Leggo, tra i commenti a un articolo di Alessandro De Angelis su L'Huffington Post,
questa dichiarazione di Marco Furfaro, di SEL:
“Questo paese sta andando a sbattere, è chiaro. Perché
se il Presidente
della Repubblica non ha il coraggio di dire che la legge è uguale per
tutti,
dall'uomo più potente d'Italia all'ultimo dei cittadini, l'emergenza
democratica
è sancita da colui che dovrebbe essere il garante della democrazia.
Un Presidente della Repubblica che aggiunge un "però" non è un buon
presidente. Puoi arrivare primo alle elezioni, ma se hai violato
la legge
ti sottoponi alla magistratura. Così è e così deve essere. Si faccia
un giro
tra le carceri Napolitano, guardi negli occhi quanti poveracci ci sono.
Sono quelli che vanno difesi
e reintrodotti nella società e nella vita politica.
Non Silvio Berlusconi.”
Pur elettore di Sel, non sono d’accordo.
A mio avviso, la discussione è mal posta.
Molto mal posta. Ed è influenzata dall’interessato tam tam berlusconiano
della “vittoria”. Non è così. Esprimere un
giudizio istintivo, non politico,
sulle qualità (coraggio/paura) di Napolitano, senza al contrario ricavare,
dalla lettura dei suoi comunicati (unici ad
avere valenza politica), le novità
davvero nuove e rilevanti per la nostra democrazia,
significa arretrare,
di fronte alla destra, sul piano della
difesa della democrazia.
A destra vogliono lo scontro della sinistra
contro il Presidente di “sinistra”.
E già sono partite le bordate contro “qualsiasi”
altro Presidente di sinistra
in futuro. Infine, spostare l’attenzione su
un Napolitano non attento a difendere
i “poveracci”,
per affermare una tesi senza riscontro documentale,
è operazione retorica e
basta.
E vengo ai comunicati.
Nel primo comunicato. Napolitano ribadisce alla delegazione PDL
(mai delegazione di
partito ebbe, per le storie delle singole personalità,
profilo tanto inaffidabile
in tema di giustizia!) che “non può interferire
nell'esercizio del potere
giudiziario” e che nessuno gli può chiedere
“impropri interventi in
materia”; e aggiunge il suo “rammarico,
in particolare, per quanto è
accaduto ieri … sfociato in una manifestazione
politica senza precedenti
all'interno del palazzo di giustizia di Milano”; e si riserva
“di
sviluppare più ampiamente in un prossimo intervento le sue valutazioni”,
quasi a dire: la vicenda non si chiude qui e ora.
Nel secondo comunicato. Napolitano ribadisce che “il più severo controllo
di legalità [è] un
imperativo assoluto per la salute della Repubblica da cui
nessuno può
considerarsi esonerato in virtù ell'investitura popolare ricevuta”;
auspica
che si evitino “nei limiti del possibile, interferenze tra vicende processuali
e vicende politiche”;
ma liquida definitivamente, secondo una perfetta lettura
costituzionale (e
democratica), il più formidabile cavallo di battaglia di Berlusconi,
con queste
parole: “Non è da prendersi nemmeno in considerazione
l'aberrante ipotesi di
manovre tendenti a mettere fuori giuoco -
"per via giudiziaria" come
con inammissibile sospetto si tende ad affermare -
uno dei protagonisti del
confronto democratico e parlamentare nazionale”;
e nell'invitare tutte le parti a “freddezza
ed equilibrio” rivolge il suo appello
soprattutto alle parti “politiche,
titolari di grandi responsabilità
nell'ordinamento democratico”.
Un buon Presidente, se è stato combattente e
partigiano, sa smettere questi panni
quando diventa arbitro. E tanto più deve
essere attento nell'arbitrare quanto
più aspro è diventato il finale scontro.
Per quanto mi riguarda attendo fiducioso il
suo prossimo intervento.
Il Paese non va a sbattere, ma se noi ci
lasciamo trascinare nel caos
istituzionale da un manovratore senza
scrupoli, il pericolo esiste.
O no?
Severo Laleo
P.S. Eppure, in questa situazione di
scontro così pericoloso, e forse ultimativo,
per il futuro del Paese, c’è chi (Renzi e non solo), all’interno della
coalizione
moralmente e politicamente obbligata a trovare una soluzione, dà la
sua mano,
scaldando i muscoli a bordo campo, indifferente sulla questione
fondamentale
dell’agibilità democratica, pronto a rientrare in una partita prossima
ventura
(questo purtroppo è il linguaggio oggi affascinante e dominante!).
Evidentemente la fase della saggezza politica
-un dovere quando si tratta
di salvare le istituzioni della Repubblica- è svanita nei richiami di
ultrà
d’ogni specie e parte.
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