martedì 26 marzo 2013

Fiducia sperimentale: nuove modalità per la ricerca di “numeri certi”




I fatti

Bersani è il segretario di un partito, il Pd, a sicura struttura democratica; 
ed è stato scelto, quale premier del centrosinistra,
in una libera e corretta consultazione elettorale. Non può sottrarsi al dovere 
di dare un governo al Paese.
Berlusconi è … ma  è  meglio lasciare la parola a Emanuele Macaluso, 
dal Corriere della Sera: “Il Cavaliere non vuole un governo, ma solo, 
come dicono i suoi amici, un salvacondotto. Se volesse un governo 
avrebbe dovuto adottare una condotta politica più riservata, mettere 
avanti il segretario, i capigruppo, fare emergere il partito (che non c’è) 
e la coalizione con la Lega (sparita). Berlusconi, invece, è sulla scena
come capo assoluto, guida la truppa (anche la Lega) nei colloqui 
con il capo dello Stato, monopolizza radio e tv, fa comizi incendiari, 
grida per fare capire a tutti (specie ai magistrati) che è lui che fa o non fa 
il governo, è lui che decide se bisogna votare subito o no, è lui che decide 
le sorti del Paese. E questo «lui» non può essere giudicato in tribunale. 
Ecco «l’accanimento politico» da contrapporre a quello «giudiziario». 
Ciò rende impossibile una trattativa con un soggetto che non è un partito 
ma una persona che opera solo per ottenere un fantomatico salvacondotto”. 
Perfetto. Più chiaro di così!
Grillo è il “capo”, mai eletto, di un Movimento, ma ecco
la stridente contraddizione, un movimento bloccato, rigido, impossibile 
a muoversi, e a discutere, perché il suo padrone, Grillo appunto, ha un potere 
assoluto sui “suoi” senatori, eletti grazie alla sua abile imprenditorialità 
nel coagulare in rete una forza di protesta disponibile nel mercato dei voti 
(in verità le singole persone del M5S hanno molto spesso un legame 
con i propri territori e con i temi reali della politica  quale ricerca di soluzione 
dei problemi di una collettività/comunità). E il suo fine politico ultimo è 
l’abolizione dei partiti.

Le conseguenze

Se questi sono i fatti, e sono i fatti, quale governo può mai nascere 
se un Segretario, democraticamente eletto, deve confrontarsi con “capi” 
che hanno un potere assoluto sui propri eletti “dipendenti”?
Esiste solo una possibilità. Sperimentare nuove forme di consultazione, 
non più a gruppi, ma persona per persona; il tempo non è un ostacolo, 
se si vogliono liberare le responsabilità soggettive, costituzionalmente garantite, 
di ogni singolo/a parlamentare, dal vincolo di impari rapporto con chi è l’artefice
della loro nomina. Ma a una condizione: siano trasparenti gli incontri, 
anche in streaming, e sia l’oggetto del colloquio, rigidamente, 
l’elenco dei punti programmatici. Perché, si sa, gli Scilipoti nascono e prosperano 
al buio.

La conclusione paradossale

Solo grazie alle persone del M5S (è difficile sperare nella "libertà" di chi 
si è votato al Popolo della Libertà - del suo capo -), sarà possibile 
un radicale e utile e irreversibile cambiamento nell'agire politico della nostra 
malata democrazia. E sarà grazie a Grillo, se una battaglia per l’abolizione 
dei partiti si trasformerà in un impegno forte a riformare, secondo costituzione 
e democrazia, i partiti del futuro.

O no?
Severo Laleo

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