giovedì 14 marzo 2013

L’ossessione antica e il cambiamento nuovo dal basso




Questa la notizia in Repubblica.it: Spiegel attacca Grillo:
"Antidemocratico, è l'uomo più pericoloso d'Europa".  (Amen!)
"E' come Mussolini e trae energie dall'odio contro i politici e contro i tedeschi".
(E ci mancava, dopo Hitler, anche il duce!)

Questi giudizi senza storia  nascono solo da un’ossessione.
L’ossessione, d’origine antidemocratica, di far dipendere i destini
di una comunità nazionale da una persona, da un leader,
da un “signore” incontestabile e inamovibile.
E quest’ossessione, in Italia, è anche più diffusa, e grave,
perché per vent’anni il sistema politico è stato schiacciato
da una parte dalla presenza ingombrante dell’uomo Berlusconi
e del suo stile (si fa per dire!) padronale, maschilista,
a danarismo avvilente; dall’altra dall’assenza, a sinistra e al centro,
per fortuna non definitiva, di una cultura liberale di opposizione,
a difesa dei fondamentali della Costituzione.

E’ vero, siamo un paese a democrazia fragile, per difetto culturale
(non abbiamo mai ricevuto un’educazione liberale), e per disposizione
familistica nei confronti del moderno Stato.
Ma che ora, dopo aver conosciuto il berlusconismo e i suoi derivati,
il bossismo, il dipietrismo, e via di seguito con gli altri ..ismi
dei tanti leader e leaderini, tutti, a gara, impegnati a limitare
la democrazia e la libertà delle persone attraverso l’asservimento
continuo e gli scambi di potere, con l’aggravante di aver rispolverato,
per l’occasione, la categoria del merito (un disastro di sofferenza
per le nuove generazioni), si debba continuare a gridare la paura
per il totalitarismo grillino, è insopportabile. Suvvia!

In un paese così devastato, in termini di riduzione della democrazia,
Grillo appare ed è il “liberatore” di tantissime energie giovani.
Comunque vadano i tentativi di “governo”. Grillo ha un suo linguaggio paradossale, ha un suo stile, inconfondibile, ma il risultato del suo operare
nel sistema politico non è (stato) l’asservimento, ma la liberazione.

Nei prossimi mesi la sfida è tra la possibilità nuova, reale
di un cambiamento dell’agire politico del sistema Paese,
e un ritorno, sotto altre spoglie, di un nuovo leaderismo giovane
e acritico, ancora una volta da tifo (calcistico).

A Bersani, quale premier in pectore, il compito, per responsabilità
istituzionale, di rinnovare, da antileader forte (è il solo), la nostra
democrazia, con il suo ascolto dialogante, paziente, resistente, umile,
intelligente con le/i parlamentari del M5S, perché il cambiamento
possa finalmente costruirsi dal basso, grazie anche al Grillo suscitatore;
con il fallimento del tentativo Bersani fallisce il cambiamento
dal basso, capolavoro di Grillo, e verranno forse altri leader,
epigoni comunque del berlusconismo, sia pure con il volto giovane,
pronti a decidere dall’alto con i vecchi di sempre le illusioni
del cambiamento.

O no?
Severo Laleo

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