".





martedì 26 novembre 2024

In un sondaggio la miseria culturale di un popolo

 È stato molto pubblicizzato (anche ad arte) un sondaggio di Euromedia a proposito delle recenti decisioni della magistratura sui migranti. Ecco la sintesi del Fatto Quotidiano del 25 Novembre: "Oltre la metà degli italiani “non condivide” le decisioni dei giudici che hanno bloccato i trattenimenti di migranti nei centri gestiti dal nostro Paese in Albania, mentre quasi la metà è convinta che la magistratura agisca contro il governo a scopo “politico“.

Credo non si sia riflettuto abbastanza su questi dati, né, mi pare, siano state avanzate preoccupazioni sullo stato della coscienza democratica di un popolo.

Al contrario, bisogna preoccuparsi quando un popolo perde il senso profondo dei fondamenti costituzionali. Per la nostra costituzione: "la giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge".

Nella battaglia di proposito intrapresa da questo governo contro la magistratura -e, quindi, contro la sua indipendenza (si tratta, in realtà , di un passaggio "politico" d'obbligo di gran parte della destra in più paesi per evitare/annullare i controlli di autorità esterne sulle decisioni di governo)- è stata "uccisa" con successo la cultura liberal-democratica, basata sulla costituzione, di questo nostro paese a corto di memoria. 

Se è legittimo affermare che "il 50% degli italiani non condivide le decisioni dei giudici sui migranti", in quanto può trattarsi di un'opinione, sia pure senza molto fondamento, il fatto che "per il 45% le toghe agiscono a scopo politico" non è più un'opinione legittima, ma la consacrazione di un'ignoranza molto pericolosa sul piano della pratica democratica, un'ignoranza fiorita in un terreno già arato da anni, almeno a partire dal Berlusconi post manipulite. 

E per la nostra democrazia è una sciagura. Si è giunti ormai a ignorare che i giudici hanno un limite invalicabile nella legge e che a nessuna/o è consentito di "agire a scopo politico" (per la costituzione "la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge").

Forse questi epigoni del berlusconismo al governo, attrezzati di arroganza, troppo spesso sguaiati, si spingono incautamente in un terreno pericoloso per tutti, perché perdere l'orizzonte costituzionale è quasi perdere l'ubi consistam della libertà personale.

O no?

Severo Laleo

lunedì 25 novembre 2024

"La politica è un affare per maschi". Ma si può cambiare

 

Leggo sul quotidiano Domani un articolo di  F. Polizzi dal titolo, molto esplicito e documentato, "Discriminazioni e parole violente La politica è un affare per maschi".

Non si può non essere d'accordo:  la politica è ancora un affare per maschi! Scrive Polizzi: "La politica mondiale è dominata dagli uomini: solo il 27 per cento del seggi parlamentari è occupato da donne a livello globale e meno del 13 per cento è alla guida di governi (fonte UN Women). Le donne sono spesso assegnate a ministeri legati a questioni sociali, pari opportunità o diritti umani. Tuttavia, rimangono sottorappresentate in settori come la difesa, l'economia e l'energia; questo riflette quanto sia ancora limitato il loro accesso a ruoli più strategici. Ad alimentare il divario è il fatto che le donne in politica continuano a essere considerate non per le loro idee, ma per il loro genere."

Se questa è la situazione, non si comprende perché il movimento delle donne (magari insieme a tanti uomini) non rifletta sull'attuale stato (e sulle origini) delle istituzioni democratiche, nate in piena cultura maschile, con il perpetuarsi, in un modo o nell'altro, della figura del "capo", unico e dominante, e non si preoccupi di trasformare quelle istituzioni, pur considerate da tutte/i, per abitudine, "naturali", con alla sommità il monocratismo, con altre istituzioni più rispondenti al dato, questo sì "naturale", della parità numerica (pressappoco) tra uomini e donne. Il patriarcato permane purtroppo nella struttura istituzionale della democrazia.

Una volta le "suffragette" lottavano per il diritto al voto, ora forse è il momento per il movimento delle donne di lottare sia per "istituire" sedi politiche e amministrative di dibattito e decisione (parlamenti e consigli) con la presenza pari di uomini/donne, sia per superare il monocratismo, l'uomo solo al comando, "istituendo", per la figura di governo, il "bicratismo", una guida cioè duale di un uomo e di una donna insieme, con tutte le conseguenze politiche, sociali e culturali a cascata nella società civile. 

Quando apparirà chiara la parità politica tra uomini e donne in tutte le sedi di dibattito/decisione e di governo, forse anche l'hate speech, l'odio, le discriminazioni e la violenta aggressività, sotto ogni forma, nei confronti delle donne potranno veder la propria fine.

O no?

Severo Laleo

sabato 23 novembre 2024

I violeurs di Mazan, bicratismo e "parola" di pace

 

Il fatto semplicemente (e terribilmente) è questo: una donna, Gisèle Pélicot (scrivo il nome perché la vittima ha deciso con coraggio di affrontare il processo a viso aperto) ha subìto, una volta drogata dal suo "caro" (una lunga vita coniugale insieme) marito, ripetuti stupri, tra il 2012 e il 2020, da parte di "uomini" contattati tramite internet direttamente dal marito, dichiaratosi a sua volta violeur. Si legge su Wikipedia: "Si tratta di uomini “comuni”, di età compresa tra i 26 ei 73 anni, tutti provenienti dalla stessa regione della coppia. Tali imputati non presentano patologie psichiche, ma nutrono un sentimento di “onnipotenza” nei confronti del corpo femminile. Alcuni sono in pensione, altri esercitano diverse professioni e funzioni, alcune delle quali di pubblico interesse: pompiere, militare, guardia carceraria, consigliere comunale". (La cronaca ultima riporta le parole incredibili e insensate di un accusato il quale per difendersi pare abbia dichiarato: "Credevo fosse morta!")

Al di là della polemica, soprattutto social, e non solo, se il problema riguardi "questi uomini" o "tutti gli uomini", un fatto culturale, pur attraverso infinite gradazioni, è assodato: la "mascolinità" tende al dominio con o senza fisica aggressione. Tutta la nostra cultura è pervasa da questa, aperta o sotterranea, malefica linfa. I maschi, quasi sempre, si "confrontano/scontrano" con gli altri maschi, riconoscendosi a vicenda "dominatori". La donna è sempre da "sottomettere". La presenza di chi non è "maschio" è ritenuta irrilevante, e cmq in stato di sottomissione. Tanto deriva da una struttura culturale di tipo patriarcale, portante ancora oggi, nonostante progressi culturali e dichiarazioni di principi molto avanzate. 

Anche l'organizzazione sociale e politica risponde con le sue istituzioni a questa struttura: se nelle istituzioni la parità assoluta uomini/donne è ancora lontana da normare, questo continua a perpetuare l'idea del dominio maschile. Il fatto che anche nelle democrazie si affidi il potete di "guida" a una sola persona (monocratismo) è la diretta conseguenza di una visione patriarcale delle istituzioni; e quand'anche arrivi al potere una donna, nonostante ogni sforzo, la struttura reale del potere resta fondamentalmente maschile.

Forse una divisione del potere alla pari, con assemblee parlamentari/consiliari, con presenza pari di uomini e donne, e con il superamento del monocratismo (l'uomo solo al comando), esito istituzionale della struttura patriarcale del potere, nella direzione di una guida duale, di coppia, di un uomo e una donna insieme (bicratismo), potrebbe sul piano politico e culturale radicalmente limitate/modificare, fino alla sua eliminazione, la profonda e ancora diffusa mentalità della superiorità dominante del maschio con quel suo "sentimento di “onnipotenza” nei confronti del corpo femminile".

E forse anche sul piano dei conflitti, e della sottesa logica di potenza, la "parola" per la pace potrebbe prendere il sopravvento sulle "armi".

O no? 

Severo Laleo



mercoledì 20 novembre 2024

Femminismo, patriarcato e bicratismo

 In un utile e condivisibile intervento di chiarimento, oggi, 20 Novembre, su Domani, Giorgia Serughetti, a proposito della "fine del patriarcato", declarato, almeno a partire dal nuovo diritto di famiglia del 1975, dal ministro Valditara, in un videomessaggio tra l'altro irricevibile, data, a maggior ragione, l'occasione (la presentazione della Fondazione intitolata a Giulia Cecchettin), così scrive: "La critica essenziale a questo concetto - che ispira anche il discorso di Valditara- è che non possa chiamarsi patriarcato un regime di formale uguaglianza, dove le donne hanno conquistato parità di diritti e quote di potere sociale, dove addirittura una donna siede alla presidenza del Consiglio dei ministri. Questo però significa fraintendere - più o meno consapevolmente - ciò che il femminismo ha inteso parlando di patriarcato: un millenario ordine materiale e simbolico fondato sul dominio degli uomini e sull'oppressione delle donne. Un ordine che dà forma alla divisione e organizzazione del lavoro produttivo e riproduttivo, determina la distribuzione diseguale delle risorse, condiziona i ruoli che sono attribuiti a donne e uomini, e inoltre modella il linguaggio, l'immaginario, le rappresentazioni. Pensare che questa struttura possa essere sradicata in un paio di generazioni per il solo effetto dell'innovazione giuridica è illusorio. Il cambiamento richiede impegno costante sul tempo lungo. Mentre negarne la persistenza, solo perché la superficie della rappresentazione pubblica restituisce una maggiore parità tra i generi, rappresenta un'ottima giustificazione per non agire."

D'accordo, ma perché non si osa riflettere anche sulla dimensione istituzionale di quell'"ordine"? Quel "millenario ordine materiale e simbolico fondato sul dominio degli uomini e sull'oppressione delle donne" ha prodotto una sua struttura decisionale di potere fondata sul monocratismo, sul dominio dell'uno maschile: a "comandare/dirigere/ guidare/decidere" è una figura solitaria, da sempre (e ancora oggi prepotentemente) maschile, perché così ha concepito/istituito il potere il dominio maschile. E l'idea che il "potere" sia/debba essere nelle mani degli "uomini" è ancora cosi diffusa e interiorizzata da impedire la sua "divisione" con l'altro mondo, il mondo delle donne.

E così il destino del mondo, in questi nostri terribili tempi, è tutto nelle mani "maschie" (nel senso originario e forte del termine) di Putin, Biden, Trump, Zelensky, Netanyahu, nell'assenza totale della "parola" di donna!

Forse il femminismo ha da riflettere su un'ipotesi di nuovo assetto istituzionale, almeno per le democrazie liberali, sconvolgendo il vecchio assetto scaturito dal dominio maschile, magari proponendo/realizzando sia la parità assoluta uomini/donne nelle sedi di dibattito e decisione sia il bicratismo, la "guida" cioè duale nelle sedi di governo, manifestando chiaramente al "mondo", e alle nuove generazioni, l'uguaglianza uomini/donne, con tutte le conseguenze (si immaginano collaborative e non violente) sul piano delle relazioni tra uomini e donne. 

O no?

Severo Laleo


sabato 16 novembre 2024

Israele/Palestina: donne insieme contro la guerra

 La guerra è sempre abominevole distruzione. 

La guerra è sempre tragica morte di persone, combattenti e non combattenti, di ogni condizione (soprattutto, se non esclusivamente, di "povera gente": chi può sa sottrarsi!), di ogni età (insopportabilmente impietosa la morte di tante/tanti bambine/i).

La guerra amplia sempre la ferocia, in nome della "vittoria", fino all'eliminazione dell'altro.

La guerra trasforma sempre pensieri e parole in sempre nuovi escogitabili propositi di violenza.

La guerra alimenta sempre l'odio e coinvolge nell'abbrutimento totale i combattenti e nel mutismo complice gli alleati.

La guerra incrementa sempre la ricchezza di chi investe in armi, una ricchezza difficile da sostituire/riconvertire.

La guerra è sempre una spirale di violenze senza fine, e ritorna sempre dopo fasi di pace tra guerre.

La guerra è sempre un disastro imprevedibile, e può portare a totale distruzione.

La guerra è tutto questo e tanto altro di peggio, e resta ancora oggi, a partire dal suo nascere, da quel primordiale uccidersi tra fratelli, una questione tutta di maschi tra maschi. 

È la guerra appannaggio totale di una cultura/visionedivita maschile. E cmq tutte le strutture di potere, in ogni luogo/tempo e di ogni tipo, sono state dominate dalla cultura di vittoriafinoallamorte degli uomini; tutte le guerre sono state decise da uomini. 

Ancora oggi, sia nelle democrazie sia nelle "dittature" di qualsiasi forma, le decisioni di guerra spettano a strutture politico-istituzionali dominate da uomini, dove la cultura (in genere) pacifista delle donne è del tutto assente, perché è del tutto assente, e non è per caso, la presenza di donne nelle strutture decisionali. Dove dovrebbe essere "naturalmente" paritaria!

Eppure la cultura femminista ha trovato parole di grande saggezza contro le guerre (ma inascoltate e nascoste, perfino nelle scuole, dalla cultura dominante maschile), eppure voci di donne nella società esistono, anche in Israele e in Palestina. (Ed esistono anche uomini di pace!) 

Si tratta di donne "costruttrici di pace". "Sono le donne di Women Wage Peace, fondata in Israele nel 2014, e di Women of the Sun, nata nel 2021 in Palestina. Due realtà che lavorano insieme per non cedere all'odio e creare consapevolezza, cercando di aprire alle donne una strada nell'arena politica e nei negoziati. Donne che raccolgono i pezzi di ciò che rimane dalla distruzione che travolge ogni cosa attorno a loro. Creano legami, dentro e fuori dalle loro comunità, cercano di ricomporre, ricucire, ricostruire." Così scrive Sara del Dot su Domani del 14 Ottobre.

Forse la guerra sarà bandita definitivamente dalla storia dell'umanità, quando all'"ascia" di guerra del maschio, pronta a uccidere/eliminare l'altro maschio, si sostituirà la "parola" di pace della donna nel coro generale e paritario di tutte le "parole".

O no?

Severo Laleo



mercoledì 13 novembre 2024

Grazie prof. Ferrarotti

 Caro Scapece,

hai saputo certamente, un altro grande maestro dei nostri anni universitari ha lasciato questo, terribile oggi, mondo: è morto il prof. Franco Ferrarotti

Ricordi ancora le nostre discussioni di quei lontani tempi, sul finire degli anni sessanta, quando, studiando io a Roma, raccontavo a te, studente di lettere dell'Università di Napoli, il mio entusiasmo per la sociologia? E tu, tutto preso da latino e greco, seguivi con qualche perplessità le mie "deviazioni" fuori campo! Ricordi, sì?

Erano anni di lotta e di contestazione viva, soprattutto a Roma, molto partecipata, ma erano anche anni di approfondimento delle questioni sociali attraverso gli studi. Senza il prof. Ferrarotti non avrei mai capito, con conoscenza critica, le dinamiche sociali, i problemi della società, le organizzazioni sociali, i sistemi di potere.

Furono studi illuminanti per me; il suo testo, La sociologia, era diventato fondamentale per la mia formazione, nonostante fossi solo un giovane studente di lettere (a quei tempi l'esame di sociologia era a scelta tra i "complementari"!)

Studiare la sociologia sembrava, appunto, anche per te, un uscire fuori dai binari degli studi letterari, eppure, proprio quegli studi di sociologia, contribuirono a rendere più ricchi e vivi anche gli studi di letteratura, di linguistica, di estetica. E, ricorderai, scelsi il professor Franco Ferrarotti anche come correlatore per la mia tesi di Estetica su Luigi Stefanini

Durante l'esame di laurea ebbi una prova ulteriore della sua generosità di maestro, attento e disponibile. Fui sorpreso dalla sua argomentazione, da correlatore, nell'esprimere un giudizio così favorevole e appassionato sul mio povero lavoro di tesi, mostrandolo ai miei lietissimi occhi diverso e migliore; ma non ebbi da subito dubbio alcuno: era solo un dono della sua generosità. (Grazie, ora per allora, professor Ferrarotti!)

Caro Scapece, forse anche la mia indipendenza di giudizio, lungo tutta la mia carriera di uomo di scuola, e lungo la mia vita di padre e di nonno, in parte deriva dal suo esempio.

Stammi bene, amico di una vita.

Severo

martedì 12 novembre 2024

Una sguaiataggine dagli Usa: il caso Musk. E Mattarella

 Una sguaiataggine anche dall'estero, dagli Usa. Eh, sì, mancava una sguaiataggine proveniente da fuori dei nostri confini italiani!

Eppure bisogna non preoccuparsi noi in Italia, perché in Italia a governare sono tanti patrioti (e patriote, of course!) impegnati a difendere i nostri confini. 

Infatti se un tal Musk, entrando a gamba tesa nei nostri confini, gridasse dai social di allontanare quei giudici italiani colpevoli di applicare le leggi quando si tratta di diritti dei migranti, magari sostenuti da sentenze a livello europeo, troverebbe all'istante un'adeguata risposta corale, e soprattutto da parte di Salvini, l'uomo dei confini, del nostro governo di patrioti di una nazione orgogliosa! 

O no?

Severo Laleo

P.S. Per fortuna oggi, 13 Novembre, dato il silenzio (di soggezione?) di Nordio e Meloni, è intervenuto sulla questione il Presidente della Repubblica, Mattarella, con una dichiarazione nobile, per il presente e il futuro.

Eccola di seguito:

L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che “sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”.

Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni.

 Roma, 13/11/2024 (II mandato)

Grazie, Presidente!


giovedì 7 novembre 2024

Promemoria per l'estensione della democrazia

 Un governo di (centro)-sinistra, 

se ha a cuore, e deve avere a cuore, 

l'estensione della democrazia, 

ha il dovere di investire fortemente, 

in continuità, a 360°, 

sul sistema istruzione, 

scolastico e oltre la scuola, 

perché ogni persona, a prescindere dall'età, 

possa raggiungere il più alto grado 

di formazione culturale e di libertà di giudizio

(oltre naturalmente alla lotta alle disuguaglianze). 

O no?

Severo Laleo

In Usa con Trump domina il maschilismo. Per un'ultima volta

 Lo so, i commentatori politici hanno già scritto e detto tutto su queste elezioni americane, davvero tutto, a ogni livello, politico, economico, sociale, elettorale. E ognuno ha cercato di capire/delineare i motivi della vittoria di Trump e i perché della sconfitta di Harris

Qui si farà una riflessione completamente diversa. E riguarda, con l'occhio dell'osservatore comune, la cultura di fondo, incidente su comportamenti e scelte, dell'elettorato americano. Ascoltando i discorsi (si fa per dire!) di Trump, esaminando il suo linguaggio nei termini e nei toni, considerando i suoi particolari tratti personali nel condurre la sua vita di relazione sociale e con l'universo femminile, guardando il palco del vincente, nella sua prima uscita a conteggi in corso, con tutta la sua "gente", seguendo le presentazioni dei suoi collaboratori, invitati a esprimere un saluto, osservando la presenza delle donne su quel palco appunto, vien voglia di buttare là una riflessione immediata di sintesi: la vittoria di Trump negli Stati Uniti è la vittoria, anzi il trionfo, del maschilismo. Il cerchio di Trump, la nuova stella Musk, i seguaci di Trump, molta parte dell'elettorato repubblicano trumpiano, sono tutti insieme invischiati in un "sentimento" culturale derivante da una visione maschilista della vita. 

C'è da esser contenti, perché, dopo questo successo forte dei maschi, Il futuro sarà diverso. E svelerà la povertà di una monocultura maschile. Definitivamente. (Si fa per esagerare in speranza!)

Kamala ha perso non avendo avuto il sostegno pieno, esteso e convinto dell'elettorato femminile, chissà, forse anche perché molte donne d'America sono ancora dominate da una cultura maschilista.

Eppure per i maschi forti e puri questa è l'ultima volta.

O no?

Severo Laleo

P.S. Forse sarà AOC a regalare ai dem una prossima presidenza, quando sconfiggerà, con la sua visione politica, sociale e femminista (spero), la (sotto)cultura maschilista con il coinvolgimento ampio di donne libere e determinate. (Esprimere un auspicio è sempre lecito. O no?)

giovedì 31 ottobre 2024

Berlinguer, Cuperlo e l'impegno oggi del Pd

 Oggi 31 ottobre, sul giornale Domani, l'onorevole Cuperlo (va sempre ricordato: il più sereno, determinato e lucido oppositore politico della politica renziana), torna a riflettere, a partire dall'uscita del film su Enrico Berlinguer, sugli articoli, scritti appunto dall'allora segretario del Pci e apparsi su Rinascita nel 1973, a proposito del "golpe cileno e la fine cruenta dell'esperienza di governo di Unidad Popular".

Per Cuperlo (e non solo) l'esito politico delle riflessioni di Berlinguer circa il ruolo della sinistra in Italia è scandito da queste parole: "Il problema politico centrale in Italia è stato, e rimane più che mai, quello di evitare che si giunga a una saldatura stabile e organica tra il centro e la destra, a un largo fronte di tipo clerico-fascista, e di riuscire invece a spostare le forze sociali e politiche che si situano al centro su posizioni coerentemente democratiche".

Pur avvertendo di non voler confondere i piani di ieri con le proposte di oggi, tuttavia Cuperlo, convinto dell'urgenza "di evitare il saldarsi di un blocco moderato, liberale e di centro con l'anima più trumpiana che alberga tra gli eredi del fascismo e gli epigoni leghisti di legge ordine e galera per chi protesta", invita ad andare oltre "i tavoli formali o scomuniche reciproche", ed esorta il "centro" con queste parole: "siccome nessuno può cullarsi nell'idea di bastare a sé stesso, quel mondo moderato, laico e cattolico, se davvero esiste trovi forme, modi, linguaggio e profili per aggregarsi intorno a un progetto alternativo alle pulsioni autoritarie in capo al pessimo governo che c'è. Il tempo per fare entrambe le cose non è infinito, ma c'è. Sciuparlo in rimbrotti e recriminazione sarebbe un peccato quasi imperdonabile."

D'accordo. Eppure questo recentissimo ligure PD rafforzato ha il dovere di individuare e chiamare a raccolta quel "mondo moderato", proponendo un paio di tappe obbligate: la scrittura, aperta a ogni partecipante, di un programma di governo condiviso, e, per evitare "rimbrotti e recriminazione", la definizione, in una sede collegiale, sempre aperta a ogni partecipante, di regole chiare per le nuove candidature al Parlamento, costituendo così un'alleanza di programma e di persone. Anche per rispetto dell'elettorato, specie se bisogna incoraggiarlo a uscire dall'astensione. 

Non può essere l'alleanza una somma di sigle e di diktat di capi!

O no?

Severo Laleo

lunedì 21 ottobre 2024

Roccella e la sguaiataggine "fondamentale"

 Questo nostro caro Governo annovera tra i suoi ministri e ministre casi davvero incredibili per assenza di competenze fondamentali.

Del ministro Salvini non è più possibile annotare le "sguaiataggini" a ogni livello, perché è ormai alle mistificazioni deliranti.

Ma di un'altra ministra si può ben dire di una sua grave assenza di rispetto dei ruoli.

Ebbene pare abbia "invitato" (con un tono perentorio, quasi minaccioso) la ministra Roccella i "medici a denunciare i casi di gestazione per altri".

Per fortuna la replica dei medici è stata necessaria e chiara, richiamando il governo ai "fondamentali": "Unico dovere dei medici è curare".

Ancora una volta un/a ministro/a dimostra di non possedere i "fondamentali" per governare.

È sempre tardi la fine di questo nostro caro Governo.

O no?

Severo Laleo 

martedì 17 settembre 2024

"Protesi sociali": a Susanna e Mia

 

Susanna e Mia sono scivolate nel Piave per trovare la pace. E forse l'hanno trovata. 

Quante storie personali si chiudono tra le correnti di un fiume. È così da sempre. 

È possibile tentare qualcosa?

Eppure la medicina ha scoperto da tempo le "protesi" per risolvere mancanze anche gravi del corpo. Investiamo tanto nella ricerca medica per risolvere i problemi del corpo. E per i mali che riguardano il benessere dell'esistere quanto si studia e si investe? 

La medicina non può risolvere tutto senza un apporto del contesto sociale più largo. Per combattere il male "suicidio", specie se generato da "dolori dell'anima", servono studi, strumenti e strategie sociali alla ricerca di "protesi sociali" in grado di sostituirsi nell'agire quotidiano a chi è rimasto sola/o in una situazione senza via d'uscita. Il sostegno di una "protesi" umana a volte può risolvere situazioni pesanti. 

Le "protesi sociali" annullano con la presenza attiva la solitudine nera. Una società avanzata insieme a una medicina del sostegno dell'anima dovrà dotarsi di "protesi sociali" per superare il dolore singolo.3. Il sostegno di una "protesi" umana a volte può risolvere situazioni pesanti. 

Le "protesi sociali" annullano con la presenza attiva la solitudine nera.

Una società avanzata insieme a una medicina del sostegno dell'anima dovrà dotarsi di "protesi sociali" per superare il dolore singolo con un abbraccio sociale, vero, intenso e tenero, continuo.

Forse è possibile.

O no?

Severo Laleo


martedì 10 settembre 2024

Il marciapiede di Viareggio

 Su un marciapiede di Viareggio, nel 2024 dopo Cristo, una persona fuori di sé, colpita nella sua borsa, investe e uccide, con determinazione rabbiosa, e senza pietà, un'altra persona¹, un ladro di borse, irregolare, fuori della sua patria, senza dimora. 

È terribile. È insopportabile: secoli di civiltà del diritto stramazzano a terra, davanti a una vetrina insanguinata e a una borsa recuperata.

Eppure è sempre così, ancora: al di là di tanta ferocia dell'attimo, il "successo", dominante, impaziente, e a volte violento, dei "benestanti" non sopporta, e cancella in ogni modo, l'esistenza della "miseria", precaria, schiava del caso, disorientata, e a volte violenta, quasi sempre soccombente, degli "ultimi".

La "parola" muore definitivamente e vive sola la "forza": e quel marciapiede diventa il luogo/simbolo del fallimento atroce nella relazione tra chi ha e chi non ha, tra chi può "dare" e chi chiede di "avere". 

O no?

Severo Laleo

¹ Nourdine Naziki

sabato 7 settembre 2024

Meloni e lo "spazio"

 

 L'idea di "guadagnarsi spazio" contiene chiari significati: innanzitutto rappresenta lo "spazio" come pensato/occupato/controllato dagli uomini, con la conseguenza che a una donna non resta altro che esercitare le sue "arti" per guadagnarsi il "suo" spazio (confermando cmq l'idea di "donna" quale esperta nel maneggiare "arti" per assecondare il suo desiderio di "emergere").

 "Guadagnarsi spazio" è visione prettamente maschilista: infatti, così, la donna non "modifica" quel tipo di spazio, dato/accettato/confermato, ma cerca di ritagliarsene uno, proprio là. 

Forse i femminismi propongono altro.

O no?

Severo Laleo

mercoledì 4 settembre 2024

Sguaiataggine finale: "stiamo facendo la storia"

 Pare abbia detto ai suoi Fratelli la Presidente del Consiglio: "Stiamo facendo la storia." Proprio così: "Stiamo facendo la storia"!

Chissà, forse per tener su e incoraggiare una compagine un po' arruffata.

È vero, ognuna/o di noi in qualche maniera "fa la storia", lascia, nel bene nel male, traccia di sé e del suo agire/pensare, ma "fare la storia" non è di per sé un giudizio esaltante (se non per persone esaltate), al contrario è una semplice costatazione, e tutto dipende sempre dalla qualità del "fare storia". 

E di tanta qualità è traccia, questa sì "storica", il puerile lamento di un ministro della nostra Repubblica. Eccolo: «Io sono una persona perbene, non ho fatto nulla di sbagliato, non ho infranto regole. Mi chiedo come si faccia a chiedere le mie dimissioni per questa vicenda costruita sul gossip quando ci sono altri ministri o membri del governo che hanno situazioni molto più complicate della mia». 

Appunto! Perfetto! Si tratta proprio di una storia sguaiata. E quando si chiuderà, sarà sempre tardi.

O no?

Severo Laleo

venerdì 9 agosto 2024

Abuso d'ufficio e educazione civica: capi e sudditi

 A leggere in contemporanea alcuni testi normativi di queste ultime settimane, è facile capire, ancora una volta, la direzione di marcia di questo governo imbroglione/contraddittorio: da una parte si dà forza e "libertà" d'agire alla classe dei governanti (capi) e dall'altra si spinge a "educare" all'obbedienza acritica la classe dei governati (sudditi).

E tutto in nome della... Costituzione!

Infatti, se da un lato, l'eliminazione del reato di abuso d'ufficio "restituisce" libertà d'azione, senza tanti vincoli e controlli, a prescindere (il fare per il fare), a chi amministra la cosa pubblica, dall'altro introduce, con la "nuova" educazione civica per le nuove generazioni, un'etica, non del dovere in sé, cmq compatibile con l'esercizio di una personale scelta critica, ma di "doveri" ben delineati e ben inseriti in una visione "privata" dell'agire, quasi a esaltare l'individualismo (ad esempio: "dando valore al lavoro e all’iniziativa privata come strumento di crescita economica per creare benessere e vincere le sacche di povertà, nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita"; "rafforzamento del senso di appartenenza a una comunità nazionale": tutta un'inutile ideologia!)

Ancora: se da un lato, si apre un ampio "laissez- faire" per le imprese, libere da ispezioni se non con preavviso di 10 giorni e beneficiarie, in caso di comportamenti fuori norma, di "errore scusabile", dall'altra obbliga gli studenti al rispetto delle regole senza eccezione ("una cultura dei doveri rende necessario insegnare il rispetto per le regole che sono alla base di una società ordinata, al fine di favorire la convivenza civile, per far prevalere il diritto e non l’arbitrio.")

Non c'è chi non veda, in queste indicazioni normative, un'assenza colpevole di una visione liberale/creativa della società; si insiste, colpevolmente, nel difendere il "potere" nelle mani di chi già l'ha afferrato, e si prova a bloccare/frenare, da conservatori senza futuro, ogni ipotesi di cambiamento a cura delle nuove "disciplinate" generazioni. 

Chissà, forse si tratta solo dell'illusione dei "capi" convinti ancora di avere a che fare con dei "sudditi". 

O no?

Severo Laleo

P.S. Nelle Linee Guida si sollecita, dopo "l'educazione stradale", il rafforzamento e la promozione di una "cultura del rispetto verso la donna": ancora una volta la donna è "oggetto" a parte e non semplicemente "persona". E vabbè!




domenica 21 luglio 2024

Il botto e le lucciole

 A Firenze, in città, non esistono le lucciole. E, se esistono, non è facile scorgerle. Poi all'improvviso appaiono o, meglio, è capitato siano apparse. In primavera piena. A Maggio. Il 27. Di notte. Anni fa, oltre il tempo di una generazione. 

E tu torni a casa, attraversando Piazza Indipendenza, e un botto forte, strano, da sentir malvagio, scuote il sonno di chi dorme e interroga chi è sveglio per strada. 

"Che sarà successo?"

E senza sapere crescono noti i tuoi passi verso casa. Fretta di solitudine. Forse per una vaga paura. E ti trovi già al cavalcavia ferrato ai Ponticini. È buio nero. Le luci sono tutte spente. Chissà perché? Ma la scarpata di misera e  inosservata siepe è illuminata dalla danza delle lucciole. Cadenzata. Rapida. In alto e di giù. Un meraviglioso disordine di lampi in quel pezzo di verde scomposto, lungo e senza cura. Leggeri diventano i tuoi passi e si scoprono sorridenti di puerile stupore: le lucciole, le lucciole! A Firenze!

Solo l'indomani scoprirai nei battiti di luce delle lucciole il pianto di Firenze per la strage di via dei Georgofili.

sabato 20 luglio 2024

Trump e la schiavitù

 La casta repubblicana trova la sua unità accucciandosi canemente dietro Trump: utile fedeltà e ubbidienza utile. Una magnifica unità applaudente. Basterà per vincere le elezioni? 

Quest'unità gridata e "religiosa" sarà gradita al corpo elettorale o spaventerà le persone appena riflessive?

La più grande "deportazione" mai promessa (a cura di discendenti di immigrati!) sarà la grande "liberazione" o il grande "tradimento" della (statua) "libertà". 

Non ho dubbi (si fa per dire): l'"America", nonostante tutta la sua storia di una "democrazia padrona" nel bene e nel male, non si farà schiava.

O no?

Severo Laleo

domenica 7 luglio 2024

La Corte Suprema, il Premierato, il senso del limite di Mattarella e la democrazia di genere

 Negli Usa una sentenza della Corte Suprema rischia di ridurre la democrazia all'esercizio del potere da parte del Presidente, in una parola, di un "capo", specie se questi, per gli atti compiuti durante il suo mandato, non è perseguibile, a prescindere. Nasce la figura del Presidente legibus solutus. Si tratta di una sentenza di parte, perché più giudici della corte appartengono e rispondono a una parte, la parte di Trump. E per questo motivo è priva di un "valore" oltre la contingenza. 

Ha dell'incredibile la vicenda statunitense: tutto il mondo ha visto all'opera un Presidente aizzare/assecondare un tentativo di colpo di stato (sventato anche per merito del suo vicepresidente Pence, ligio ai suoi doveri costituzionali, per fortuna!) e tutto questo non suscita nella cultura delle persone di quel paese una istintiva/educata ribellione/difesa del bene democrazia, almeno nelle sue regole. È segno di una profonda crisi della democrazia nella coscienza popolare.

La democrazia è quindi a rischio, quando si affida a "Uno/a" un potere oltre i limiti. Là l'oltraggio è sempre in agguato.

Da noi, senza la tragicità dei fatti statunitensi, avanza nella maggioranza del Parlamento, quasi per caso, senza una visione di sensato costituzionalismo, la volontà di correre verso il "Premierato", una sorta cioè di affidamento di tutto il potere politico a "Una/o", con la semplice convinzione, senza prove e ragioni, di rendere "governabile" il paese, assumendo la governabilità a valore primario rispetto a rappresentatività e dibattito politico.

In entrambi i casi, per una serie di non nobili motivi a tutti/e evidenti, il processo della riduzione della democrazia nelle mani di un/a "capo/a" di turno sembra essere la risposta ai degeneri contorcimenti attuali della politica in gran parte del mondo occidentale. Sembrano crescere insieme il desiderio di un monocratismo autoritario e l'insofferenza verso ogni idea di limite, per accogliere una corrività verso l'oltraggio.

Qualche giorno fa, è giunto con giusta misura e efficacia il discorso di Mattarella sul bene "democrazia", specie là dove insiste sull'importanza del senso del limite, quando si definiscono istituzionalmente le funzioni/sedi del Potere. Afferma il Presidente della Repubblica:

"La democrazia non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento, ferma restando l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle “regole del gioco”. Perché - come ricordava Norberto Bobbio - le condizioni minime della democrazia sono esigenti: generalità e uguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine e non da ultimo, limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possano violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze. È la pratica della democrazia che la rende viva, concreta, trasparente, capace di coinvolgere". E ancora: "La coscienza dei limiti è un fattore imprescindibile di leale e irrinunziabile vitalità democratica".

Nel pensiero di Mattarella c'è, al contrario, non un'idea di restringimento della pratica democratica, ma un'idea di "estensione" della democrazia.

Eppure, qualche altra riflessione si può aggiungere. I sistemi istituzionali delle nostre democrazie occidentali sono costruiti sul principio di porre all'apice della guida esecutiva una figura monocratica, la quale può in situazioni particolari scivolare verso forme di velato o espresso autoritarismo. E i sistemi parlamentari molto spesso sono ancora dominati da una cultura/presenza maschile, se non maschilista. Anche perché la presenza delle donne, pur maggioritaria nella società, diventa casuale nel dibattito politico. Per estendere la democrazia, almeno nei suoi primi passi istituzionali, forse sarà necessario avere parlamenti a parità assoluta uomini/donne e, a decidere le sorti di governo di un Paese (fino a quando i Paesi esisteranno), avere non più una figura monocratica, un "capo", uomo o donna che sia, ma una coppia, una donna e un uomo, insieme, ognuna/o con il proprio senso autonomo di responsabilità, per una guida duale. Una democrazia di genere. E bicratismo esecutivo.

O no?

Severo Laleo

 

martedì 11 giugno 2024

Schlein, la gente e le persone: investire in partecipazione per ridurre l'astensionismo

 Con palese soddisfazione Schlein dichiara: “Ho riportato il partito tra la gente. Ora un’alternativa c’è. Stiamo arrivando”.

Dato il contesto, tutto ok! Anzi, di più, riesce Schlein a mantenere le sue parole nel giusto alveo, sempre all'interno di un discorso politico serio e penetrante. Un segno notevole del suo senso di "servizio" in politica.

Eppure, a partire dalle sue parole, qualche osservazione può essere tentata.

È vero, il PD è tornato tra la "gente" (il corpo elettorale), con i mezzi dell'agitazione elettorale, ma non è ancora tornato tra le "persone", dove solo può vivere e aprire speranze di cambiamento (insieme ad altre forze politiche).

L'obiettivo non è solo "arrivare", ma come "arrivare".

Quando in una democrazia partecipa al voto meno della metà delle persone, quella democrazia è a rischio, proprio perché esclude dalla partecipazione le "persone" che più hanno bisogno della cosa pubblica.

Dov'è la gran parte dell'astensione? Tra le persone sfiduciate, abbandonate, spesso in povertà, nei luoghi più difficili economicamente e socialmente.

La "gente" sì vota, ma le "persone" si ascoltano. 

Bisogna investire (magari d'accordo con altre forze politiche dell'area della solidarietà) nella disseminazione della partecipazione. Sono necessari luoghi di incontro e condivisione di problemi con relative discussioni/proposte di soluzioni. Per una nuova comunità politica. Magari “conviviale”.

E immagino (vecchio ritornello ormai) nuove sezioni/circoli (anche a gestione pluripartitica) quali reali luoghi di incontro di tante/i giovani, e di tante/i meno giovani, luoghi gradevoli, in centro e in periferia, dove sia possibile stare insieme, collegarsi in rete, ascoltare musica, bere una bibita, e discutere dei problemi della società, a partire dalla conoscenza/studio dei bisogni del “prossimo” di quartiere, senza lunghe riunioni di partito, ma tessendo nel dialogo rapporti  di felicità sociale, chiacchierata e praticata, e costruendo dal vivo una comunità, contro i luoghi virtuali dei giochi televisivi, delle tribune di parole gridate e da spettacolo.

E immagino una grande discussione sui nuovi confini delle libertà, per tornare a riprendere il tema (e la pratica) dei nostri resistenti, e guardare avanti, anche per smascherare l'imbroglio dei nuovi profeti del liberalismo salvifico. 

E immagino tutto un lavoro di studio/proposte, a partire dal quartiere, e non solo per la riparazione delle buche nell’asfalto delle strade, ma soprattutto per la riparazione delle buche  nelle sofferenze del tessuto sociale, un lavoro per coniugare la libertà con la giustizia, e per ricominciare a parlare di libertà dalla miseria, dall'ignoranza, dalla precarietà, dalla subalternità, sfidando gli avversari continuamente, in ogni manifestazione, in ogni dibattito, a livello locale e nazionale, programmaticamente, riempiendo le libertà almeno dei suoi contenuti costituzionali, di un lavoro vero, di una casa dignitosa, di un'istruzione di qualità, di una salute curata. E non solo con manifestazioni chiuse in un unico luogo di raccolta centrale, ma aperte in ogni luogo vissuto di lavoro politico, in contemporanea, e su un tema comune. (Quando sarà possibile!)

E immagino una discussione ampia sulla "cultura del limite", quale possibile altro orizzonte culturale: se sia, ad esempio, necessario definire un limite alla ricchezza, e alla povertà, e allo sfruttamento della natura, e all'uso delle risorse energetiche, e alla violenza di guerra e non, e alle morti sul lavoro, e attraverso quali provvedimenti e quali interventi culturali.

E immagino la lettura in comune, partecipata, anche all’aperto, di testi di riferimento precisi, fondamentali per alimentare una speranza di una società migliore, meglio se testi già codificati; ad esempio, la dichiarazione universale dei diritti umani, la nostra carta costituzionale, le carte del solidarismo sociale.

E immagino un gruppo di lavoro di persone con passione preparate, capaci di spiegare la politica a chi non ha tempi e strumenti, e disponibili a svolgere senza scadenze, non più solo una campagna elettorale per chiedere voti, ma una campagna di informazione e di ascolto, per una reciproca formazione, in un rapporto alla pari, a tracciare, pietra con pietra, un lastricato democratico.

E se tutti insieme si immagina forse molte diventeranno le cose da fare.

O no?

Severo Laleo

venerdì 7 giugno 2024

Appello dei/delle sopravvissuti/e alla Shoah e dichiarazione di voto

 È un momento buio per la storia dell'umanità. Un momento buio sì, ma può essere superato soltanto esercitando, noi, persone libere, non condizionate dalla propaganda populista e nazionalista, tutta la diffidenza verso quei governanti antidemocratici e inclini alla guerra. 

Bisogna dirsi con forza che esiste ancora il potere del voto per determinare scelte diverse.

Sono due i pericoli fondamentali da respingere grazie al potere del voto.

È da respingere innanzitutto l'attacco alle regole per il buon funzionamento della democrazia in occidente. Guardiamo ad esempio a cosa succede alla democrazia in Usa. Volano parole grosse da parte di Trump e dei suoi seguaci. L'attacco sconsiderato (e ingannevole) al sistema giudiziario, dopo la condanna dell'ex presidente espressa da una "giuria di persone comuni", è una novità assoluta. Non si ha più vergogna di citare il termine "dittatura", sia pure per un giorno, al fine di perseguire domani, anche violentemente, gli avversari politici di ora, né si ha più vergogna di far riferimento al Reich di Hitler. E non si ha nemmeno vergogna/timore di sollecitare di nuovo le violenze tra le "razze", sì, proprio così tra le razze! E i dittatori, e aspiranti tali, si riconoscono tra loro: Putin, e non gli pare vero, si congratula con Trump per il suo attacco all'indipendenza della magistratura, cioè a uno dei pilastri fondamentali per il buon funzionamento della democrazia; Putin non vede l'ora di poter trattare con gli Stati Uniti, d'accordo con un suo omologo "capo forte", cioè dall'alto di un potere intoccabile. 

È da respingere poi, in Europa, l'attacco, da parte del fronte della guerra, alla diplomazia della pace nata dopo la seconda guerra mondiale. L'Europa unita stessa nasce proprio dall'impegno a evitare le guerre e aprire un periodo di pace continua. Ora, al contrario, non si fa altro che rendere possibile, con parole e atti, il ricorso alle armi. 

Il destino dell'umanità, mai come questa volta, non è più nelle mani degli incompetenti/incontinenti "capi", o aspiranti tali, ma è nelle mani ragionevoli, assennate e miti di tantissime persone semplici, che sanno che la democrazia è un bene prezioso da difendere, ampliare, estendere. L'appello dei/delle sopravvissuti/e alla Shoah è da accogliere in pieno, perché invita a esercitare il diritto/dovere di voto contro le guerre e contro le derive autoritarie. 

Un secolo fa, più o meno, i "capi", Hitler e Mussolini, ispiratori di violenze senza scrupoli contro gli avversari politici, ebbero in pugno, grazie anche a una una retorica nazionalista e razzista, e al voto di una parte delle persone, intere masse di popolazioni, fino al punto di farsi dittatori acclamati in pubblico.

Oggi, dopo anni di sperimentazione democratica, le persone sono più avvertite, e hanno la libertà/facoltà di indirizzare le classi dirigenti verso pace e democrazia, anche se resistono aspiranti capi pronti a immaginare nuovi possibili periodi di "dittatura".

Per questo il mio voto andrà a chi nei partiti e con i partiti si impegna a estendere la democrazia e a rifiutare la guerra.

Severo Laleo

giovedì 6 giugno 2024

Biden/Harris: la guida duale

 Negli Usa, alle elezioni per la Presidenza, si presenta il/la candidato/a Presidente insieme con la/il sua/o vice. La carica rimane tuttavia monocratica, perché l'idea diffusa, accettata quasi universalmente, è che a "decidere/comandare" deve essere "UNA/O"! È stato sempre così, dicono, da che mondo è mondo. 

Ma perché è stato sempre così (o quasi)? Quale cultura è alla base di quest'"abitudine" nelle strutture di potere? Ho colpa a non conoscere risposte adeguate, ma è possibile pensare che tutto abbia avuto origine dal "duello" animale/umano tra maschi. Chi vince, da solo, comanda: di qui, probabilmente, scaturisce l'istituzione del "capo", la figura potente monocratica, in una parola, il monocratismo. Un'istituzione strettamente legata al fare maschile, al dominio patriarcale.

Si può riflettere per cambiare? Hanno i femminismi proposte di cambiamento?

Vedremo.


Intanto sempre più negli Usa si discute con preoccupazione dell'età di Biden, perché a Biden e solo a Biden è affidato il sacro scettro del Potere. Ma se si riconoscesse alla "coppia" Biden/Harris pari dignità e facoltà di potere, molto probabilmente il voto dei democratici sarebbe più sereno, sicuro e convinto.

La democrazia Usa potrebbe essere la più vicina a sostituire la guida monocratica con la guida duale, un uomo e una donna insieme, negli affari di governo.

Con gran vantaggio per la democrazia.

O no?

Severo Laleo

lunedì 3 giugno 2024

Festa della democrazia: sorteggio e bicratismo

 Sempre più spesso le democrazie (anche la nostra democrazia repubblicana) sono una semplice questione di leadership personali.

E molto spesso anche libere elezioni diventano campo di battaglia per orde (non dovrei usare questa parola, ma è d'istinto!) dal comportamento fideistico (penso ai seguaci Maga di Trump, e non solo, se importanti membri del Congresso, per difendere Trump, discreditano le istituzioni!).

E in Europa il voto spesso è diventato un'operazione, da parte di sostanziose minoranze, per "chiudere" la democrazia alle libertà personali.

Forse, anzi senza forse, la democrazia dei partiti e delle visioni "ideali" è definitivamente scomparsa e ha lasciato il posto alla democrazia dei "caratteri", dell'individuazione del "nemico" e dell'insulto divisivo.

Sempre più singoli leader, uomini o donne, credono di poter dirigere le masse secondo le loro volontà, ad libitum. (Per fortuna, tra continue "sguaiataggini" istituzionali, si perdono comunque).

Ma se le Corti Supreme (penso agli Alito negli Usa) dovessero piegarsi a un (loro) capo politico, cadrebbe purtroppo, miseramente, anche l'ultimo baluardo nel sistema dei pesi e contrappesi del sistema democratico. 

Per non dire delle manovre di un gruppo di miliardari di sostenere Trump per travolgere la democrazia (E.Reich, The Guardian).

Se questi possono essere e in parte sono i limiti di una democrazia del "voto", perché non avviare seriamente una riflessione sulla democrazia del "sorteggio?" 

Se la politica è diventata semplice amministrazione (a volte del malaffare), gli scontri tra partiti nel mercato del voto, con tante scie di corruzione, possono anche essere superati/sostituiti con altri "sistemi di scelta", anche perché gli scontri tra partiti sono semplicemente scontri per il potere e per il suo più duraturo possibile mantenimento.

Con il "sorteggio" i parlamenti saranno liberi da ogni condizionamento di "parte" e potranno finalmente essere formati da uomini e donne in pari numero, nel rispetto reale della parità. A questi parlamenti sarà affidato il compito di scegliere il governo possibile e magari scegliendo non un "capo del governo", ma un "governo duale", un uomo e una donna, per consentire visioni più larghe nelle decisioni. E sostituire così finalmente il monocratismo, esito storico diretto del maschilismo/patriarcato, con il "bicratismo", appunto la guida duale di un uomo e una donna al vertice.

O no?

Severo Laleo


venerdì 31 maggio 2024

La democrazia Usa a rischio, anche se...

 


Negli Stati Uniti (almeno per ora) una giuria "popolare", composta da 7 uomini e 5 donne, persone appunto scelte tra il "popolo", dopo aver seguito il processo, nelle sue testimonianze e nelle sue finali conclusioni, ha deciso, pare con attenta pacatezza e senza timore reverenziale, di dichiarare colpevole un ex Presidente, un candidato in corsa per la Presidenza e, soprattutto, un uomo potente per ricchezza e per linguaggio di minacciosa aggressività. Quelle 12 persone, alla fine di un processo pubblico, svolto nel pieno rispetto delle regole (e per il giudice responsabile non è  stata un'opera facile!), hanno portato a termine un compito di gran valore per il funzionamento delle istituzioni democratiche. 

Il sistema giudiziario ha ben retto a un urto così nuovo e travolgente.

 Ma per Putin, per Orbán, per Salvini quelle 12 persone non esistono, o, peggio, sono al servizio di una persecuzione politica; in verità, guardando in profondità, rappresentano, quelle 12 persone, un anello importante del funzionamento della democrazia fondata sulla divisione dei poteri. Se la politica in Usa, succube di una violenta retorica, già responsabile dell'attacco a Capitol Hill, travolgerà a breve anche queste ultime formali garanzie di minimo accettabile funzionamento democratico, la colpa sarà anche del "popolo". E non sarà indolore per il mondo intero. 

O no?

Severo Laleo

giovedì 9 maggio 2024

La ministra Roccella, la censura e il fascismo

 "Questa è la censura, altro che il fascismo!". 

Sembra sia stata questa la frase pronunciata dalla ministra Roccella, fuggendo da una rumorosa contestazione.

Se è così, veste la ministra, con vannacciana convinzione, i panni della vittima di fronte a delle/dei giovani urlanti, e sussurra, prima di un lagnoso abbandono, un ardito collegamento: "ecco chi pratica la censura, altro che il fascismo!"

Non c'è dubbio, alla ministra mancano i fondamentali: è il caso di ricordarle che il fascismo davvero fu ben altro, e fu la violenta eliminazione, fisica o sociale, di chiunque coltivasse, anche senza contestare, il dissenso. 

Altro che censura!

Il Presidente Mattarella è bene richiami tutte/i al rispetto dei principi di libertà costituzionali, uguali per tutte/i, ma potrebbe anche, utilmente, con tutto il rispetto massimo per l'ottima persona, fare opera di educazione costituzionale, inviando alla ministra il suo discorso del 25 Aprile in Civitella Val di Chiana.

O no?

Severo Laleo 

mercoledì 24 aprile 2024

25 Aprile: Liberazione

 25 Aprile. 

La festa della Liberazione

(dal nazifascismo).

Nella storia il 25 Aprile rappresenta 

la conclusione di uno scontro definitivo,

e sanguinosissimo, 

colmo di orrori disumani, indicibili, 

tra due visioni della vita/mondo.

Da una parte l'idea 

di una continua conquista,

da non interrompere, 

anzi da estendere, di libertà/dignità 

per ogni persona, 

dall'altra l'idea 

di una riduzione/sottomissione violenta 

della libertà delle persone 

alla volontà perfetta 

di un Capo Provvidenziale, 

nell'unità mitologica della Nazione/Razza.


La parola importante di questa festa,

oltre il dato storico, è Liberazione. 

La storia umana, con corsi e ricorsi,  

è proprio questo processo continuo 

di Liberazione. 

La Dichiarazione Universale dei diritti

 umani è il risultato ideale/reale 

del processo di Liberazione.

Definita, una volta per tutte, all'art.1,

la dignità della persona umana, 

sempre, comunque, dovunque, 

la Liberazione dal nazifascismo 

è stato il passo fondamentale 

per proseguire nel processo.

Il mondo, nel rispetto della dignità 

della persona, è vincolato,

almeno eticamente,

dalla Dichiarazione Universale 

a liberare tutte/i da ogni povertà, 

da ogni teoria/pratica di negazione 

di Liberazione, da ogni sistema

 istituzionale illiberale, da ogni guerra,

in quanto condizioni lesive della dignità.

La nostalgia dei tempi degli autoritarismi 

è fuori della storia e contro la storia.

La parola del presente e del futuro 

è una sola: Liberazione.

 

Severo Laleo

domenica 21 aprile 2024

Il 25 Aprile di Meloni, della Rai, di Scurati

 Quando un governo, 

con i mezzi a sua disposizione, 

attacca frontalmente un(') intellettuale

 senza intervenire 

nel merito delle affermazioni/idee, 

ma solo attaccando, 

in una qualsivoglia maniera, 

la persona, 

questo è proprio di ogni fascismo.

Chiunque sia al governo. 

O no?

Severo Laleo 

giovedì 4 aprile 2024

Il garantismo bislacco

 Il garantismo è sempre, in ogni situazione e per ogni persona, una forma di rispetto appunto per chi attende un "giudizio" dalla legge secondo norme chiare e trasparenti e alla pari tra le parti in causa.

Ma anche il garantismo ha i suoi limiti, non semplicemente di natura etica, ma di natura costituzionale, quando il "rispetto" è da riservare a chi esercita una funzione pubblica: "disciplina" e "onore". 

Chi esercita una funzione pubblica non perde il diritto a essere "garantito" nel suo percorso verso il "giudizio", ma deve rispondere alla comunità per i suoi comportamenti sul piano della "disciplina" e dell'"onore". 

Ora chi nel Parlamento dimentica/trascura di considerare, nel valutare la condotta politica dei suoi membri, la "disciplina" e l'"onore" è fuori di Costituzione; e per arroganza svuota il Paese (ah, la Nazione!) dei suoi valori fondanti la comunità: avrà comunque i giorni contati.

O no?

Severo Laleo

domenica 31 marzo 2024

I "sepolcri", i massacri e la ribellione civile

 Oggi, 29 marzo 2024, è il giorno dei "sepolcri". Era una volta una molto seguita tradizione religiosa (o solo di costume), almeno nei nostri paesi del sud, ai tempi della fanciullezza/ giovinezza, visitare le chiese. Almeno sette. Tutte particolarmente addobbate, di bianco, nei teli e nei fiori, mentre veli di un tetro viola coprono ancora il crocefisso. Oggi, 29 Marzo, per una strana senile nostalgia, ho ripreso quella tradizione, dopo tanti, tanti anni di assenza. Ho visitato tre chiese. Ancora tutte addobbate di bianco ma con più modestia. E le numerose presenze di una volta non esistono più. Non ho incontrato un/a giovane né una persona al di sotto dei 50 anni. Anzi, si può senz'altro dire, l'età media delle persone incontrate in chiesa, poche, è intorno ai 75-80 anni, soprattutto donne, ancora con tanta, sincera devozione, confermata con l'accensione di una candela: stona soltanto, nel silenzio di intima preghiera, quel clac metallico dell'euro cadente nel salvadanaio appena sotto le candele. 

È triste questo deserto ai "sepolcri", anche per chi non crede più. Scompare l'idea stessa, una volta diffusa, di una partecipazione sofferente in attesa di rigenerazione.

Non saprei dire, da questo, se è cambiato il mondo, almeno questo nostro piccolo mondo, ora che il Dio dei "sepolcri" non incontra più quella moltitudine di persone, anche giovani, in silenzio raccolte, fatto sta che il mondo tutto continua ad andare sempre avanti, muto di parola, per la sua tortuosa e folle strada, e non è cambiato, e i "sepolcri" sono incolpevoli: continuano le guerre, continuano i massacri, soprattutto di "civili", senza pietà: e le "ragioni" sono sempre nel segno della violenza e della vendetta: incivilissime! È un'umanità sbandata, senza nessun rapporto con la vita e il suo rispetto. 

E già le riverenti e in silenzio compunte folle religiose dei "sepolcri" di una volta, almeno nell'europa cristiano-cattolica, digerirono troppo facilmente, senza un'opposizione culturale e etica, la loro compatibilità con il nazi-fascismo e con i suoi orrori dell'Olocausto. Tanti, troppi, i volenterosi carnefici di Hitler, e soltanto una persona a non cedere sul piano dei valori cristiani: Franz Jägerstätter.

Oggi, nel marasma violento delle guerre, forte suona per la pace il grido di Bergoglio.

Sarà possibile una nuova "cena", un nuovo riunirsi a "convivio", senza che ne segua una morte terribile e feroce, anzi ne segua un impegno a ritrovare la pace tra le persone? Forse gli uomini, specie se maschi, oggi al comando, bloccati da un agire di stampo duellante e patriarcale, chiusi nell'ego del dominio, pare non siano in grado né di capire il dolore delle vite spezzate, di cui credono di avere la piena disponibilità (per quanto tempo ancora?), né di stabilire "rapporti di parola alla pari", alla ricerca di una necessaria solidarietà planetaria.

È una terribile sventura: ribellarsi contro la guerra è difendere la vita!

O no?

Severo Laleo

giovedì 21 marzo 2024

Sguaiataggine anche in Francia: il Macron muscolare

 Viviamo in tempi davvero miserandi, soprattutto in ambito politico, un po' dappertutto nel mondo, sia per la dimensione etico-culturale (schiava ormai di parole e proposte violente, specie contro i migranti: Trump su tutti, almeno nelle democrazie occidentali, e Sunak, e Meloni, e Orban, e... ), sia semplicemente sul piano dell'immaginazione/comunicazione.

E ancora più miserandi sono questi tempi, se un'immaginazione/comunicazione sguaiata e una rovinosa débâcle etico-culturale si accompagnano a pensieri sempre più insistenti di guerra. 

Ma che è successo così improvvisamente all'Europa? Perché in politica la smania di "apparire" forti e sicuri di sé è diventata così sfacciata, oltre il senso comune del rispetto, fino al limite della decenza? 

Ed ecco Macron "farsi vedere" tutto intento, muscoloso (non sarà mica una risposta al "femmineo" di quell'acuto senatore dei Fratelli d'Italia?), nell'atto di dar pugni a un sacco...dopo aver parlato di invio di truppe in Ucraina! Non era forse di Putin la propaganda muscolare? Deprimente, molto deprimente!

Resisteranno gli altri capi di governo in Europa, uomini e donne, a tenere un profilo pensoso dei problemi della collettività? A comportarsi con dignità almeno pari alla gravità delle situazioni? Si può avere qualche dubbio: comportamenti sguaiati istituzionalmente sono diffusi un po' dappertutto. (E viene in mente ancora la prova di penoso cabaret della nostra Presidente del Consiglio nel suo comizio finale in vista delle elezioni regionali in Sardegna; e, da ultimo, il suo gioco delle faccette alla Camera.)

Intanto, insieme ai muscoli di Macron, appaiono sempre più insistenti in Europa pensieri e parole di guerra. Si vogliono addirittura preparare i "civili" - proprio così si legge, i "civili"!- all'idea della guerra. Si dimentica facilmente, troppo facilmente, che l'umanità si può esaltare soltanto nella ricerca della solidarietà nella pace, nel convivere "senza massacrarsi". Non esiste altra possibile umanità futura!

Qui comunque si vuole continuare a credere (almeno a sperare) che il mondo delle persone immerse nell'agire/fluire quotidiano sia più avanti, per senso di civiltà/pace, di tanti giocatori della politica.

O no?

Severo Laleo


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domenica 17 marzo 2024

Il nuovo nome della pace: "le guerre vanno fermate"

 Questa volta il Presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, ha scelto la Giornata dell'Unità Nazionale, della Costituzione, dell'Inno
e della Bandiera, una giornata cioè tutta "nazionale", per rilanciare, con profonda, sentita sincerità, ancora una volta, il suo messaggio di pace alla intera "comunità internazionale".

E non ha voluto tessere un inutile, ennesimo, elogio della pace, al contrario, ha scelto di non nominare la pace, ma semplicemente la condizione reale, concreta del suo esistere, con un perentorio "le guerre vanno fermate".


E con un ben chiaro progetto per il futuro:
"affinché si ripristini il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, a garanzia della vita di ogni popolo".


Sì, a garanzia della vita di ogni popolo!
Grazie Presidente.
Severo Laleo

venerdì 8 marzo 2024

8 marzo 2024...

... quest'anno sconvolte le Mimose 

gridano dagli alberi:


Non è tempo di festeggiamenti

È tempo di dolore imperativo 

Sollevatevi donne di tutto il mondo

Marciate forti per la pace 

Portate dappertutto la "parola"


perché gli uomini, questi uomini,

da sempre "muti" nelle armi,

sono inetti per la pace.

O no?

Severo Laleo

venerdì 1 marzo 2024

La scuola ha un solo compito: promuovere senza esclusioni libertà e conoscenza

 Mi è capitato di leggere su Oggi 
l'intervento di Fabio Fazio sulla proposta
di questo governo di riportare indietro 
nel tempo il sistema di valutazione
nella scuola elementare. 
E mi ha molto colpito, 
da veterano della scuola, 
trovare in un uomo, sia pure fine e colto, ma professionalmente immerso 
nel mondo dei "successi", una così profonda saggezza a proposito del ruolo della scuola nella formazione della persona. 
È vero, siamo abituati a vedere nella scuola (dove comunque esistono, spesso nascoste, tante, tante eccellenze) solo lunghi corridoi di aule con banchi, cattedra e lavagna all'interno delle quali si celebra, da secoli ormai, il rito di un far scuola, soprattutto a livello superiore, fondato sul trinomio lezione-interrogazione-voto, dove il voto rappresenta il punto finale più importante dell'intero processo. Un'assurdità. Eppure l'introduzione della Nuova Scuola Media, sul finire degli anni 60 (anni 60!), aveva spinto in avanti il nostro sistema scolastico: nuovi programmi, nuova didattica, nuova valutazione. Ma le resistenze a quell'idea 
di scuola aperta, su misura per tutte/i, "inclusiva", furono forti e continue, e ritornano, ora, con il ministro Valditara, ministro anche del "merito", un'entità ideologica declinabile a piacere.
Fabio Fazio, al contrario, con semplici osservazioni/intuizioni, riesce a cogliere 
il significato profondo della scuola e invita calorosamente il ministro a "fermarsi a riflettere".
Ecco, entrando nel vivo, stralci del suo intervento.
Fazio è molto preoccupato dell'intenzione del ministro di introdurre, già dal prossimo anno scolastico, il giudizio "gravemente insufficiente" nella scuola elementare, e scrive: " Signor ministro, non lo faccia, lasci stare. Introduca piuttosto insegnanti di sostegno, e in numero adeguato, nelle scuole di ogni ordine e grado. Che cosa potrebbe mai significare "gravemente insufficiente" per un bambino di sei anni, se non un trauma e una umiliazione? Trovo che l'idea di averci pensato sia drammatica. Perché mostra il dramma di chi evidentemente non si rende conto di che cosa sono oggi i giovani, da quale fragilità siano afflitti e di quanto sarebbe necessario invece costruire una scuola inclusiva che abbia il compito innanzitutto di rispettare i tempi di crescita di ciascuno alunno e di aiutarlo a scoprire le proprie passioni".
E continua Fazio: "Dalle elementari alle superiori, la scuola dovrebbe appassionare. Alla conoscenza, allo studio, alla scoperta del mondo e soprattutto di se stessi. I ragazzi hanno più che mai bisogno di essere ascoltati, accompagnati nel loro percorso di crescita in un tempo per loro difficile come quello che stiamo vivendo...
l'idea che la scuola efficiente sia fatta di lezione frontale, di valanghe di compiti per le vacanze, di verifiche e di stress, mi sembra anacronistica, una grande occasione sprecata...Una scuola che boccia e punisce rappresenta il fallimento della scuola. ... Cambi rotta ministro e faccia in modo che la scuola sia un luogo protetto e protettivo, in cui da sei anni fino alla maturità, ci si possa sentire non giudicati e in cui semmai si forniscono gli strumenti per imparare a giudicare. Anzi per comprendere più che per giudicare". 
D'accordo Fazio, anche se credo sia giusto aggiungere che la scuola di oggi, con tutte le note e dolenti carenze, sia ancora un luogo insostituibile di libera e critica formazione, grazie soprattutto all'impegno di tantissime/i docenti preparate/i e premurose/i. E non sarà una nuova "ideologia" a spingerla indietro.
O no?
Severo Laleo

Gaza, Guterres e i femminismi

 A Gaza non è in corso una guerra, è in corso un massacro. 

Tutte le autorità di governo nel mondo non possono più giocare a nascondersi, non possono più trovare giustificazioni a ogni azione di Israele sempre ricordando i fatti tragici e orrendi del 7 ottobre. 

Oggi le autorità di governo di tutto il mondo hanno un solo dovere: intervenire per bloccare questo massacro continuo oltre le operazioni di guerra. 

Forse qualche gesto forte e ampio potrebbe essere importante. 

Ad esempio, il segretario dell'ONU Guterres, incredibilmente inascoltato pur avendo sempre denunciato gli ingiustificati interventi di morte di Israele contro il popolo palestinese, potrebbe dare le dimissioni per aprire un dibattito ampio sul significato della "sicurezza" di ogni persona nel mondo, a prescindere da tutte le contingenze, nelle mani dell'ONU.

Non solo. 

E sarebbe anche necessario che tutti i movimenti femministi del mondo aprissero una breccia larga nel fortino della volontà di guerra/violenza degli Stati (dominati ancora da cultura maschilista, nonostante qualche leader donna) con rumorose manifestazioni internazionali per dire 

no all'uso della violenza/guerra, 

no a morte/distruzione in ogni parte del mondo, 

no alla corsa degli armamenti,

sì a investimenti cospicui nella diplomazia della "parola".

Non si più stare a guardare senza azioni.

O no?

Severo Laleo