giovedì 21 marzo 2013

Bersani e il Governo (nuovo) delle Persone




C’è una novità politica, assoluta, nel ragionamento di Bersani,
dopo l’incontro con il Presidente Napolitano. Ed è la novità, 
per l’unico cambiamento oggi possibile, del parlare, 
e contemporaneamente chiedere un voto di responsabilità, 
alle persone del Parlamento, secondo la libera convinzione di ciascuna/o.

Il parlare, e chiedere un atto di coraggio politico, alle Persone presenti 
in Parlamento, e non ai Partiti (quel che ne rimane!), sulla base di un programma
di cambiamento, a ogni parlamentare, singolarmente, inviato, 
è la sola via d’uscita dalla crisi. La crisi politica, attraverso la quale si è aggravata 
la crisi sociale ed economica, è figlia dell’accucciarsi, per egoismi personali, 
danarosi e di potere, di un’intera classe politica in perenne interessata adulazione 
del proprio “capo”. A ciascuno il suo.

Il governo del cambiamento non può nascere dal sì dei “partiti” e/o 
dei “movimenti”, generatori, in un modo o nell'altro, della dissoluzione 
della democrazia, partiti e movimenti, appunto, trasformati in corti, 
ora vocianti ora silenti, al servizio di un “capo”. Può mai nascere un governo
con il voto di fiducia di un Razzi sempre sorridente e di un mai domo Scilipoti?
Quale valore avrebbe la parola "fiducia"!
Via, lasciamo i loro voti esclusivamente nella disponibilità del loro capo.

Bersani, unico segretario di partito legittimato da un ampio voto democratico, 
è il solo ad avere la forza di rompere gli antichi schemi, e proporre una nuova 
soluzione per un Governo delle Persone.

Altre uscite dalla crisi sono o il ripristino della prepotenza
dei partiti/movimenti padronali attraverso un governo istituzionale
o del presidente (costretti a trovare un accordo per non cambiare),
o la perpetuazione dell’errore di inseguire qualche nuovo (giovane?) fantomatico
leader, attraente risolutore sì, ma solo scompattando/ricompattando le forze
in campo, per la rinuncia definitiva al cambiamento, o a un suo contenimento.

Parlare alle Persone è correre il rischio del trasformismo? Senza dubbio, 
ma se i partiti sono padronali, il trasformismo diventa fattore nobile di libertà.

O no?
Severo Laleo

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